UMBERTIDE

Un esoscheletro
per tornare a camminare

 

Tornare a camminare, anche se con l’aiuto di un robot, alzarsi dalla sedia su cui si è stati costretti per anni, riuscire di nuovo a parlare guardando l’interlocutore diritto negli occhi. In una parola riacquisire quell’autonomia e quell’indipendenza che fanno sentire una persona viva e parte integrante di una società.

E’ quello che promette, con risultati sorprendenti, l’esoscheletro Indego prodotto da Parker Hannifin a disposizione degli utenti dell’Istituto Prosperius Tiberino di Umbertide, clinica sorta da una proficua sinergia tra pubblico e privato che ha fatto della robotica e dell’innovazione la chiave del successo dell’attività di riabilitazione di quei pazienti che, a causa di un trauma, un incidente o una patologia neurologica, hanno perso l’uso degli arti inferiori o superiori. Dal 1998 ad oggi il centro umbertidese è stato oggetto di una inarrestabile evoluzione tecnologica, grazie anche alla collaborazione con prestigiose università e centri di ricerca italiani e stranieri, fino ad adottare nel 2012 il primo esoscheletro, Ekso. Ma oggi con Indego si è fatto un ulteriore passo in avanti, perché questo robot di ultima generazione non solo è molto più leggero e maneggevole, facile da indossare e da gestire tramite una app, ma soprattutto è pensato per un uso domiciliare. Il che significa uscire dai centri di riabilitazione ed entrare in casa sulle proprie gambe.

L’avveniristico esoscheletro è stato presentato con orgoglio dai vertici dell’Istituto, il fondatore e presidente della clinica prof. Mario Bigazzi, il direttore sanitario dott. Marco Caserio, il responsabile dell’area neurologica dott. Paolo Milia; presenti anche le autorità locali, dal sindaco di Umbertide Marco Locchi agli ex primi cittadini Giulietti (ora deputato), Becchetti e Rosi e soprattutto tanti pazienti e loro familiari che credono fermamente nel progetto che da anni il Prosperius sta portando avanti.

Ospite d’onore Tiziana Furiosi, vulcanica mamma marchigiana 49enne paraplegica, utente del centro di riabilitazione umbertidese dove ha potuto di nuovo provare l’ebbrezza di mettersi in piedi e camminare sulle proprie gambe. «La vita ha sempre qualcosa da offrirci, anche nelle situazioni più difficili, e con Indego sono tornata a riveder le stelle», ha detto felice dopo aver dato dimostrazione ai presenti dell’uso dell’esoscheletro. «Indego mi ha cambiato la vita ed ora sono pronta a nuove sfide», ha aggiunto Tiziana che con l’esoscheletro è tornata ad assumere una posizione verticale, giovando non solo dei benefici biologici che questo comporta ma anche e soprattutto adottando una nuova percezione del corpo e guardando la vita da una nuova prospettiva.

Ora che all’Istituto Prosperius si è data prova che si può tornare a camminare, con ed oltre la disabilità, c’è un altro ostacolo da superare, una vera e propria barriera non architettonica ma burocratica. Perché la tecnologia per sconfiggere la disabilità esiste ma non è alla portata di tutti, anzi. Visti i costi assolutamente proibitivi e la burocrazia che non annovera tali straordinari robot tra i dispositivi a carico del sistema sanitario nazionale, l’esoscheletro è costretto (per ora) a rimanere all’interno dei centri di riabilitazione. Ma all’Istituto Prosperius non si danno certo per vinti. D’altronde se in pochi anni sono riusciti a ridare a pazienti paraplegici la possibilità di tornare a camminare sulle proprie gambe significa che il futuro è davvero a portata di mano.

Valentina Santucci

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