LA VERSIONE DI GIORGIA

La Destra e l’Italia
che verranno

Meloni, Sallusti, La versione di Giorgia, Rizzoli. Nella foto una curiosa espressione di Giorgia Meloni 'stretta tra il premier inglese Rishi Sunak, l'americano Joe Biden e il presidente ucraino Volodymyr Zelens'kyj

 

di Adriano Minardi Ruspi

La versione di Giorgia è un libro intervista curato da Alessandro Sallusti uscito nel settembre del 2023, in concomitanza con il primo anno dalla nomina di Giorgia Meloni a Presidente del Consiglio, seguita alla vittoria elettorale del centrodestra alle elezioni dell’anno precedente.

Alessandro Sallusti e Giorgia Meloni presentano in tv La versione di Giorgia, edito da RizzoliNon rappresenta la prima volta in cui Giorgia Meloni racconta sé stessa. il precedente libro Io sono Giorgia era uscito prima della vittoria elettorale ed era tutto incentrato sulla sua vicenda personale con la storia della sua vita e del suo ambiente familiare, dell’ambiente in cui era maturata la sua militanza politica con tutto ciò che aveva poi portato alla costruzione della sua leadership ed alla sua affermazione prima nel partito fondato insieme a un ristretto gruppo di persone e poi sviluppatosi nel corso del periodo successivo.

La versione di Giorgia rappresenta non solo, come ovvio, la sintesi-rendiconto del primo anno di governo trascorso con una puntualizzazione ragionata delle scelte che lo hanno caratterizzato, ma anche soprattutto una sorta di promemoria per quelli che saranno gli impegni che il Presidente del Consiglio ha assunto in campagna elettorale e nel corso di questo primo anno.

Io sono Giorgia, l'autobiografica della futura premier scritta nel 2022Da questo punto di vista, quindi, rappresenta una tappa ulteriore di quel percorso di costruzione della sua immagine e della sua leadership, come peraltro tutti i grandi leader politici nazionali e stranieri hanno avviato. Dalla ricostruzione, dalla conoscenza ed alla divulgazione di quello che rappresenta il suo retroterra umano e politico alla rendicontazione dell’azione politica che ha ispirato le scelte del governo.

Dal punto di vista dell’analisi strettamente politica questo permette di evidenziare alcuni aspetti che contribuiscono a disegnare il percorso compiuto dall’ambiente della Destra politica e soprattutto dell’evoluzione avuta nel corso degli ultimi anni.

Il libro in alcuni punti ne rappresenta una sintesi eccellente collocandosi in un terreno che si astrae, se vogliamo, dall’interpretazione o dal semplice racconto dei fatti che si sono succeduti, ponendo alcuni elementi di riflessione più generali.

La casa del padre non c’è più…

Giorgia Meloni mentre attende di entrare sul palco di Atreju 2021Il primo di questi è sicuramente rappresentato dal totale e convinto abbandono di qualsiasi riferimento alla radice ideologica che aveva caratterizzato la Destra italiana dal dopoguerra alla fine della Prima Repubblica.

Si tratta di un percorso già ampiamente consumato all’interno dell’esperienza di Alleanza Nazionale ma che adesso, proprio perché caratterizzato da una più forte responsabilità di governo, assume nel libro dei connotati di tutta evidenza.

Il tema della persistenza di una cultura politica che ancora affonda nella radice neofascista e che ha caratterizzato l’avvio di questo governo (soprattutto perché urlato a gran voce dall’opposizione di sinistra), viene efficacemente depotenziato nel libro che è del tutto privo di qualsiasi riferimento ambiguo o reticente, viene liquidato in poche righe e  ribaltato polemicamente su una sinistra completamente avulsa dalla realtà ed attaccata ad un passato praticamente «eternizzato» perché incapace di leggere il presente.

Argomento affrontato e liquidato attraverso un ragionamento sviluppato con grande naturalezza dal punto di vista proprio del metodo che fa chiaramente percepire come da quella esperienza oggi il mondo della Destra politica sia completamente lontano.

Questo consente di definire e comprendere in modo corretto quella che è stata la vera costante dell’evoluzione della destra italiana dal 1994 in avanti con l’allontanamento non solo dal punto di vista culturale e politico ma soprattutto ed anche dal punto di vista simbolico e psicologico dal Fascismo.

Proprio perché questo è l’elemento che disegna la proiezione della Destra verso quel grande orizzonte delle destre liberal-conservatrici europee, come peraltro costantemente evidenziato dalla cultura politologica non schierata.

Le destre nazional conservatrici in Europa sono in larga parte fondate su temi non solo strettamente identitari, e quindi legati alla singola tradizione nazionale, ma anche e soprattutto dal deciso rifiuto di tutta l’esperienza pregressa delle culture variamente riconducibili alla Destra tra cui, anche se del tutto impropriamente, il Fascismo.

Un’evidente discontinuità

Giorgia Meloni, con la figlia Ginevra, dinanzi ad una riproduzione di una casa degli Hobbit, personaggi dei romanzi di J.R.R.TolkienQuesto primo elemento consente di distinguere una volta per tutte ed in modo netto chi ha alimentato le polemiche incentrate sul richiamo infantile alle memorie familiari di alcuni protagonisti (cfr. La Russa) o sul recupero di testi di canzoni o scritti di venti o trent’anni fa (cfr. Marcello De Angelis), da chi nel percorso evolutivo di un ambiente ha giocoforza attraversato anche il suo personale percorso evolutivo, modificando convinzioni anche radicate, giudizi o pregiudizi precedenti.

Tutto l’ambiente della destra politica ha vissuto l’azione politica di questi ultimi anni come percorso di totale e assoluta evoluzione con l’abbandono di alcuni modelli anche vissuti, in molti casi, solo come riferimenti simbolici, approdando ad un orizzonte culturale del tutto diverso di cui vi sono evidenti tracce nelle numerose citazioni che nel libro vengono fatte al pensiero di Roger Scruton, uno dei punti di riferimento di maggiore rilievo della cultura conservatrice europea.

Tra l’altro è importante sottolineare che nella stessa formazione culturale di Giorgia Meloni ben poco avevano influito i modelli culturali di riferimento tipici del primo neofascismo e che avevano caratterizzato molte delle vicende umane degli uomini del Movimento Sociale Italiano.

Come più volte evidenziato, la Meloni appartiene a una generazione, non a caso denominata «generazione Atreyu» che ha cercato e fondato i propri riferimenti culturali su qualcosa di radicalmente diverso dal Fascismo, che ha vissuto come proprio riferimento simbolico (J.R. Tolkien e il suo Signore degli Anelli) un orizzonte di valori completamente lontano dalla tradizione fascista.

Questo emerge sin dalle prime pagine del libro e crediamo sia un segno di discontinuità importante.

Un linguaggio semplice e chiaro

Giorgia Meloni sul palco durante un comizioDa rimarcare poi è l’elaborazione di un linguaggio politico completamente diverso rispetto al passato. Giorgia Meloni parla molto ma parla anche molto chiaramente, esprime concetti semplici e li pone con una modalità assolutamente intellegibile.

Le linee fondamentali di questo pensiero si riassumono nella tutela e nella salvaguardia dell’interesse nazionale ad ogni costo, nella volontà di preservare il valore dell’unità nazionale, della difesa dell’identità nazionale e della cultura italiana costi quel che costi e sono ben evidenti in tutta la struttura del libro, di cui rappresentano il vero e proprio «filo rosso».

Quello che colpisce è un argomentare chiaro, che chiunque è in grado di comprendere anche quando utilizza un linguaggio che è tecnico ma posto in modo chiaro ed estremamente semplice.

Ciò rappresenta una grossa forma di discontinuità rispetto al passato laddove troppo spesso avevamo letto dichiarazioni di politici o libri comunque fondati su «sagge» elucubrazioni più o meno intellettuali, che aumentavano la distanza dalla platea dei lettori e che finivano col rendere meno certe e efficaci le tesi propugnate.

Una comunicazione semplice, con un linguaggio che evita qualunque riferimento più o meno forbito (in quanto tale incomprensibile ai più) e soprattutto la volontà di un dialogo diretto col cittadino-lettore, saltando qualunque tipo di mediazione.

Tirando le somme, l’universo politico programmatico dei Giorgia Meloni ruota attorno ad alcuni concetti fondamentali come la tutela e la salvaguardia dell’interesse nazionale a livello interno ed internazionale e soprattutto l’idea cardine del principio di libertà e di autodeterminazione che illumina tutte le scelte internazionali che sono state compiute dall’Italia.

In quest’ottica trovano una luce completamente diversa le scelte decise a favore dell’indipendenza dell’Ucraina come anche in questo momento con l’appoggio convinto al governo israeliano.

Una scelta quest’ultima sicuramente coraggiosa e gonfia di sano realismo politico, tenuto conto che, in nome di un’analoga difesa del principio di libertà ed autodeterminazione dei popoli, sono molte le voci che, anche e soprattutto a destra, si sono schierate a difesa dei diritti del popolo palestinese (indipendentemente dalla follia terroristica di Hamas).

Una mission che non cancella la vita

La premier italiana sul red carpet del G20 in IndonesiaUn ulteriore elemento di riflessione è poi rappresentato dalla centralità che assume la sua persona rispetto alla funzione che svolge. Attribuire la giusta importanza alla missione che si è scelto in qualche modo di incarnare ed ai progetti che ruotano intorno ad essa non fa dimenticare il rischio di una sostanziale distruzione dell’ambito di vita personale, che viene invece rivendicato con orgoglio unitamente alla volontà di difenderlo ad ogni costo.

Ne viene fuori il ritratto di una persona fondamentalmente normale, che tale si sente e tale vuole anche apparire. Certo, non sappiamo se questo rappresenti in qualche modo anche un portato di quella studiata costruzione mediatica di leadership cui accennavamo all’inizio, ma sicuramente è un elemento che traspare in ogni pagina della lunga intervista, soprattutto nel rimpianto per il tempo non passato vicino alla figlia e soprattutto per il mancato recupero di quella normalità di vita a cui tutti in qualche modo tendiamo.

Ma proprio questo forse rappresenta uno degli ulteriori punti di forza della costruzione della sua comunicazione, e cioè il messaggio di una persona che si ritiene normale, tale vuole essere considerata e, soprattutto, tale vuole ritornare ad essere.

Elemento di discontinuità importante rispetto a leadership politiche costruite intorno ad un vissuto professionale ed umano completamente diverso e che evidenziavano più gli aspetti positivi della posizione assunta, rappresentata dal senso del potere, dal prestigio o dall’essere al centro degli avvenimenti del paese. Aspetti declinati come secondari rispetto all’importanza della missione da svolgere.

Ovviamente non siamo in grado di capire fino in fondo quanto i marcati accenti alla missione assegnata rispetto al prestigio personale siano completamente veri e non invece finalizzati a marcare il carattere «normale» della sua leadership ma, anche se dettate da sole ragioni comunicative, si evidenziano proprio perché in discontinuità col passato.

C’è anche un lato «oscuro»?

Giorgia Meloni con il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in visita a Lampedusa durante l'emergenza sbarchiChi però osserva in modo del tutto disinteressato e scevro da qualunque ragione di tifo gli avvenimenti politici e quindi tutto quello che ruota intorno all’azione di governo di Giorgia Meloni non può non porsi alcune domande rispetto a questo processo di crescita della Destra.

Dal libro è infatti del tutto fuori qualunque tipo di considerazione riguardo a quello che rappresenta a tutt’oggi uno dei principali problemi di crescita di Fratelli d’Italia, rappresentato non solo dalla qualità della sua leader, che percorre una sua traiettoria di consenso spesso largamente autonoma rispetto al partito che rappresenta, quanto dalla qualità della sua dirigenza di secondo livello e dei suoi quadri intermedi, soprattutto nel territorio.

È onesto infatti riconoscere che molta della credibilità di cui gode il governo è rappresentata non soltanto dalla personalità della prima donna presidente del Consiglio, che ha assunto un rilievo non solo nazionale ma anche internazionale, ma anche e soprattutto dall’apporto che è venuto dalle componenti esterne al partito di Fratelli d’Italia, ovvero a tutto quel mondo di tecnici e/o personaggi più o meno noti della società civile e intellettuale che hanno in qualche modo dimostrato di credere al progetto di Giorgia Meloni.

In molti casi si tratta di «homines novi», ultimi arrivati alla lotta politica, ma anche di persone provenienti da altri ambiti politici, a testimonianza anche di una forte capacità attrattiva che la premier ha esercitato nel corso di quest’ultimo anno nell’area di centrodestra.

All’interno di Fratelli d’Italia si ritrovano infatti una serie di uomini politici, spesso autorevoli, che hanno attraversato anche altre fasi di attività politica.

Un esempio per tutti è rappresentato da Giulio Tremonti come anche da personaggi provenienti da ambiti culturali spesso lontani dalla sua Destra di provenienza. Il prosieguo del cammino ci dirà se la leadership di Giorgia riuscirà a rendere permanente questa convergenza d’interessi e valori rappresentata dalla sua esperienza di governo, oppure se anche la sua «joint venture» politica resterà provvisoria e tenuta insieme solo dal potere, come altre esperienze hanno dimostrato.

Da ultimo quello che rimane irrisolto è il tema della crescita della classe politica di Fratelli d’Italia. Non tanto a livello nazionale ma quanto sul territorio, dove dimostra di avere ancora da compiere numerosi passi avanti.

Non solo, peraltro, dal punto di vista della crescita della competenza tecnica, quindi come capacità di governo, ma anche e soprattutto sui temi di carattere culturale, come capacità di rappresentare l’universo valoriale della Destra.

Ancora adesso all’interno dei vari territori confluiscono in Fratelli d’Italia frotte di ex dirigenti e quadri provenienti da altri mondi politici che spesso rappresentano soltanto collettori di voti in libera uscita o interessi radicati sul territorio.

La crescita di una classe dirigente

Il popolo di Fratelli d'Italia applaude la sua leaderQuesto è un tema che, nella costruzione della Destra di domani, prima o poi Giorgia Meloni dovrà in qualche modo affrontare. Siamo convinti che un partito solido debba esprimere una classe dirigente radicata sul territorio non solo in termini puramente elettorali — o peggio ancora clientelari o come difensore di determinati interessi —, ma in quanto dotata di una visione complessiva che solo solide radici culturali possono garantire.

In termini di crescita culturale e soprattutto valoriale ci sentiamo di dire che questo processo all’interno di Fratelli d’Italia probabilmente sia ancora agli inizi e ben lungi dall’essere ultimato anche perché alla crescita tumultuosa di una nuova classe dirigente interna non è corrisposta una piena maturazione di ciò che rimaneva della precedente classe dirigente.

Oggi la prima linea di Fratelli d’Italia è rappresentata da uomini completamente nuovi dal punto di vista generazionale e dal punto di vista della provenienza politica. Siamo sicuri che questo sarà un tema che, al netto delle difficoltà rappresentate dall’azione di governo, prima o poi Giorgia Meloni e l’attuale dirigenza di Fratelli d’Italia dovranno affrontare.

L’impressione complessiva che si ricava dalla lettura de La versione di Giorgia è che il primo anno di governo rappresenti un’ulteriore tappa dell’evoluzione di un percorso che non è soltanto personale ma che in qualche modo è di tutto l’ambiente che ruota vicino a Fratelli d’Italia.

L’azione di governo ha funzionato sostanzialmente come un acceleratore di determinati processi culturali e di evoluzione politica che, dal punto di vista della stabilità del sistema, rappresentano senz’altro un valore aggiunto.

Oggi nessuno può più contestare seriamente, aldilà di qualunque uso polemico dei soliti temi metastorici, la piena e totale legittimazione della Destra politica al governo del Paese, non solo perché certificata e in qualche modo garantita dal successo elettorale perdurante di un partito (e di una coalizione) che ancora oggi viaggiano su percentuali maggioritarie dell’elettorato, ma anche perché, risolto «de facto» il problema della legittimità, questo rappresenta un elemento di indubbio avanzamento del sistema politico italiano, caratterizzato tra le altre anche da questa anomalia.

La presenza di una Destra presente e spesso forte all’interno della cultura politica dell’elettorato ed all’interno dei comportamenti collettivi ma mai capace di tradurre questo consenso in una chiave politica e quindi di conseguenza in azione di governo.

Lo stesso successo internazionale di Giorgia Meloni, con la piena e assoluta credibilità che l’azione del governo sta assumendo soprattutto all’estero, viene in qualche modo a certificare tale assunto da considerarsi come «un bene collettivo» per il sistema Paese.

Su tale base sarà possibile incardinare l’unica vera rivoluzione nella sfera politica italiana, ovvero l’alternarsi al governo del paese di schieramenti politici pienamente ancorati ai valori repubblicani, lontani da qualunque tipo di «tentazione» diversa e questo, piaccia o no, è un ulteriore successo di Giorgia Meloni.

In ultima analisi riteniamo che La versione di Giorgia sia un libro che contribuisce a far comprendere quello che sarà la Destra del futuro e, quindi, quanto questa Destra possa contribuire all’evoluzione della società italiana nel suo complesso.

Adriano Minardi Ruspi

 

 

 

Giorgia Meloni, Alessandro Sallusti
La versione di Giorgia
Rizzoli, pp.256

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