LA ZTL FASCIA VERDE

Se non cambi l’auto
a Roma non entri più

La Ztl Fascia Verde istituita con un Ordinanza del sindaco Roberto Gualtieri

 

Dopo la generalizzata contrarietà dei cittadini romani alla nuova Ztl Fascia Verde, il sindaco Roberto Gualtieri e la sua Giunta stanno cercando di riposizionarsi. In modo tanto tardivo quanto ipocrita.

Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri canta vittoria ma cresce la contrarietà alla sua nuova Ztl Fascia Verde«Stiamo lavorando h24 – ha dichiarato lo stesso Gualtieri – e ho scritto anche al presidente della Regione Lazio Rocca, per rivedere la delibera ed evitare che ci sia un colpo sulle persone.

Non voglio anticipare i risultati di questa revisione, ma voglio dire alle persone di stare tranquille, farci lavorare e darci tempo di proporre questi cambiamenti che saranno significativi».

Una girandola di passi indietro. O di fianco. Tenendo riunioni affannose e sino a tarda ora. Rilasciando dichiarazioni concilianti ma agli antipodi del taglio inquisitorio e punitivo che ha ispirato queste norme, e non soltanto queste.

Il «vanto» dell’assessore Patanè

I varchi all'ingresso della nuova Ztl Fascia Verde saranno controllati da telecamere«Con l’installazione dei varchi — aveva affermato l’assessore alla Mobilità Eugenio Patanè – diamo concretezza al provvedimento approvato lo scorso novembre, che ha l’obiettivo di tutelare la salute e migliorare la qualità della vita dei cittadini, perché riduce l’inquinamento e le emissioni nel rispetto delle normative europee.

Con la segnaletica e i nuovi varchi saranno resi cogenti i divieti esistenti: le auto Euro 0, 1 e 2 benzina ed Euro 1, 2 e 3 diesel non potranno più entrare né essere parcheggiate all’interno del perimetro della nuova Ztl Fascia Verde. Poi da novembre 2023 anche i diesel Euro 4 usciranno dalla Fascia Verde e da novembre 2024 gli Euro 3 benzina».

Negli ultimi giorni è stata annunciata una disponibilità alle modifiche alla Delibera, con misure più calibrate, deroghe che tengano conto dei soggetti più deboli e che, quindi, rendano meno draconiani i divieti.

Ma non bisogna lasciarsi ingannare: né sulle motivazioni specifiche, né tantomeno sull’atteggiamento generale.

Colpite le fasce più deboli della popolazione

Ciò che ha innescato l’attuale e parziale marcia indietro, infatti, non è certo uno spontaneo e definitivo ripensamento, imperniato sulla consapevolezza di aver sbagliato approccio.

No, ad averli smossi sono le proteste divampate ad amplissimo raggio, di fronte a un piano irragionevole e coercitivo che andava a colpire, tanto per cambiare, le fasce più deboli della popolazione.

Come se la mancata sostituzione della vecchia auto, o della vecchia moto, o del vecchio furgone, fosse il capriccio di chi se la gode ad appestare l’aria, anziché la spiacevole necessità di chi non ha i quattrini necessari a comprarsi un veicolo più recente e meno inquinante.

Varato nel novembre scorso dall’attuale amministrazione capitolina (a maggioranza Pd, guarda caso) il piano che ha irrigidito drasticamente la disciplina della Ztl Fascia Verde ha il tipico vizio dell’ambientalismo burocratico e calato dall’alto in stile Ue.

Quello delle «case green». Quello delle auto elettriche. Quello che intorno al nobile obiettivo delle «emissioni zero» ha stabilito obiettivi troppo ambiziosi e ravvicinati. Imponendo vincoli sempre più capillari e onerosi, i cui costi, puntualmente, vengono scaricati sui cittadini.

Senza porsi il problema di quanto tali esborsi siano effettivamente sostenibili, specialmente in un quadro economico difficile come quello in cui annaspiamo da anni, sull’asse delle crisi eterogenee ma profonde, o addirittura strutturali, che si sono susseguite dal 2008 in poi.

Insomma noi legiferiamo. Voi pagate il conto.

Nessuna svista, ma un metodo preciso

La logica, perversa e tutt’altro che occasionale, è appunto questa. I governanti si esibiscono sulle spalle dei governati.

Loro si mostrano sensibili e lungimiranti fissando a tavolino ciò che deve essere fatto. Noialtri dobbiamo farci carico delle conseguenze. Ossia dell’adeguamento, in tempi più o meno brevi e con termini perentori, alle illuminate prescrizioni di una classe dirigente che ci ha sprofondati in questo modello di produzione e consumo. Ma che ora, nella crociata posticcia dell’ambientalismo, è convinta di aver trovato il paravento ideale delle sue precedenti (precedenti?) malefatte.

La strategia, dunque, va compresa a fondo e tenuta a mente, ben al di là della questione che si è posta qui a Roma con le restrizioni, via via più rigorose, pianificate dalla Giunta Gualtieri.

Nella Capitale c’è da anni un tentativo di parte dell’amministrazione comunale di spingere i sindaci verso una riduzione drastica del viabilità privata, senza tenere nel debito conto la permanente insufficienza del trasporto pubblico in relazione alle necessità di mobilità cittadina.

La visione d’insieme sulla situazione romana non deve distoglierci dall’affrontare il problema più ravvicinato e incombente. L’unica speranza di indurre il Sindaco & C. a recedere dai loro propositi iniziali è tenerli sotto pressione, con una poderosa e persistente iniziativa popolare.

Bisogna che i politici se lo stampino in testa: il voto delle urne non è un’investitura illimitata, acquisita la quale sono liberi di spadroneggiare a piacimento. Al contrario: è l’inizio di una responsabilità costante nei riguardi dei cittadini.

Dovrebbero saperlo a menadito e ricordarselo da soli. Ma visto che spesso non lo fanno, sono i cittadini a mobilitarsi e obbligarli a ravvedersi.

Gerardo Valentini

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