I BALLOTTAGGI DELLE AMMINISTRATIVE

Il Cd lascia vincere il Pd
sulle spoglie dei Cinque Stelle

Ballottaggi. Il Cd riconferma solo il sindaco Dipiazza a Trieste

 

Il turno di ballottaggio delle elezioni amministrative 2021 conferma il successo del Partito Democratico che si era già delineato al primo turno. Il partito di Letta riconferma i suoi sindaci e conquista Roma e Torino, le ormai ex città simbolo del Movimento Cinque Stelle. Strappa Savona ed Isernia al Cd e vince a Cosenza.

Nei ballottaggi il Pd conquista anche Roma e Torino, ex roccaforti grilline. Il neosindaco GualtieriSono quindi Roberto Gualtieri a sostituire Virginia Raggi a Roma e Stefano Lo Russo a prendere il posto di Chiara Appendino a Torino.

Il Centrodestra che al primo turno aveva mantenuto i suoi primi cittadini di Novara, Pordenone, Grosseto e la Regione Calabria, vince soltanto a Trieste riconfermando il sindaco Roberto Dipiazza.

Si accentua anche il fenomeno della bassa partecipazione al voto registrata al primo turno, con l’affluenza nazionale che scende dal 54,7% al 43,9%. A Torino ha votato il 42% degli aventi diritto mentre a Roma si è recato ai seggi soltanto il 40,7% del corpo elettorale.

La «frittata» è fatta al primo turno

Confrontando i dati dei candidati sindaci, possiamo dire che l’ambizione di sostituire sinistra e grillini nell’amministrazione delle grandi città – fondata sui sondaggi nazionali e, in alcuni casi, sul traino dei governi regionali – non è naufragata ora con i ballottaggi ma è in realtà conseguenza dei risultati del primo turno.

Gli elettori, in grande maggioranza del Centrodestra, che hanno disertato il voto il 3 e 4 ottobre non si sono recati alle urne neppure il 17 e 18. I candidati sindaci espressione di Fdi, Lega, Fi e dei loro alleati si sono trovati così in testa al primo turno ma senza poter incrementare i loro voti.

Nel ballottaggio i candidati sindaci del Pd hanno potuto invece beneficiare di fasce di elettorato dei Cinque Stelle e di altre formazioni di sinistra, come ad esempio il caso della lista di Carlo Calenda a Roma.

L’interrogativo al quale Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi nella loro analisi del voto devono rispondere e dunque perché le intenzioni di volto nazionale per il Centrodestra non si sono confermate nel voto amministrativo.

Le varie cause della sconfitta

Crediamo che le cause del mancato successo siano quelle che avevamo elencato nel commento ai risultati del primo turno e che possiamo interamente ribadire.

Innanzitutto la scelta dei candidati civici. Che non è sbagliata in se, ma che non si può concretizzare in nomi scelti all’ultimo minuto. Senza che questi siano stati assimilati dall’elettorato e senza che abbiamo potuto predisporre e far conosce se stessi e le loro proposte.

Curiosa in proposito l’affermazione di alcuni esponenti di Forza Italia sulla presunta debolezza dei candidati «sovranisti». I candidati sindaci per Roma, Torino e Milano indicati da Meloni e Salvini sono invero apparsi fin troppo moderati.

In particolare Michetti è stato tanto moderato che una parte dell’elettorato di Centrodestra al primo turno ha votato per i partiti della coalizione ma ha preferito indicare in maniera disgiunta Carlo Calenda come sindaco.

In secondo luogo dobbiamo considerare la storica difficoltà di Lega e Fdi a parlare all’elettorato della grandi città, e in particolare quello delle zone «bene», più sensibile ai luoghi comuni della sinistra egemone nei media mainstream.

Il peso della pandemia e del No green pass

Sugli esiti del voto ha inciso certamente anche la stanchezza determinata dalla pandemia che ha favorito l’astensione nelle elezioni cittadine, in passato sempre molto partecipate.

Ancora di più hanno influito in senso negativo le posizioni critiche di Salvini e della Meloni nei confronti del green pass.

È ragionevole ritenere che le posizioni dei due leader siano risultate indigeste a una quota di imprenditori e commercianti, artigiani e ristoratori desiderosi di vedere raggiunta al più presto una presunta immunità di gregge per non vedere pregiudicati i loro pur legittimi affari. E i voti persi non sono andati certo a Forza Italia, apertamente favorevole al passaporto verde, quanto sono andati ad ingrossare le fila dell’astensionismo.

Un peso debbono averlo avuto anche le «rivalità» emerse negli ultimi mesi tra Salvini e Meloni in competizione per il primato nella coalizione nonché la loro diversa posizione nei confronti del governo Draghi.

Le inchieste ad orologeria

Da ultimo ricordiamo le inchieste ad orologeria lanciate a pochi giorni dal voto contro la Lega, con l’affaire Morisi, e contro Fdi con il caso Fidanza. Nonché la manifestazione della sinistra effettuata grazie all’assist dell’assalto alla sede nazionale della Cgil nella giornata di sabato 16 ottobre, in piena violazione del «silenzio elettorale».

Cosa succederà adesso? Meloni, Salvini e Berlusconi sapranno riconosce gli errori commessi e porvi rimedio? E ancora: la mancata affermazione nelle amministrative resterà una parentesi negativa o segnerà l’inizio di un’inversione di tendenza a livello nazionale, come si augura la sinistra tutta?

Naturalmente è presto per dirlo. Uno snodo importante per comprendere come evolverà la politica italiana sarà l’elezione il prossimo febbraio del nuovo presidente della Repubblica. Non ci resta che aspettare.

Vincenzo Fratta

 

 

 

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