DIETRO LE ACCUSE A SALVINI

La Magistratura
come unico Potere?

 

È giusto tentare di bloccare l’azione politica di un governo? Può un ministro, nell’espletamento delle proprie funzioni, essere contestato su di una linea politica? Queste le domande che molti si pongono. Si può essere in accordo o meno sull’operato dell’attuale Governo ma non sembra opportuno che si voglia cambiarne l’azione politica. Infatti il Ministro dell’Interno Matteo Salvini è accusato di sequestro aggravato per la vicenda della nave militare «Diciotti». L’accusa formulata dal Tribunale dei Ministri di Catania è dovuta all’ordine impartito, asseritamente da Salvini in persona, di trattenere a bordo e non far sbarcare alcuni migranti che la nave aveva recuperato in mare.

Il cosiddetto «caso Diciotti» è stato solo il primo di una serie di casi simili. Sono infatti diversi mesi che Salvini, in accordo con il resto del Governo, afferma di aver «chiuso i porti» alle navi, soprattutto delle Ong, che trasportano in Italia i migranti soccorsi in mare. Il Ministro non ha mai nascosto che queste scelte sono dettato da ragioni politiche e di sicurezza. Successivamente alla Diciotti, situazioni di impasse simili sono capitate per ben due volte alla nave «Sea Watch», l’ultima solo pochi giorni fa si è risolta con la collaborazione di alcuni paesi europei e non solo che hanno accettato di prendersi carico ciascuno di una parte dei migranti.

Comunque Salvini, che grazie anche a questo, vede salire il gradimento nei sondaggi e quindi si sente anche appoggiato dal popolo, ripete, come un mantra, da settimane di aver preso queste decisioni nell’interesse del paese, e la presunta «linea dura» nei confronti dell’immigrazione irregolare è diventata un tema centrale nella comunicazione del governo.

Il «caso Diciotti-Salvini» è palesemente di natura politica. Difficilmente avrebbe anche rilevanza penale. Il vulnus sta nel comprendere se Salvini abbia commesso uno o più reati abusando della sua carica di ministro. Cosa alquanto difficile, infatti un ministro, per definizione, deve avere una grande discrezionalità di natura politica.

La storia nasce nella Procura della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento: qui vi è stato il primo atto formale di ipotesi di reato, che, per competenza ha passato il fascicolo al Tribunale dei Ministri di Palermo che si è dichiarato non competente ed ha rinviato il fascicolo al mittente. Dopo una serie di passaggi il fascicolo è stato recapitato al Tribunale dei ministri di Catania, che dopo alcuni approfondimenti ha chiesto al Senato l’autorizzazione a procedere per Salvini. Ha quindi richiesto formalmente al Senato di essere autorizzata ad indagare ed eventualmente incriminare e processare il ministro dell’Interno.

Ora la palla è passata al Movimento Cinque Stelle. Se i grillini si uniformeranno ai leghisti, l’autorizzazione sarà negata, anche in considerazione di un ampio schieramento che ha già dichiarato di non voler concedere l’autorizzazione stessa. Ma l’indole dei cinque stelle è quella forcaiola e questi hanno paura di perdere ancora voti. Infatti i sondaggi ultimamente non sono certo favorevoli e certi temi, se apportano favori ai leghisti certamente erodono consensi al M5S. Il contratto di Governo, con le premesse del Reddito di Cittadinanza e di Quota 100 che vedono la luce questi giorni, dovrebbe far riflettere e rendere la scelta meno amara permettendo a Di Maio & C. di bere questo amaro calice senza tradire Salvini. In gioco sicuramente la stabilità di un esecutivo sotto attacco da più fronti e che non necessita di fibrillazioni aggiuntive.

Lino Rialti

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