CAMPI ROM

Il focolaio Coronavirus
a Castel Romano

Focolaio Covid nel Campo Rom di Castel Romano

 

L’insediamento Rom a Castel Romano fa ancora parlare di sé. Stavolta non si tratta dell’inquinamento ambientale determinato dai rifiuti accumulati e dati alle fiamme, ne degli oli di risulta che colano dalle carcasse incendiate delle auto rubate, ma di un focolaio di Covid-19 che ha colpito gli abitanti del campo.

Focolaio Covid nel Campo Rom di Castel RomanoSu una popolazione di circa 300 abitanti, sono 12 i casi di Covid accertati, mentre la Asl Roma 2 ha disposto la quarantena per una cinquantina di persone.

La situazione sanitaria potrebbe precipitare da un momento all’altro e all’interno e all’esterno del campo sono già scoppiate tensioni e polemiche.

Le limitazioni dei movimenti stanno strette ai Rom che vorrebbero uscire ed entrare dal campo senza alcun controllo.

Gli agenti che presidiano l’accesso al campo identificano tutti coloro che entrano ed escono. Ma cresce il disagio anche fra gli stessi vigili urbani, che non nascondono la perplessità per essere stati incaricati di svolgere un servizio «armati» soltanto di guanti e mascherine.

«A svolgere i controlli anti-Covid a Castel Romano – spiegano i segretari regionale e romano del Sindacato Unitario Lavoratori Polizia Locale (Sulpl) Alessandro Marchetti e Marco Milani – c’è personale ovviamente non ancora vaccinato, e ci sono anche agenti over 55 che non rientreranno nemmeno nel prossimo piano vaccinale regionale. Come polizia municipale abbiamo già avuto tre caduti e pertanto chiediamo l’estensione dell’opportunità di ricevere il siero a tutti i vigili urbani che ne dovessero fare richiesta e non solo a quelli considerati meno a rischio. Perché non siamo carne da macello».

Il campo Rom di Castel Romano avrebbe dovuto essere sgombrato da tempo in quanto l’area è stata posta sotto sequestro giudiziario per «disastro ambientale».

La gravità della situazione è nota anche alle associazioni che assistono i Rom. «L’analfabetismo – sbotta lo storico presidente all’Opera Nomadi Massimo Converso – è a livelli altissimi, la scolarizzazione è bassissima, non c’è educazione alla maternità cosciente, per i rom non si fa nulla: solo assistenzialismo, pacchi viveri e manifestazioni. Una parte di loro lavora nei mercati dell’usato non legali ma la maggior parte vive invece di espedienti».

«L’errore grosso, nel caso di quell’insediamento, lo fece la giunta Veltroni che trasferì in massa a Castel Romano quanti vivevano a vicolo Savini, in zona San Paolo, dove sono rimaste 20 famiglie, in un campo a 26 chilometri dalla città, senza acqua potabile, tutti ammassati».

Chi scrive, allora presidente del Municipio 18, va sempre fiero di aver scongiurato il trasferimento del campo di vicolo Savini sulla via Aurelia, operazione che l’amministrazione di sinistra aveva tentato in prima battuta per poi ripiegare su Castel Romano.

Vincenzo Fratta

 

 

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