IL GOVERNO LEGA-M5S

Cominciato male
finito peggio

 

Quando domenica pomeriggio Giuseppe Conte che era salito al Quirinale per sciogliere la riserva a formare il nuovo Governo, si è visto negare dal Presidente della Repubblica Sergio Matterella il via libera per Paolo Savona Ministro dell’Economia, non ha avuto altra scelta che rinunciare all’incarico.

Così dopo più di ottanta giorni dalle elezioni del 4 marzo invece del «Governo del Cambiamento» sta per nascere un «Governo di Servizio» per formare il quale Matterlla ha incaricato già lunedì mattina l’ex Commissario straordinario al taglio della spesa pubblica (più noto con il solito, superfluo, brutto termine inglese, di «spending review») Carlo Cottarelli.

Il suo sarà un Governo destinato a non ottenere la fiducia del Parlamento e quindi a portare il Paese a nuove elezioni, con in mezzo la delicata gestione degli impegni internazionali dell’Italia, del Documento di Economia e Finanza (Def) con annesse misure necessarie ad evitare l’automatico quanto esiziale aumento dell’Iva.

Siamo del parere che non si doveva arrivare a questo punto. Vediamo perché.

Il Rosatellum, il sistema elettorale con la quale si è votato, è sostanzialmente una legge proporzionale «mascherata», voluta da Pd e Forza Italia per non produrre vincitori e preparare così la strada ad una intesa fra i loro due partiti.

Il crollo del Pd e il ridimensionamento di Fi, che si è vista superata dalla Lega, ha scombinato, ci auguriamo definitivamente, i loro piani. Contro i propositi dei partner del Nazzareno si sono affermati la coalizione di Centrodestra a trazione leghista, andata vicino a conquistare la maggioranza, e il Movimento Cinque Stelle divenuto il primo partito.

Subito dopo il voto Di Maio ha cominciato a rivendicare per il suo movimento la guida del Governo, fingendo di ignorare il peso della coalizione. Mentre il Centrodestra chiedeva inutilmente al Capo dello Stato di avere l’incarico per Salvini. Il mandato esplorativo alla presidente del Senato Alberti Casellati confermava l’indisponibilità dei grillini ad un Governo insieme alla coalizione di Centrodestra mentre quello al presidente della Camera Roberto Fico, provava a sondare il terreno per un’intesa M5stelle-Pd, subito bruciata in Tv da Matteo Renzi.

A questo punto, costatata l’indisponibilità di Mattarella a un incarico a Salvini per un Governo di «minoranza» si sarebbe dovuti puntare senza indugi o ripensamenti ad un rapido ritorno alle urne. La posizione responsabile del leader della Lega messo a confronto con «il governo è mio» del capo politico grillino, in caso di un voto a fine giugno-inizio luglio sarebbe stata sicuramente premiata dagli elettori anche a legge elettorale ancora invariata.

L’avere accettato la lunga trattativa per cercare di formare un esecutivo Lega-M5S, dopo avere «estorto» il via libera ai partner della coalizione, è stato un grosso rischio per Salvini. Non credo che il rimescolamento delle carte, l’allungamento dei tempi, le difficoltà di armonizzare i programmi, la difficile e inusuale scelta del premier, arrivata per ultima dopo il cosiddetto «Contratto di Governo» (altra brutta espressione) siano piaciuti agli italiani.

Il premier incaricato Conte ha esordito con l’imbarazzo del curriculum gonfiato e finito con il No di Mattarella al ministero dell’Economia a Savona. Un veto sicuramente eccessivo, anche se il percorso in salita per arrivare all’intesa ha certamente contributo a far scattare l’allerta dei mercati sull’Italia, allarme che ha a sua volta finito per far maturare il diniego di Mattarella.

Adesso per il bene degli italiani ci auguriamo che Berlusconi non voti la fiducia a Cottarelli e che Salvini non si lasci tentare dalle sirene grilline e torni nell’ambito della coalizione di Centrodestra. Se resta unito il Centrodestra è vincente, che si torni alle urne in settembre, in dicembre o all’inizio del nuovo anno.

Vincenzo Fratta

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