COMANDANTE A VENEZIA

Virtuosa è la Nazione
che non dimentica i suoi eroi

Pierfrancesco Favino nei panni di Salvatore Todaro con Edoardo De Angelis regista di Comandante

 

Comandante del regista Edoardo De Angelis, che del film ha scritto anche la sceneggiatura insieme a Sandro Veronesi, ha inaugurato l’80a edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, al posto di una programmata pellicola hollywoodiana, fermata dallo sciopero degli sceneggiatori.

Il Comandante Salvatore Todaro (1908-1942)È la storia del salvataggio dei naufraghi della nave affondata 16 ottobre 1940 dal sommergibile italiano comandato da Salvatore Todaro, interpretato nella pellicola da Pierfrancesco Favino.

La visibilità assicurata dall’apertura del Festival di Venezia è una circostanza fortunata, che ha dato visibilità ad una pellicola italiana, il cui soggetto si può considerare un evento eccezionale nella filmografia italiana degli ultimi decenni.

Un italiano eroe di guerra

Comandante è un film di guerra, dove l’eroe è un militare italiano e per giunta fascista. Un tema dunque particolarmente irritante non soltanto per le paranoie dei «progressisti», che vedono rappresentato nel film un fascista nel senso «reale» del termine e non il «mostro» che raffigurano nello loro più o meno consapevoli proiezioni.

Lo è anche per tutti i paladini del pacifismo tout court, per i quali l’espressione «virtù militari» è una contraddizione in termini. Che abolirebbero senza problemi la parata del 2 giugno e si disturbano che il generale Francesco Paolo Figliuolo mentre svolge il suo servizio alla nazione indossi la divisa, con tanto di gradi e decorazioni.

I tabù della sinistra

Un esempio banale ma significativo di quanto affermiamo sono, ad esempio, i riflessi condizionali degli operatori culturali di una primaria casa editrice. Questi tardo brechtiani, convinti che una Nazione che ammiri gli eroi sia «una terra sventurata», nello scegliere la copertina de L’italiano, il romanzo dello scrittore spagnolo Arturo Pérez-Reverte dedicato al valore dei sommozzatori italiani durante il secondo conflitto mondiale, hanno preferito un’innocua copertina romantica alla bella immagine dell’incursore di marina che campeggia nell’edizione originale del libro.

Tornando al film, che non abbiamo naturalmente ancora visto, e che quindi non possiamo giudicare nel merito, abbiamo letto come i diversi quotidiani hanno presentato Comandante.

La critica di Mereghetti

Paolo Mereghetti, nella sua pagella sul Corriere della Sera, assegna al film 6/7, trattando con morbidezza le tematiche «delicate» alle orecchie progressiste: «La scelta anti-spettacolare [del film] —scrive il più autorevole tra i critici cinematografici italiani —rischia all’inizio di innescare un cortocircuito retorico con il bisogno di raccontare il comandante, il suo orgoglio militare e il senso del dovere che lo fa imbarcare nonostante la dolorosa armatura in metallo che deve portare per una frattura alla schiena.

Così come finisce per amplificare troppo l’enfasi bellica con cui è sollecitato l’equipaggio.

Ma una volta salpati, il teatro cui danno vita i personaggi ha il sopravvento e l’italianità rivendicata da Todaro per spiegare le sue scelte a favore dei naufraghi perde qualsiasi coloritura ideologica».

Evitando di affrontare la tematica legata alla guerra e alla figura dell’eroe, la stampa di sinistra ha fatto comunque un’altra scelta, quella di attaccare il Governo associando il recupero dell’equipaggio della nave affondata dal Comandante Salvatore Todaro al salvataggio dei migranti in partenza dal Nord Africa verso le coste italiane.

Le strumentalizzazioni

Espliciti Il Fatto Quotidiano che titola: «La lezione del Comandante. Affonda il nemico e salvalo», e l’Huffpost che arriva a scrivere: «A Salvini piace tantissimo il film più antisalviniano possibile». Sulla stessa linea gli altri quotidiani della sinistra.

Eppure è abbastanza evidente che il paragone non regge. Nessuno nel Centrodestra ha tirato siluri contro le carrette del mare, nessuno vuole lasciare annegare i naufraghi.

Il punto è che non si possono incentivare quelle che sono ad un tempo traversate «della speranza» e «tratta degli esseri umani», che vanno poste le basi per impedire le partenze indiscriminate, che l’Italia non può affrontare da sola un’ondata migratoria di così grande portata.

Parimenti è altrettanto evidente perché un film che presenti nella giusta veste un eroe italiano piaccia a Salvini, così come a qualsiasi patriota comunque collocato nello schieramento politico.

Lasciamo dunque perdersi al vento le elucubrazioni radical chic e attendiamo che Comandante arrivi nelle sale, dove ci auguriamo possa rimanere a lungo.

Vincenzo Fratta

 

 

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