AL CINEMA E IN LIBRERIA

Quella strana allergia
tutta italiana

L'Italia soffre di allergia agli eroi nell'editoria e nel cinema. Pierfrancesco Favino nei panni del comandante Todaro

 

L’Italia soffre di allergia agli eroi. Parliamo dei nostri eroi, uomini e donne che hanno onorato il paese nel corso degli anni non solo in occasione di guerre ma anche in campo civile, religioso o nelle scoperte scientifiche.

L'Italia soffre di allergia agli eroi. Allegoria dell'Italia di Philipp Veit (1834-1836)L’Italia sembra essere ormai diventato un paese che nella sua cultura civile non ammette più, o forse neanche comprende più, la cifra dell’eroismo, ovvero il proiettarsi dell’uomo aldilà delle proprie caratteristiche strettamente umane per assurgere a una dimensione diversa, fatta di sacrificio personale in nome di una dedizione a valori sentiti come più alti, degni di un sacrificio, esteso fino alla perdita della vita stessa.

In questo nuovo contesto qualunque elemento che sfugge ad una dimensione strettamente individualista sembra essere del tutto obliterato.

L’indifferenza verso la dimensione eroica

La copertina del libro di Perez-Reverte «El italiano»L’Italia, quindi, vive ora una forma di totale indifferenza o quantomeno di espulsione dalla memoria storica di tutto quello che riguarda questa sfera e questa tendenza, ormai manifesta del costume e della cultura italiana. La ritroviamo in ogni campo.

Negli ultimi anni ha assunto una caratterizzazione importante nella narrativa e nella saggistica in genere ma anche e soprattutto nella produzione cinematografica, divenuta, come noto, la principale forma di espressione di un messaggio all’interno del contesto sociale, visto il successo ormai dilagante anche del format della fiction.

Ne abbiamo avuto una qualche avvisaglia qualche mese fa quando è stato pubblicato in Italia il bellissimo romanzo L’italiano di Arturo Perez-Reverte, incentrato sulla figura di un giovane volontario nelle unità speciali sommergibilisti della Decima Flottiglia Mas, impegnato in azioni di guerra a Gibilterra, di cui viene raccontata la storia innestata, oltre che ovviamente sull’aspetto militare, su una storia sentimentale.

Annacquato «L’italiano» di Perez-Reverte

La copertina dell'edizione italiana del libro di Perez-Reverte sulla X MasQuando è stato pubblicato il romanzo in Italia, la casa editrice ha volutamente e disinvoltamente obliterata la dimensione militare che aveva sostanziato le scelte del protagonista, raccontato come un convinto patriota aldilà di qualsiasi connotazione ideologica (come del resto quelle di tutti gli altri coprotagonisti di quelle imprese), per evidenziare soltanto l’aspetto sentimentale, intimo, della vicenda.

Financo la copertina dell’opera è stata «annacquata» e resa neutrale rispetto a quella utilizzata per la pubblicazione in Spagna passando dall’immagine marziale di un volontario sommer-gibilista all’immagine edulcorata di un uomo e di una donna abbracciati.

Quella era probabilmente la cifra della storia, peraltro tratta da una vicenda vera, che si voleva in qualche modo esaltare nel libro, quando invece tutta la costruzione del romanzo è imperniata su questo doppio elemento di coesistenza tra il valore civile, patriottico, che anima le scelte dei protagonisti e la passione che accende il rapporto. Una passione che governa anch’essa quelle scelte ma non le annulla, semmai le conferma e le potenzia.

Questa strategia di sottovalutazione quando non di espulsione di qualsiasi valore che rimandi ad una dimensione di sacrificio, di senso del dovere vissuto e non proclamato, soprattutto in occasione di eventi tragici come quelli bellici, continua ad operare a diversi livelli.

Misconosciuto il valore di Fabrizio Quattrocchi

Allergia agli eroi. Fabrizio Quattrocchi, la guardia di sicurezza italiana uccisa in Iraq dall'Isis il 14 aprile 2004Si pensi al discredito e alla distruzione morale di figure, come ad esempio avvenne nella vicenda umana di Fabrizio Quattrocchi, ucciso barbaramente dall’Isis, che aveva voluto e trovato una morte dignitosa ricordando ai suoi carnefici che non sarebbe morto da vigliacco ma da italiano.

Ebbene anche questa dimensione di coraggio personale è stata oggetto di detrazione assoluta perché si è voluto evidenziarne il solo carattere crudo e violento, tipicamente militaresco, a connotare la figura del mercenario spinto solo dal guadagno e, per ciò solo, lontano da qualsiasi forma di valore condiviso.

Insomma, in Italia è diventato difficile il ricordo di qualsiasi atto di coraggio o eroismo riconducibile ad eventi bellici. Ormai la dimensione militare non esprime più valori condivisibili o quantomeno accettati dalla vulgata dominante, se non annacquati da «virtù» personali in controtendenza, quasi a fare da contrappeso a quelle militari…

Sminuito l’eroismo di Francesco Baracca

Allergia agli eroi. Francesco Baracca davanti al suo aereo con il simbolo del Cavallino rampanteUn altro esempio di questa totale e assoluta sottovalutazione del concetto di eroismo si è avuta nella produzione della fiction destinata, nell’ambito delle celebrazioni per il 150º anniversario della fondazione dell’aeronautica militare italiana, a ricordare la figura di Francesco Baracca, cavaliere dell’aria e cacciatore.

Uno degli eroi italiani della Prima guerra mondiale, unico assurto a notorietà internazionale e considerato uno dei padri dell’aereonautica militare italiana.

Francesco Baracca è stato esponente di quella generazione di giovani, poco più che adolescenti, che offrirono, spesso consapevolmente, il sacrificio della propria vita per la vittoria italiana nella Guerra 1915-1918, combattendo con la sola aspirazione di ricongiungere all’Italia le terre ancora sottoposte alla dominazione straniera.

La seppur meritoria fiction televisiva ha avuto quantomeno il merito di ricordare alle giovani generazioni una figura completamente obliata dal pensiero dominante, ponendone tuttavia in risalto, anche in questo caso, soprattutto l’aspetto umano, esaltandone la caratteristica di soldato eroe costretto ad una guerra che in realtà odiava (assai strano, peraltro, per un ufficiale di carriera).

Un eroe, insomma, costretto all’eroismo, quasi controvoglia e contro natura e, francamente, riesce difficile non considerare invece quanta parte possa aver avuto nelle sue scelte il valore patriottico, patrimonio comune di una generazione figlia del Risorgimento ed allevata al culto della comunità nazionale.

Il Comandante del «Cappellini»

Il sommergibile «Cappellini» nel porto di Taranto (foto di Ernesto Burzagli)Da ultimo, la recentissima pubblicazione del romanzo Comandante di Sandro Veronesi e Edoardo De Angelis, incentrato sulla vicenda del capitano di corvetta Salvatore Todaro, comandante del sommergibile «Cappellini» durante il secondo conflitto mondiale.

Pur nell’ambito del contesto bellico Todaro fu protagonista con i suoi marinai di un gesto di straordinaria cavalleria, ovvero del salvataggio di un folto gruppo di marinai superstiti accolti nella propria nave dopo l’affondamento da parte del sommergibile italiano.

Il piroscafo batteva bandiera belga, paese ancora neutrale, ma in realtà trasportava materiale bellico per gli inglesi.

Da quest’opera letteraria, scritta peraltro in una forma narrativa estremamente convincente, è stato poi tratto un film, non ancora proiettato nelle sale italiane, ma già oggetto di polemiche.

Come antesignano delle Ong

Allergia agli eroi. Salvatore Todaro nell'uniforme di Capitano di CorvettaNella rievocazione il comandante Todaro emerge quasi come un antesignano delle odierne Organizzazioni non governative che come noto operano nel Mar Mediterraneo per il salvataggio dei migranti…

L’aspetto legato alla figura di un soldato, di un marinaio che, in assoluta coerenza con i principi di un onore militare vissuto e non soltanto declamato, non lascia le vittime della propria azione militare in balia del mare ma prova a garantirne oltre ogni rischio la salvezza della vita, sembra non essere stato colto appieno dagli autori del libro.

In aggiunta viene specularmente esaltato l’ulteriore aspetto polemico rappresentato dai problemi che la sua azione gli avrebbe creato nel rapporto con i propri superiori.

Tutto questo non poteva che suscitare polemiche dovute, però, alla sostanziale falsità del quadro ricostruttivo che emerge dal film.

La pellicola sembra destinata ad offuscare il carattere rientrante nell’etica militare dell’azione di Todaro per far rientrare, invece, tutto in un solo e modernissimo senso di empatia nei confronti dei deboli, proiettato, quindi, in una chiave ideologica molto vicina alla sensibilità in questo tempo del mondo progressista.

Vale appena la pena di ricordare che azioni di salvataggio o comunque di prima assistenza ai naufraghi come quella effettuata dal Cappellini vennero compiute, soprattutto nella fase iniziale del conflitto, anche da unità appartenenti alla marina militare di altri paesi.

Todaro un eroe di guerra a tutto tondo

Ne va dimenticato che lo stesso Salvatore Todaro continuò a combattere valorosamente nei reparti d’assalto della Decima flottiglia Mas, con azioni di guerra effettuate in mar Nero e nel Mediterraneo, fino alla sua morte nel dicembre del 1942.

Un eroe di guerra, quindi, a tutto tondo a cui non può non essere riconosciuta la qualifica di patriota e di sano interprete di valori fondati sull’etica militare non schiacciandone la figura sulla sola dimensione, seppur rilevante, della compassione per il destino dei naufraghi.

Più in generale non sembra esattamente corretto il tentativo di rendere «potabili» secondo il sentire moderno alcuni comportamenti o personalità tanto distanti nel tempo in modo da poterne decantare virtù che non sarebbero altrimenti spendibili in altre ottiche interpretative.

Se il nostro paese vuole davvero e fino in fondo far pace con la propria storia, tutta, forse dovrebbe cominciare a rappresentarla per intero, con le luci e con le tante ombre che l’hanno caratterizzata, senza tentare di verniciarla nel tentativo di renderla accettabile secondo i canoni della cultura dominante.

Sarebbe auspicabile un sano ritorno ad una rappresentazione fondata sul principio di realtà piuttosto che dal desiderio di costruire storie orientate ad una volontà pedagogica secondo i canoni del politicamente corretto.

In caso contrario si costruiscono solo caricature.

Adriano Minardi Ruspi

 

 

LA GUERRA SUI MARI

«Il nemico è colato a picco ora salviamo i naufraghi» del 2 dicembre 2022

La guerra sottomarina degli eroi della Decima Mas del 26 giugno 2022

Lascia un commento