LO STADIO DELLA ROMA

Tramontata Tor di Valle,
due le possibili alternative

 

Continua la storia infinita dello stadio della Roma. Negli ultimi giorni, nonostante le parole di Virginia Raggi che auspicava un regalo di Natale per i tifosi giallorossi, c’è stato il pignoramento dei terreni di Tor di Valle di proprietà della Eurnova di Luca Parnasi, terreni dove sarebbe dovuto sorgere il nuovo impianto.

Stadio della Roma. Luca Parnasi

La storia che il Comune non sapesse dei terreni di Tor di Valle ipotecati è incredibile visto che la procedura giudiziaria era scattata a gennaio 2019. Con tutto il clamore montato intorno allo stadio nessuno se ne è accorto?

Chiunque abbia nella vita comprato un bene immobile si è preventivamente sincerato che fosse libero da vincoli o ipoteche. E il Campidoglio invece con uno stuolo di avvocati, commercialisti e ingegneri niente, non ha compiuto uno straccio di verifica?

Comunque ciò costituisce un nuovo problema che rallenta il progetto e obbliga i nuovi proprietari della Roma a valutare alternative, una delle quali potrebbe essere l’area di Tor Vergata, la cui proprietà fa capo all’Agenzia del Demanio.

La discesa in campo di Stefano Scalera

Stadio della Roma. Una delle possibili alternative è l'area dello stadio FlaminioFino al 20214 a dirigere l’Agenzia del Demanio c’era Stefano Scalera, attuale vicecapo di gabinetto del ministro Gualtieri, che da gennaio prossimo si occuperà di rapporti istituzionali per la Roma. Nelle sue competenze figurerà, guarda caso, proprio il tema stadio.

Su questa area esiste una convenzione rilasciata in favore del Gruppo Caltagirone (che reclama 25 milioni per tirarsi fuori), con i quali, guarda caso ancora, i Friedkin hanno già cenato un paio di volte negli ultimi tempi. Qualcuno sussurra che i Caltagirone potrebbero uscire dalla porta e rientrare dalla finestra per i lavori di ricostruzione.

Altra alternativa è lo stadio Flaminio, di proprietà del Comune, soluzione gradita all’entourage giallorosso che si troverebbe un impianto in pieno centro, da ristrutturare in un paio d’anni, con una capienza di 45.000 posti e non spendendo più di 350 milioni.

Il Decreto Semplificazione ha eliminato una buona parte dei vincoli precedenti ostativi, ma restano i problemi legati alla ristrutturazione, che sembra più complessa della demolizione e di una ricostruzione, e lo spazio per i negozi del merchandising e degli uffici.

C’è infine il tema parcheggi, in quanto non si possono fare sotterranei a causa dei vincoli archeologici sull’area. La soluzione potrebbe essere l’utilizzo dell’ex caserma di via Guido Reni. Non sarà facilissimo ma la questione è politica, e in politica si sa tutto è possibile.

Il sospetto, forse ormai un tantino di più di un sospetto, è che lo stadio sia diventato una delle ultime carte da giocare in campagna elettorale.

Marco Biccheri

 

 

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