OMOSESSUALI E PARTIGIANI

La Brigata Arcobaleno
apre il Gay Pride

 

Sabato scorso è sfilata per le strade della Capitale la colorita carovana del Gay Pride la storica manifestazione dei diritti Lgbt (gay, lesbian, bisexual e transgender). La novità di questa edizione è il gemellaggio promosso dagli organizzatori tra omosessuali e partigiani.

Ad aprire la manifestazione c’erano infatti le «Brigate Arcobaleno» guidate dai partigiani Tina Costa, 93 anni, e Modesto Di Veglia, 92 anni.

La carnevalesca occasione crea un parallelo tra il sovvertimento contro l’ordine «naturale» dei sostenitori del carattere unicamente «culturale» delle polarità sessuali, e il carattere «sovversivo» contro l’ordine sociale e politico vigente, dell’ideologia che ispirava 75 anni fa la resistenza di matrice comunista.

Non si spiegherebbe altrimenti perché la vecchia partigiana affermi: «Siamo qui per gridare la nostra libertà, vogliamo giustizia contro ogni fascismo. Sempre resistenza».

Già, ora e sempre resistenza, contro un «fascismo» che, altra cosa non è, nella grottesca rappresentazione dei «nuovi partigiani» con la stella arcobaleno sul berretto (al posto di quella rossa), se non il simbolo dell’universale aspirazione una vita ordinata e normale.

Chi sa cosa avrebbero pensato di questo accostamento tra resistenza e omosessualità gli storici leader del Pci, dai Togliatti ai Berlinguer, dalla rigida ed integerrima morale. O quei dirigenti di via delle Botteghe Oscure che osteggiavano Pierpaolo Pasolini per la sua omosessualità.

Per meglio formalizzare la loro intesa auspichiamo che gli eredi dei partigiani diano anche una rinfrescata a «Bella Ciao». Per stare al passo con i tempi la loro canzone simbolo potrebbe diventare «Bellona Ciao» o «Maschione Ciao» secondo le preferenze dei cantori del momento.

Pino Lancia

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