SCENE DI GUERRA IN UCRAINA

Un incredibile déjà-vu
della storia

In Ucraina si sta combattendo negli stessi luoghi della 2aGM

 

di Massimiliano Burri

Un veicolo blindato per il trasporto truppe M113 dell’esercito ucraino avanza leggero sulla fanghiglia, al suo interno 10 militari ucraini pronti a tutto. Ad un certo punto si arresta e dal portellone posteriore balzano fuori i militari; si aprono a «ventaglio» e cominciano, con le loro armi, a sparare in direzione di un traliccio elettrico.

Ucraina. L'artiglieria di Kyiv in azione a sostegno della controffensivaDalla sommità del Carro il Comandante apre il fuoco con la sua Mitragliatrice Browning 50’ avanzando verso l’obbiettivo, un nido di mitragliatrici russe. Una tempesta di fuoco e pallottole investe la postazione nemica.

Tutto dura pochi minuti. La postazione viene messa a tacere, i soldati gridano «Slava Ucraina»! A questo punto il video si interrompe, evitando di mostrare i corpi dei soldati russi. Scene pazzesche che nessuno vorrebbe mai vedere. Ma la guerra intanto continua.

Se è vera la teoria dei corsi e ricorsi storici, il territorio dell’Ucraina sta rivivendo la stessa realtà degli anni 40’. Sembra incredibile ma le località dove si combatte sono le stesse dove durante la Seconda Guerra Mondiale si affrontarono tedeschi, Italiani e Russi.

Nei campi di battaglia degli anni ’40

Ucraina. Le direttrici della controffensiva dell'esercito ucrainoKarkhiv (Karkhov in russo), Kursk, Donesk, sono tutte zone che già all’epoca furono investite dal rullo compressore della guerra e come un macabro flash back si ripropongono alla vista degli storici.

Incredibile pensare che le mitragliatrici MG42 donate dalla Nato e già presenti dalla parte tedesca nella Guerra Mondiale, tornino a sparare contro i russi.

Assurdo che i carri armati Leopard di fabbricazione tedesca e con delle croci identificative simili a quelle del 1940 tornino ad imperversare negli oblast ucraini, sempre contro i russi.

Così come l’M113, probabilmente donato dagli italiani, protagonista del fatto d’armi appena raccontato.

È l’assurdo della guerra e l’incredibile ripetitività dei fatti. Chi avrebbe mai potuto presagire una storia simile poco più di un anno fa? Che oggi quei luoghi rivivessero gli stessi massacri dell’epoca, quelle armi riprendessero a sparare in quelle località.

Intanto la guerra continua. Una guerra infinita, da cui non si trova una via d’uscita, né diplomatica né militare.

Due posizioni inconciliabili

Soldato ucraino al fronteNon è stato difficile intuire che gli schieramenti in campo non sarebbero riusciti a prevalere l’uno sull’altro, ma soprattutto non è stato difficile capire che gli ucraini non avrebbero mai «mollato». Da qui l’ipotesi cruda dell’analista militare: Una guerra interminabile.

Dall’altra parte i ragazzi russi. Giovani, quasi sempre provenienti dalle località più sconfinate e disperate della Russia. Mobilitati sulla base dell’età, dai diciotto anni in poi.

Ragazzi che speravano nella leggerezza delle mode occidentali, affamati di conoscenza e vittime ereditarie di settant’anni di dittatura comunista. Guardavano all’orizzonte, speranzosi di un sogno, speranzosi di un modello di vita «normale».

Oggi, come nella Seconda guerra mondiale, muoiono a migliaia nelle campagne dell’Ucraina, per una guerra che certamente non sentono propria, per una terra che non è mai stata loro e della quale a nessuno importava se non agli oligarchi russi.

Ci torna allora alla memoria la narrazione dello scrittore Sven Hassel, danese, arruolato a forza nell’esercito tedesco, che raccontava di «Ivan» — il nomignolo affibbiato ai soldati russi dai tedeschi —, che s’immolava davanti alle mitragliatrici tedesche, cadendo insieme ai suoi compagni a migliaia nel nome del comunismo e di Stalin.

Ancora un maledetto ricorso storico. Ancora una serie di avvenimenti già vissuti sui libri di storia. Ancora la follia dei dittatori…

Massimiliano Burri

 

 

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