ELEZIONI EUROPEE: SALVATORE DE MEO

«L’elettorato è disinteressato,
ma insieme si può vincere»

 

Attuale sindaco di Fondi, Salvatore De Meo scruta l’orizzonte europeo sotto l’egida di Forza Italia, alla ricerca di quell’unità perduta nel continente. Molto si può fare, come lui stesso ammette. Ma la situazione è difficile, va affrontata subito per consentire all’Italia di rialzare la testa. Durante la sua campagna elettorale ha toccato territori distanti sia logisticamente che culturalmente, e non sempre ha trovato umori positivi nell’elettorato…

«Ho trovato cittadini disinteressati perché convinti che l’Europa sia lontana – afferma Salvatore De Meo – Questo purtroppo è il prezzo da pagare. Dopo tanti anni abbiamo fatto credere a tutti che l’Europa sia davvero lontana, non facendo capire, invece, che una presenza autorevole avrebbe determinato una migliore interazione nei processi decisori dell’Europa.

I territori vanno rimotivati ed è per questo che i candidati devono far capire cosa significa l’Europa e far capire anche che non è vero il luogo comune che l’Europa è distante e cattiva. Dobbiamo ripartire dai territori e dai cittadini, perché noi siamo l’Europa e solo in questo modo possiamo favorire un nuovo processo di cultura continentale. Una grande sfida che tutti dobbiamo combattere in maniera prioritaria, perché solo così si possono affrontare quelle sfide del futuro che ci devono vedere uniti».

Sindaco De Meo, l’Europa, ad oggi, è da considerare una opportunità per l’Italia o una comunità che non conviene abbandonare?

«L’Europa è una grande opportunità, non è conveniente immaginare un percorso di fuoriuscita. Ciò che sta accadendo in Gran Bretagna è sotto gli occhi di tutti e loro stessi hanno ripensato a quella scelta che fu dettata più dall’emotività. È anacronistico anche ora parlare di fuoriuscire dall’Ue. Oggi quegli stessi che volevano proporre un referendum per fuoriuscire dall’Europa si sono candidati, e vogliono cambiare il sistema europeo.

L’Europa nella sua idea nasce come spazio culturale di pace, di democrazia, di uguaglianza, di diritti sociali; allo stesso tempo ci sono però delle criticità, dei vulnus, che vanno affrontati in maniera credibile e autorevole. Ecco perché è importante che l’Italia recuperi un suo spazio di visibilità e la smetta di piangersi addosso. Noi abbiamo il dovere di fare autocritica.

Probabilmente alcune cose non sono andate nel verso giusto, anche per nostri demeriti, ed è indiscutibile che dobbiamo recuperare questa visibilità mandando in Europa persone pragmatiche che possano contribuire a questa stagione delle riforme, che sarà inevitabile. Perché l’Europa ha la più grande sfida davanti a se’, quella di dare priorità al progetto europeo partendo dai territori, dai cittadini, e facendo in modo che tutti si sentano parte integrante di questa comunità. Solo in questo modo possiamo arrivare agli Stati Uniti d’Europa».

Si continua a parlare di fondi europei che non vengono sfruttati dal nostro Paese. Per pigrizia o imperizia, secondo il suo parere? E cosa si può e deve fare in merito?

«I fondi europei sono una delle grandi risorse con cui l’Europa ha avviato un percorso di coesione e di integrazione» afferma convinto il candidato azzurro. «Purtroppo l’Italia non ha utilizzato bene queste risorse, che ci sono. È un falso luogo comune dire che l’Europa negli anni non ci ha finanziato. Bisogna evidenziare che i nostri rappresentanti a tutti i livelli non hanno saputo utilizzare queste risorse. Basti pensare che in Italia ancora si discute se fare o meno il Tav, che è un’opera cofinanziata, e si potrebbero cofinanziare altri progetti.

Credo che sia necessario semplificare le procedure amministrative e proporre anche una ulteriore riorganizzazione del modello di gestione che non può essere riferito a quello regionale. Nel nostro caso, infatti, le regioni aumentano ancor di più le difficoltà. Ad esempio, la nostra regione Lazio in particolare non si è mai contraddistinta nel saper gestire al meglio le risorse europee.

Ecco perché è importante che si pianifichi una semplificazione complessiva, non soltanto in Europa, ma anche su base nazionale». E conclude: «Come vice presidente Anci Lazio ho favorito la costituzione di un comitato tecnico scientifico per dare a tutti gli amministratori locali la possibilità di avvalersi di un supporto tecnico, per orientarsi sul mondo dei finanziamenti europei, ma soprattutto per allineare i livelli di competenza, che è un gap culturale che spesso demotiva qualsiasi proposizione di idee.

In più l’Europa ci chiede di avere un progetto integrato, che è mancato nel corso degli anni, perché i finanziamenti sono spesso stati pensati come una sorta di concessione per affinità politiche. Sbagliato.

Noi invece dobbiamo rilanciare, dando all’Europa delle candidature e delle proposte di progetti che possano ritenersi validi in termini di sviluppo economico, sociale e devono essere anche utilizzate per abbattere le diseguaglianze, doppie e triple velocità che esistono in alcuni Stati. Ecco perché si utilizzano i fondi di coesione, come strumento di aggregazione e valorizzazione dei territori».

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