La carcassa di un cane investito e lasciato lì a marcire sull’asfalto, suscita rabbia e sconforto. Partono telefonate da parte di tanti e la risposta è sempre la stessa: non è di nostra competenza!
Il povero cane viene investito domenica 13 agosto all’una di notte sulla ormai nota «variante della morte» di Gubbio.
L’investitore è un giovane poco più che ventenne. Il padre dice che si è spaventato e, invece di fermarsi e chiamare le forze dell’ordine, se ne è tornato a casa in una vicina cittadina. Tanto è solo un cane!
Però il mattino seguente si reca sul posto con i genitori per recuperare la targa e verificare la presenza del microcip per chiedere i danni all’eventuale proprietario.
Le telefonate del giorno dopo
Ed è allora che inizia una serie di telefonate, partendo dal 112, poi i carabinieri, i vigili urbani e l’Asl, con un rimbalzo dall’uno all’altro.
Due ore sotto il sole. Nel frattempo si fermano in diversi. Una volontaria mette un sacco nero a croce su un lampione per agevolare chi deve recuperare quel corpo martoriato e senza vita.
Arriva la dottoressa dell’Asl veterinaria (struttura sempre in affanno per l’ampiezza del territorio di competenza e la carenza di personale). Il cane non è microcippato!
Tutti se ne vanno, sarebbe dovuta arrivare la ditta incaricata dal Comune di Gubbio per lo smaltimento della carcassa.
Nessuno rimuove la carcassa
Ma è il 14 agosto. In verità questo succede spesso, in ogni periodo dell’anno. Le carcasse dei poveri animali investiti rimangono lì, fino alla putrefazione.
E allora, la mente va, agli umani morti in seguito a investimento e lasciati lì, senza nessun soccorso…
La frase, pensavo fosse un animale, è un pugno nello stomaco. E allora? Una vita vale meno di un’altra?
Oppure ho avuto paura e sono fuggito. E la paura è il dolore di chi è stato colpito e sbalzato?
C’è qualcosa di distorto in tutto questo. Gente che si mette alla guida in condizioni non idonee, fisiche o psicologiche che siano.
E poi omette di soccorrere chi è vittima.
Magari perché non ha la coscienza pulita e ha paura, delle consegue però!
Non si può tollerare tutto questo.
Non si può tollerare che quel cane investito la notte tra il 13 e il 14 agosto resti ancora lì, infilato sotto il guard rail, con le conseguenze che è facile immaginare.
Tanto è solo un cane, è una frase indegna di un popolo civile. È solo vergogna!
Ernesta Cambiotti