STATI UNITI

Joe Biden
tra gaffe e provocazioni

Joe Biden a Varsavia su Putin: gaffe o provocazione?

 

Il presidente statunitense Joe Biden appare molto diverso dai suoi predecessori. Se nonostante il loro operato in politica estera sia controverso i Bush, Clinton e Obama cresciuti a pane e politica conoscevano bene il linguaggio presidenziale e quello della democrazia.

Il presidente statunitense Joe Biden Discorso leggermente diverso per Donald Trump che se non altro ha la, parziale, scusante di non essere un politico di professione e di aver spesso rischiato l’incidente diplomatico con le sue parole.

Biden però è un politico di professione, per giunta di lungo corso ma, nonostante ciò, spesso dice o fa la cosa meno opportuna nel momento più sbagliato.

L’ultimo esempio in ordine di tempo «lo scivolone» della settimana scorsa a Varsavia quando riferendosi al suo omologo russo Vladimir Putin ha detto: «Per l’amor di Dio, quest’uomo non può rimanere al potere»; parole che subito hanno riportato alla mente i tanti cambi di regime operati dai Democratici statunitensi nei decenni e che in tempo di guerra suona ancora più preoccupante.

Non a caso subito lo staff della Casa Bianca si è affrettato a smentire la lettura più ovvia e scontata sostenendo che il pensiero del presidente era stato male interpretato, facendo quindi intendere che quel passaggio non fosse compreso nel discorso di Biden ma solo l’ennesima gaffe di Sleeppy Joe che poche ore prima aveva definito Putin «macellaio».

Ennesima gaffe o provocazione?

Purtroppo però, nonostante il curriculum di Biden non si è trattato di una frase buttata lì a caso ma di una provocazione voluta, visto che lo stesso capo di stato statunitense ha aggiunto: «Non ritratto nulla» pur ammettendo che quella non è la posizione delle istituzioni a stelle e strisce ma «un’opinione personale».

Qualche dubbio però rimane visto che lo stesso Biden parlando di sé anni fa aveva ammesso «I’m a gaffe machine».

Nel 2008, ad esempio, lanciando la sua campagna presidenziale del 2008, descrisse il giovane senatore Barack Obama come «il primo afroamericano in politica eloquente, brillante, pulito e di bell’aspetto», battuta che gli costò anche qualche critica di strisciante razzismo.

Accuse e critiche che si ripresentarono tempo dopo quando citando due popolari catene alimentari statunitensi, affermò che «è ormai impossibile andare ad un 7-Eleven o un Dunkin Donuts se non si ha un leggero accento indiano».

Gli americani poi non possono dimenticare quando Biden, sempre durante la campagna presidenziale del 2008, in un comizio in Missouri si rivolse con grande enfasi e trasporto a un senatore locale ripetendo più volte: «Dai alzati Chuck! Fatti vedere, goditi i meritati applausi. Alzati!». Peccato che Chuck Graham fosse paraplegico.

Per non parlare dell’ex premier irlandese Brian Cowen, che nel giorno di San Patrizio del 2010 sentì dire da Biden: «Sua madre ha vissuto per 10 anni a Long Island, che riposi in pace…» di fronte allo stupore generale e a qualche risata si rivolse quindi a un Cowen allibito: «Ah… è tuo padre che è morto, tua madre è ancora viva».

Insomma, tra gaffe e provocazione per Biden il confine sembra molto labile.

Fabrizio Di Ernesto

 

 

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