L’EREDITÀ DI COSSIGA

La verità su Bologna
che ancora manca

Bologna, 2 agosto 1980. Francesco Cossiga e i dubbi sulla strage alla stazione

 

Francesco Cossiga è stato certamente un personaggio enigmatico, protagonista del periodo più controverso della storia della Repubblica italiana, per certi versi simile, ma anche opposto, rispetto a quello che stiamo vivendo.

Francesco Cossiga con la figlia Anna MariaSiamo in piena guerra fredda, con due blocchi che in Italia condividevano l’egemonia politica e culturale, spartendosi l’attrazione delle medesime istituzioni, che gravitavano intorno ai due poli.

In questo contesto il nostro Partito comunista cerca di deviare un’orbita obbligata, consapevole di non poter mai essere partito egemone, e anche perché, chissà, legato all’ originale esperienza costituzionale del nostro paese. Si sviluppa così il «compromesso storico».

La Dc e il Pci insieme

Maria Fida Moro (1946-2024) la figlia dello statista democristiano scomparsa il 7 febbraioL’onorevole della Dc Aldo Moro e Enrico Berlinguer si stringono la mano in nome della solidarietà nazionale. Nemmeno 9 mesi dopo il primo verrà rapito, in un agguato in via Fani che non lo riporterà vivo alla sua famiglia.

Da poco è morta la figlia primogenita dello statista scudocrociato, Maria Fida, anch’essa segnata dalla terribile esperienza che l’ha portata ad avvicinarsi alla politica attraverso diverse e anche opposte esperienze.

Nel 2023 è stata approvata un Legge da lei fortemente volta quale vittima del terrorismo, queste le sue parole sulla Meloni: «Ci voleva una donna al comando. Dove decine di uomini sono rimasti ‘imbambolati’ a guardare una sola giovane donna è andata a meta».

Moro però è anche l’uomo del Lodo, esponente dell’anima filoaraba della Dc, che predicava però l’equidistanza rispetto al conflitto con Israele, al contrario della Francia della decolonizzazione apertamente filoaraba.

I segreti di Bologna

Valerio Cutonilli Rosario Priore, I segreti di Bologna, ChiarelettereCossiga al tempo del rapimento Moro era Ministro dell’interno, e patì così tanto quei momenti fa rimanerne segnato anche fisicamente. In una recente intervista al Corriere della Sera Anna Maria Cossiga ricorda che il padre ripeteva spesso di sentirsi la colpa per quell’epilogo.

Senza entrare nei dettagli, si richiama il libro di Valerio Cutonilli Chi sparò ad Acca Larenzia?, che con i suoi riferimenti al caso Moro rappresenta un piccolo richiamo controcorrente rispetto alla vulgata più accreditata.

Valerio Cutonilli, Chi sparò ad Acca Larenzia, Edizioni Settimo SigilloLo stesso autore aveva già scritto insieme a Rosario Priore  — il magistrato che ha indagato sulla strage di Ustica, su diversi eventi dei cosiddetti Anni di Piombo nonché sull’attentato a Giovanni Paolo II  — il libro I segreti di Bologna che, pur lasciando aperti tanti interrogativi connessi alla strage alla stazione del 2 agosto 1980, evidenzia le troppe coincidenze e traccia un quadro verosimile, con linee costituite da fatti e personaggi dell’eversione internazionale.

Si parte dall’enigma di Ustica, dalla postura geopolitica italiana in nord Africa, da quella francese, dal lodo Moro e dalla virata da questo e una più spiccata fedeltà atlantica: iniziata con il voto sugli euromissili, con il trattato militare con Malta, sottratta così all’influenza sovietica via Gheddafi, passando per il colpo di Stato fallito in Libia e le complicità italiane anche nella successiva o epurazione e vendetta nel nostro territorio.

I collegamenti tra Brigate Rosse e Fplp

Al livello dell’eversione e degli agenti operativi degli interessi geopolitici in gioco si scopre il filo (rosso) che lega i movimenti marxisti internazionali e l’Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (Fplp), l’ala militante della resistenza palestinese, laica e irriducibile alla soluzione dei due stati, soluzione sostenuta invece dall’Europa e dall’Italia proprio a Venezia con Arafat, in quel periodo.

Un filo fatto di armi scambiate e custodite, ordigni esplosivi, attentati, dirottamenti, rapimenti. In mezzo ci sono anche le Brigate Rosse, federata con l’organizzazione eversiva internazionale di Carlos lo sciacallo e i militanti tedeschi, la Stasi.

Infine, ci sono gli attentati ravvicinati alla strage di Bologna, il 26 settembre a Berlino, il 3 ottobre sempre 1980 a Parigi in una sinagoga, anche in questi casi si ipotizza in prima battuta una «pista nera», frutto forse di depistaggi, anche se poi la magistratura parigina si convincerà che la strage è opera dell’Fplp.

La dicotomia tra Stefano Giovannone e Francesco Cossiga narra di un conflitto tutto interno alle istituzioni, che avrà come linea di faglia un processo per dei missili Stresa detenuti da militanti di Autonomia operaia, e diretti (o arrivati da) alla militanza palestinese per conto dello studente bolognese sotto copertura Abu Anzeh Saleh.

L’uccisione dei giornalisti De Palo e Toni in Libano vede alla prova diversi registri investigativi, tra cui i depistaggi che indicherebbero la matrice fascista degli omicidi, poi confutata dalle indagini.

La strage alla stazione

Bologna, 2 agosto 1980. I soccorritori rimuovono le macerie dell'ala della stazione distrutta dall'esplosioneFrancesco Cossiga è consapevole certamente che una parte dei servizi non è d’accordo con la virata verso Ovest, virata che si farà sempre più decisa e che, forse, non è stata priva di conseguenze.

Fa pertanto impressione che, nella citata intervista, Anna Maria Cossiga riporti questo aneddoto: «Un giorno trovai Francesca Mambro e Giusva Fioravanti in salotto, mio padre mi disse: sono innocenti per la strage di Bologna».

Effettivamente, non si può non pesare la mole di prove, moventi e trame che I segreti di Bologna raccoglie, rispetto a quelle che hanno condotto alla condanna definitiva dei due neofascisti dei Nar (che hanno certamente compiuto altre azioni terroristiche efferate) e poi di Luigi Ciavardini, all’epoca addirittura minorenne: la mera presenza in loco (vestiti da tirolesi), testimoniata da un pentito, Massimo Sparti, già componente della banda della Magliana, screditato dallo stesso figlio condannato. però, per «falsa testimonianza», da deceduto.

L’Italia bipolare

I depistaggi conclamati riguardo la strage di Bologna (che indicavano una pista neofascista, ma internazionale), la stessa convinzione dell’allora Presidente del Consiglio, in contraddizione con le conclusioni dei processi, stanno a testimoniare quello che con un neologismo viene indicato come deep state.

Effettivamente, non è una ma sono molte le correnti sotterranee alle istituzioni, spesso anche in conflitto tra loro, e che condizionano o ostacolano la rappresentanza politica degli elettori.

Quello che forse si è perso oggi, è l’attenzione per l’equidistanza, la complessità di decisioni in prospettiva di lungo termine, aliene da automatismi, processi che necessitano del confronto e della collaborazione tra i vari poli delle istituzioni, di cui, forse, oggi, siamo più privi.

Con la caduta del muro di Berlino, Francesco Cossiga aveva previsto un impoverimento istituzionale: l’unipolarismo globalizzato che ha seguito quell’evento ha infatti comportato anche un appiattimento, non solo dell’Italia, ma dell’Europa.

Armando Mantuano *avvocato

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