GUBBIO

Guerra di dati
sull’inquinamento ambientale

Gubbio. Quei dati difformi sull'inquinamento ambientale

 

Siamo ancora a Gubbio e il tema è sempre lo stesso, l’inquinamento ambientale. Qualcuno ha scritto che è caccia alle streghe e che il sindaco di Gubbio e la sua giunta hanno letteralmente buttato 173mila euro per uno studio/monitoraggio sull’aria.

Gubbio. Uno stabilimento della cementeria BarbettiCerchiamo di capire e far capire, perché forse è giunto il momento. Sul territorio eugubino, da anni, è in atto una «guerra» tra alcuni gruppi di cittadini raccolti in comitati e le due cementerie Barbetti e Colacem.

Alla base di tutto il numero crescente di morti e di patologie potenzialmente legate all’ inquinamento. Certamente i fattori inquinanti e nocivi hanno diverse cause all’origine; cultura, abitudini e attività economiche.

Ora l’attenzione è concentrata sull’indagine commissionata all’Università la Sapienza di Roma e Cnr.

Il periodo dell’indagine va da ottobre 2021 a ottobre 2022, con 20 stazioni di rilevamento distribuite sul territorio. Il particolato oggetto di misurazione è il Pm10.

Che cos’è il Pm10

Il Pm10 è un insieme di sostanze inquinanti costituito da polveri, fumo, microgocce e altre sostanze liquide, del diametro di 10 micronIl Pm10 è un insieme di sostanze inquinanti costituito da polveri, fumo, microgocce e altre sostanze liquide, del diametro di 10 micron, variabili in base alla presenza di industrie, dei combustibili utilizzati e del clima.

In questo periodo l’attività dei cementifici si è svolta per 183 giorni per la Barbetti spa e per 165 giorni per la Colacem spa.

Lo studio ha rilevato come prima fonte di produzione delle Pm10 il riscaldamento domestico; seconda, il traffico e infine il particolato di fondo, cioè le polveri che si innalzano dal terreno e la sabbia sahariana.

Secondo le conclusioni della professoressa Canepari «l’Aria che si respira a Gubbio è buona. Oramai le attività industriali utilizzano tecnologie tali che rendono assolutamente tranquilla la convivenza dei cittadini con le attività produttive».

Le Pm10 non sono mai state la principale preoccupazione dei Comitati, ben consci di come le Cementerie abbiano diligentemente provveduto all’adeguamento dei filtri.

Le altre sostanze inquinanti

La preoccupazione nasce per le altre micropolveri, le Pm 2,5. Altra fonte di preoccupazione le sostanze chimiche, come gli idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) e i metalli (quali piombo, nichel, cadmio, arsenico, vanadio, cromo, eccetera), che possono aderire alla loro superficie.

Queste sostanze, disperse nell’aria, riescono a raggiungere diverse parti dell’apparato respiratorio della popolazione esposta, causando seri danni, in particolare nei soggetti con patologie cardiovascolari o polmonari, nonché cardiache e quelle più fragili come bambini e anziani.

E che dire del tallio, che le ricercatrici Sonia Ravera dell’università di Palermo e Claudia Cocozza dell’Università di Firenze, incaricate di eseguire un biomonitoraggio per conto dei Comitati ambientalisti Eugubini, hanno identificato come «l’elemento che ha presentato maggiori livelli di bioaccumulo, tanto da configurarsi come il principale tracciante dell’attività dei cementifici, tra gli elementi rilevati».

Tra ambientalisti e poteri forti

Essere presi tra due fuochi non aiuta: da una parte gli ambientalisti, definiti da alcuni addirittura «terroristi», dall’altra gli imprenditori, definiti «poteri forti».

Gli interessi economici, il lavoro, sembrano prevalere sulla voglia di sapere. In verità i cittadini non ci capiscono nulla e non prendono posizione.

Intanto piangono i loro morti e non c’è neppure il Registro Tumori dell’Umbria in soccorso, perché è stato sospeso per ben due anni (perché?) e la recente riattivazione, forse, non ne garantisce la stessa efficienza.

Conoscere il tipo, la distribuzione sul territorio e la frequenza delle malattie oncologiche certamente può aiutare a capirne le cause o, almeno, le concause.

Certo, il traffico pesante, in gran parte quello collegato alle Cementerie (di cui una inserita nel contesto urbano), i pesticidi e gli altri prodotti nocivi utilizzati per incrementare la produzione agricola, l’utilizzo di legname e pellet per il riscaldamento domestico (ma, si parla anche di grigliate e i fuochi di artificio), concorrono a rendere meno salubre quello che respiriamo, ma soprattutto quello che beviamo e quello che mangiamo.

Il tempo delle guerre è finito, perché distoglie l’attenzione e non affronta fattivamente il problema: la salute pubblica innanzitutto.

Questa si, che ha un costo elevatissimo, in termini di spesa pubblica e non solo.

Scoprire quello che deve essere cambiato è la priorità, usando la scienza, la conoscenza e tanto buonsenso.

Insomma, non prendiamoci in giro!

Ernesta Cambiotti

 

 

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