STATI UNITI

Sulla scia di Obama e Reagan,
Trump lascia l’Unesco

 

Il presidente Donald Trump ha annunciato il ritiro formale a fine 2018 degli Stati Uniti dall’Unesco, l’organizzazione delle Nazioni Unite preposta a promuovere pace e sicurezza attraverso la collaborazione scientifica, culturale e nell’educazione. La motivazione addotta sarebbe il suo «pregiudizio anti-israeliano». Anche Israele infatti si avvia a lasciare l’organismo internazionale. Secondo le fonti più accreditate la decisione è stata presa in seguito alle recenti risoluzioni dell’Unesco che hanno condannato Israele e gli insediamenti nei territori occupati in Cisgiordania, risoluzioni che Washington considera anti-israeliane.

La decisione conferma le direttrici di politica estera degli Usa, perseguite dagli uomini che si succedono alla guida della Casa Bianca, indipendentemente dalle loro personalità e dallo schieramento politico al quale appartengono. Il repubblicano Ronald Reagan era uscito dall’Unesco nel 1984 accusandolo di essere filosovietica. Gli Usa rimasero fuori per vent’anni prima George W. Bush autorizzasse nel 2003 il rientro, nel clima ambiguo della consonanza anti-terrorismo seguita alla distruzione delle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001. Dopo l’ammissione all’Unesco della Palestina come Stato nel 2011, il democratico Obama, pur senza un’uscita formale, decretò la sospensione della quota di contribuzione statunitense all’Agenzia culturale dell’Onu, che ammonta a 80 milioni di dollari l’anno, pari a circa un terzo del suo bilancio. E c’è da credere che se Hillary Clinton avesse prevalso nella scalata alla presidenza Usa, avrebbe fatto oggi la stessa mossa di Trump.

Attiva dal 1946, l’Unesco, che ha sede a Parigi, è stata una delle prime Agenzie specializzate create dalle Nazioni Unite: ha lo scopo di promuovere la pace e la comprensione tra i Paesi tramite l’istruzione, la scienza, la cultura, la comunicazione e l’informazione, nel segno «del rispetto universale per la giustizia, per lo stato di diritto, per i diritti umani e le libertà fondamentali».

Nonostante qualche andirivieni nel tempo, l’Unesco conta oggi, prima dell’uscita di Usa e Israele 195 membri effettivi e 10 associati – sembra che gli Usa intendano rimanere a Parigi come «osservatori» – e gestisce programmi su quasi tutto il Pianeta. Una delle sue attività più conosciute e popolari è il mantenimento della lista dei patrimoni dell’umanità, siti importanti dal punto di vista storico, culturale o naturale, la cui conservazione e sicurezza è giudicata importante dalla comunità mondiale. L’Italia è il Paese che con i suoi cinquantatré siti, ne conta il maggior numero, seguita al secondo posto dalla Cina.

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