ECUADOR

Il paese andino dopo il voto.
A colloquio con Esther Cuesta

Esther Cuesta è stata rieletta deputato all'Assembla Nazionale dell'Ecuador. Nella foto con i militanti di Revolución Ciudadana a Roma durante la recente campagna elettorale

 

Nel ballottaggio del 15 ottobre il 35enne imprenditore Daniel Noboa, espressione dell’élite economica del paese andino, è diventato presidente dell’Ecuador battendo Luisa González candidata di Revolución Ciudadana (Rc), il movimento che fa capo all’ex presidente Raffael Correa, attualmente in esilio all’estero.

Sul risultato delle elezioni e sulla difficile situazione sociale ed economica in cui versa l’Ecuador abbiamo intervistato Esther Cuesta rieletta deputata di Rc per la circoscrizione estera che comprende l’Europa, Asia e Oceania.

Onorevole Esther Cuesta innanzitutto complimenti per la sua elezione, conseguita nonostante la candidata di Revolución Ciudadana non sia riuscita a diventare la prima donna presidente dell’Ecuador. Quali prospettive politiche vede per il suo Paese dopo l’elezione a presidente di Daniel Noboa?

Esther Cuesta confermata deputata all'Assemblea Nazionale dell'Ecuador. È stata eletta nella Circoscrizione estera Europa, Asia e OceaniaEsther Cuesta. L’Ecuador sta attraversando un periodo molto critico. Viviamo una crisi di insicurezza, disoccupazione, mancanza di accesso ad una educazione pubblica di qualità e tantomeno di una sanità pubblica di qualità. E stiamo nel pieno di una nuova ondata migratoria in condizioni molto pericolose.

Appena eletto Daniel Noboa si è recato sorprendentemente in vacanza in Europa. Si è saputo che venuto da voi in Italia e in Spagna.

Quando una persona è eletta per l’incarico più alto che un cittadino di un paese può assolvere, dovrebbe occuparsi subito di formare il suo governo, pianificare soluzioni concrete per la crisi energetica, socioeconomica e di insicurezza nel quale si trova la nazione.

La presidenza di Guillermo Lasso ci ha fatto tornare indietro di trent’anni, al punto che ogni giorno per 3-4 ore manca la luce elettrica in tutto il paese.

Dopo la sua elezione del 15 ottobre Noboa non si è pronunciato sulla scarsità di energia in Ecuador, e ancor meno sopra i suoi propositi di lavoro per i primi cento giorni attraverso i quali far uscire il Paese dalla crisi multidimensionale che stiamo affrontando.

Ci auguriamo che una volta insediato, il signor Noboa si metta a lavorare a beneficio di tutti gli ecuadoriani, dentro e fuori del paese.

Come rappresentanti del popolo ecuadoriano lavoreremo all’interno dell’Assemblea Nazionale per legiferare ed esercitare la funzione ispettiva in difesa dei diritti degli ecuadoriani, incalzando il governo Noboa affinché realizzi il suo piano di lavoro.

Nel 2025 l’Ecuador tornerà a votare

In Italia lo scioglimento delle Camere e le nuove elezioni politiche determinano la fine della precedente e l’inizio di una nuova legislatura di cinque anni. Nel caso dell’Ecuador presidente e parlamentari eletti resteranno in carica soltanto fino al termine naturale della vecchia legislatura. Questo significa che nel paese la campagna elettorale proseguirà per un anno e mezzo? Come intende muoversi Revolución Ciudadana? Quali i rapporti con il presidente eletto?

Daniel Noboa a colloquio con Antonella Cavallari, Segretario Generale dell’Istituto Italo Latino Americano (Iila) il 23 ottobre scorso. Il mandato presidenziale di Noboa comincerà ufficialmente a fine novembre.Esther Cuesta. Il 48% degli ecuadoriani, dentro e fuori dal Paese, hanno espresso il loro sostegno e approvazione a Rc. Ciò ci dà un’enorme speranza di vittoria nel 2025, insieme alle donne, alle madri capofamiglia, ai giovani, agli studenti, ai lavoratori, ai disoccupati, agli imprenditori, agli emigrati.

Effettivamente il Governo e l’Assemblea Nazionale avranno circa 17 mesi per raggiungere i loro obiettivi e indirizzare il Paese verso sviluppo e il benessere. Auguriamo a Daniel Noboa coerenza, saggezza, trasparenza e onestà nella sua gestione della Presidenza della Repubblica.

Il gruppo parlamentare di Rc appoggerà tutte le leggi e gli stanziamenti del Bilancio generale dello Stato in grado di accrescere i diritti degli ecuadoriani e garantire i diritti umani.

Non sosterrà leggi o politiche di privatizzazione di servizi e imprese pubbliche, ne provvedimenti che comportino una restrizione dei diritti degli ecuadoriani.

Decreto Flussi per gli ecuadoriani?

Come deputata della Circoscrizione estera tra i suoi compiti c’è quello di curare gli interessi dei suoi concittadini che risiedono all’estero. Gli ecuadoriani che vivono in Italia hanno molto a cuore due questioni. La prima riguarda la possibilità di lavorare in Italia e la seconda di poter venire liberamente nel Bel Paese come turisti.

Esther Cuesta. L’Ecuador sta attraversando una nuova ondata migratoria. È tornato ad esportare esseri umani. Solo quest’anno 99mila ecuadoriani sono stati detenuti, arrestati o deportati alla frontiera con il Messico dagli agenti di frontiera statunitensi.

Più di 7mila tra bambini e bambini e adolescenti ecuadoriani non accompagnati — vale a dire soli — hanno cercato di emigrare negli Stati Uniti negli ultimi due anni.

Più di 50mila ecuadoriani hanno attraversato a piedi la foresta El Darién, per cercare di entrare negli Usa. Molti muoiono, sono dispersi o subiscono estorsioni o violenze durante il tragitto.

Dal 2016 al 2022 il saldo migratorio è aumentato del 400%. L’emigrazione è tornata ad essere la valvola di sfogo di fronte alla crisi economica che il Paese sta affrontando.

La prima cosa che il nuovo Governo deve fare è creare condizioni di vita degne per tutti gli ecuadoriani, e non soltanto condonare o eliminare le tasse ai più ricchi del Paese: la classe sociale alla quale appartiene Noboa.

In Italia sono residenti oltre 70.000 persone nate in Ecuador e la loro maggiore concentrazione si registra nelle città di Milano, Genova, Roma, Perugia e Piacenza. Deve generare posti di lavoro, sostenere i piccoli e medi produttori e imprenditori con crediti e politiche fiscali, garantire la sicurezza cittadina e la sicurezza giuridica per incentivare gli investimenti stranieri e dei migranti ecuadoriani.

Deve assicurare l’istruzione e la sanità pubblica gratuita di qualità, investire nel presente e nel futuro della Patria con borse di studio universitarie e formazione tecnica per migliaia di giovani che oggi vengono reclutati da bande criminali e dal crimine organizzato a causa della disperazione, della mancanza di opportunità e dell’abbandono dello Stato.

Il Governo presieduto da Giorgia Meloni ha deciso di consentire nel triennio 2023-2025 l’ingresso di una quota di immigrati regolari. Possono usufruirne del Decreto flussi i cittadini di 35 paesi situati in tutte parti del mondo, compresi Sud e Centro America. L’Ecuador non è tra questi in quanto non è stato stipulato nessun accordo o intesa di cooperazione in materia migratoria con l’Italia. Pensa che lei possa farsi promotrice della stipula di un accordo che consenta l’inserimento dell’Ecuador tra i paesi beneficiari del Decreto flussi del 2024 e 2025?

Esther Cuesta. Se l’Ecuador sarà inserito nella lista dei paesi per il Decreto Flussi del 2024 e del 2025, ciò sarà il risultato di negoziati tra i due governi. Non è un argomento su cui il Parlamento ecuadoriano possa influire, poiché le relazioni internazionali dell’Ecuador sono di responsabilità esclusiva del governo ecuadoriano, in questo caso, del governo del signor Noboa.

Ancora lontano il Visto Schengen

I cittadini di tutti i paesi dell’America Meridionale che vogliono venire in Italia per un soggiorno turistico non hanno bisogno di richiede il visto di ingresso all’Ambasciata Italiana. Fa eccezione soltanto l’Ecuador. C’è da chiedersi il perché di questa esclusione e se tale onerosa procedura burocratica possa essere eliminata quanto prima.

Esther Cuesta. Bisogna tenere innanzitutto presente la crisi migratoria e l’insicurezza che sta vivendo l’Ecuador, la diffusa corruzione dei due ultimi governi ecuadoriani, quelli di Lenin Moreno e Guillermo Lasso, con un presidente uscente che è stato sottoposto a procedimento di impeachment per reati di corruzione e contro l’amministrazione pubblica, e che per questo ha sciolto l’Assemblea Nazionale, l’accesso precario alla giustizia, le proteste sociali e le denunce di violazioni dei diritti umani degli ultimi 6 anni.

Non ci stupisce pertanto l’alto numero dei respingimenti delle richieste di visto Schengen segnalato dai consolati dei paesi dell’Unione Europea in Ecuador al quale si è aggiunto il caos creato dal governo ecuadoriano nel processo di esenzione dal visto Schengen.

Appare dunque improbabile che la Commissione Europea e, eventualmente, il Parlamento Europeo approvino al momento l’esenzione dal visto.

In primo luogo, l’Ecuador dovrà mettere ordine in casa propria e rafforzare la sua democrazia per ottenere il sostegno dei 27 paesi dell’Unione Europea per l’abolizione del visto Schengen.

Vincenzo Fratta

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