STATI UNITI

Biden divide il mondo
in buoni e cattivi

I buoni e cattivi di Joe Biden per il summit per la democrazia del 9 e 10 dicembre

 

Il presidente statunitense Joe Biden ha organizzato il Primo summit per democrazia che si terrà in forma virtuale il 9 e 10 dicembre e divide il mondo in buoni e cattivi.

Joe Biden ha invitato Taiwan al suo Summit per la democrazia in funzione anticineseIl primo mandatario di Washington ha infatti deciso di lasciare fuori la Cina, la Russia, la Turchia e l’Ungheria invitando però Taiwan e creando nuovi contrasti con Pechino.

La lista dei 110 invitati ha creato diversi malumori disegnando una mappa geopolitica che lo stesso Biden vede come la sfida cruciale del XXI secolo tra le democrazie e le autocrazie o dittature.

Tra i fortunati invitati, come già detto, Taiwan che tramite il portavoce del presidente Xavier Chang ha sottolineato: «Attraverso questo vertice potremo condividere la nostra storia di successo democratico».

La scelta dei paesi da invitare ha provocato la reazione di Pechino che ha accusato gli Usa di aver commesso un «errore» considerando Taipei «parte inalienabile del territorio cinese», come ha ammonito il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian.

Da sempre Taiwan è oggetto del contendere tra Pechino e Washington. Gli Usa continuano a rifornire l’isola di armi per l’autodifesa, nonostante nel recente vertice con il presidente cinese Xi Jinping questi avesse messo in guardia Biden a non superare le «linee rosse e a non scherzare col fuoco sull’indipendenza di Taiwan».

Da parte russa il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha commentato: «Purtroppo gli Stati Uniti preferiscono tracciare nuove linee di divisione e dividere i Paesi in buoni e cattivi in base a come appaiono ai loro occhi», accusando Washington di tentare di «privatizzare la parola democrazia»

Per quanto riguarda il Medioriente invitati solamente Israele e l’Iraq, mentre tutti gli altri tradizionali alleati degli Usa nella regione, tra cui Arabia Saudita e Qatar, evidentemente non sono stati ritenuti paesi democratici a tutto tondo.

Invitatati l’India definita dagli organizzatori «la più grande democrazia del mondo», il Pakistan, che ha relazioni controverse con gli Usa, e le Filippine di Rodrigo Duterte spesso in rotta di collisione con Washington.

Annoverati tra i paesi democratici, e quindi degni di un invito, anche il Brasile di Jair Bolsonaro.

Fabrizio Di Ernesto

 

 

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