LA PARABOLA GRILLINA

Quel grido smorzato
dai bonifici di Rimborsopoli

 

Il mondo ruota attorno a Genova. Correva l’anno 1900 e, in giugno, venne eletto deputato alla Camera Pietro Chiesa. Pietro era un portuale di San Pier d’Arena, oggi quartiere di Genova ma allora popoloso e popolare comune alle porte di Genova. Pietro Chiesa fu il primo operaio ad entrare in parlamento. Era povero ma determinato ed i suoi colleghi camalli come lui, raccoglievano costantemente denaro per mantenerlo a Roma.

Un altro deputato, il contadino Pietro Abbo, di Lucinasco, vicino ad Imperia, non disponendo del denaro sufficiente per pernottare a Roma, usufruiva del cosiddetto «permanente» rilasciato dalle Ferrovie dello Stato per dormire sul treno Roma- Firenze andata e ritorno, rientrando quindi il mattino in tempo per l’apertura dei lavori della Camera. Tutto questo sino al 1912 anno di introduzione dell’indennità parlamentare. Storie d’altri tempi. Allora solo chi era benestante poteva permettersi di sedere in parlamento e addirittura si esponeva, si indebitava a volte moriva per un ideale.

Poi i tempi sono cambiati. Sembra che si sia persa quella irrefrenabile spinta altruista, dissipata nell’oblio del potere. L’autoreferenzialismo e l’egoismo governano le menti di chi ci governa. La confortevolezza delle poltrone porta a voler mantenere il proprio posto a tutti i costi. Anche perché se si parla di costi i nostri politici sono abbastanza spendaccioni. Generosamente non badano a spese, tanto glie le rimborsa qualcuno…

Il popolo si è sentito tradito. È stato smarrito per oltre un decennio. Poi… poi ha trovato conforto e riscatto nelle parole di un comico. Col cognome dell’insetto caro a Collodi, il grillo, non si era mai preso troppo sul serio, nemmeno lui. Ma tutta questa audience osannante, ressa, calca per i suoi spettacoli deve avergli dato alla testa. Il nostro insetto parlante ha cominciato a prendersi sul serio ed a spararle sempre più grosse.

La novella grillina ha cavalcato la rete ed è arrivata al popolo provato dalla frustrazione per aver perso il contatto con i propri eletti. La gente ha deciso di eleggere «propri simili». Facce nuove mai prestate alla politica. Anzi come dice Paola Taverna «politico a chi?! Me t’hai rotto li c….i! Nun te devi permette de chiamamme politico!». Ed ho detto tutto.

Questa nuova forza è fatta da gente pura e dura. Gente del popolo che urla, ad ogni piè sospinto, «Onestà, Onesta!». Gente popolana che parla sguaiatamente, che festeggia, con una magnum di champagne, da un balcone istituzionale, bagnando la folla come all’arrivo di una corsa di F1. Ma poi l’idillio è svanito. Il sogno è svaporato con il duro risveglio nella cruda e cruenta realtà. Anche i puri, puri non sono. I detti popolari contemplano questa situazione con una miriade di similitudini. Zoppi che insegnano a zoppicare, dita che vengono scovate in barattoli appiccicosi di confettura e compagnia cantando.

Insomma anche i M5S si sono allineati. Hanno imparato a scendere a patti, a fare piccoli ricatti, a scambiarsi favori con gli alleati. Insomma sembravano bravi ma onesti politici fino a quando… ooopppsss. Rimborsopoli. Una brutta parola dal un brutto significato. E magari sarebbe colpa di quegli avvoltoi delle Iene, che hanno scoperto e, per dirla con la Taverna, sputtanato, due parlamentari grillini che hanno presentato per anni bonifici fittizi sulla restituzione di parte del loro stipendio.

Insomma facevano finta di restituire i soldi con un bonifico, ci si facevano belli scattandosi i selfie, tanto di moda oggi, li postavano ovunque, caricavano sul sito tirendiconto.it la ricevuta. Ma poi annullavano il bonifico e si riprendevano i denari. Bella prova di onestà per chi usa ed anzi abusa di questa sacra parola.

Questo è solo l’ultimo caso di malaffare tra gli ex-puri. Oramai li possiamo accomunare a tutti gli altri schieramenti. Il concetto di fondo è uno solo. Non si può pensare di fare politica a costo zero e neanche a costo di hard-discout. Gli scatoloni sulle gondole dei supermercati hanno un senso quando permettono alle famiglie di poter arrivare a fine mese, ma non possiamo pensare che chi amministra la cosa pubblica non debba essere pagato. E se fa il suo lavoro egregiamente lo dovrebbe essere profumatamente, tanto quanto un manager.

Che la politica costi è fuori di dubbio. Tenere l’orecchio e l’occhio vicino alle realtà locali, restare informati, gestire i rapporti con migliaia di persone necessita di un apparato complesso e di una macchina costosa. L’alternativa è tornare al 1900 e far fare la politica ai soli ricchi e comunque a quelli che se lo possono permettere. Poi si affaccerà sempre qualcuno che, non potendosi pagare tutto, troverà il verso o la via per farlo in maniera più o meno lecita. Comunque possiamo star certi che anche se di colpo deputati e senatori non percepissero più lo stipendio, non ripianeremmo le sgangherate casse delle Stato italiano, ci esporremmo solo ad una serie di rischi inutili, primo fra tutti la corruzione, di cui già tristemente conosciamo gli effetti.

Insomma tutto ebbe inizio a Genova nel giugno del 1900 e sempre a Genova Grillo ha generato un mostro. Questo mostro è stato così tanto assetato di sangue che alla fine ha mangiato se stesso. Lo stiamo sentendo ancora scalciare sdraiato, smembrato sanguinante e con le fauci insanguinate, lo udiamo bofonchiare tossendo la parola «Onesta!». Povero mostro, Requiescat In Pace.

Lino Rialti

Nella foto di copertina: la deputata grillina Giulia Sarti. In alto: il genovese Pietro Chiesa, primo parlamentare operaio. Sopra: Beppe Grillo. 

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