LA SINDROME DELL’AVANA

Un’invenzione le armi
per il disturbo della mente

Diverse analisi scientifiche smentiscono la consistenza della cosiddetta «Sindrone dell'Avana» determinata da armi non convenzionali ad energia elettromagnetica o stimoli sonori usate dai russi ai danni di diplomatici americani.

 

Un’inchiesta internazionale portata avanti per un intero anno da giornali e agenzie giornalistiche prestigiose come The Insider, 60 minutes della Cbs, Der Spiegel, ha contraddetto quanto dedotto dalle agenzie investigative americane circa il coinvolgimento della Russia nella fantomatica Sindrome dell’Avana che avrebbe colpito personale diplomatico degli Stati Uniti in varie parti del mondo.

I disturbi accusati da alcuni diplomatici americani più che ad un'improbabile 'Sindrome dell'Avana' sono probabilmente determinati all'eccesso di stressLe nuove «evidenze» risiederebbero nella localizzazione di personale dei servizi russi nelle capitali dove circolavano anche i diplomatici Usa, e in alcune tracce di sviluppo di armi non convenzionali ad energia elettromagnetica o stimoli sonori.

La Bbc aveva inizialmente ripercorso la storia di questa associazione, tra sindromi e deficit riscontrati tra il personale e lo sviluppo della teoria dell’aggressione esterna con armi nuove e non convenzionali.

Il professore dell’Università dell’Illinois, James Lin, che aveva condotto esperimenti con le micro onde generando pressione sul suo cervello durante la guerra fredda, ha per primo associato i disturbi segnalati con l’uso di armi non convenzionali, il cui sviluppo si contendevano Usa e Urss.

Questo spiegherebbe la persistenza di tale associazione anche nell’attuale contesto geopolitico.

Che cosa sarebbe la Sindrome dell’Avana

Prima però di arrivare alle cause, si deve analizzare la sindrome, ossia se ci sia stata o no un’oggettiva e apprezzabile disfunzione o lesione agli organi uditivi, nervosi, cerebrali.

Uno studio pubblicato nel 2019 sul Journal American Medical Association (Jama) del 2019, anche se con un campione molto basso e con l’esplicito invito a maggiori approfondimenti, marcava una differenza tra il gruppo che riferiva la sindrome e quello di controllo.

Successivamente, un altro studio del 2020 commissionato dal Dipartimento di Stato Americano, ha individuato come plausibile la causa, tra le altre, in onde radio inviate dall’esterno.

Questi indizi, però, sono stati completamente esclusi da due successivi e recenti studi (marzo 2024, qui e qui) che hanno escluso differenze significative o apprezzabili divergenze nell’analisi delle persone che hanno riportato detta sindrome, comprate al gruppo di controllo.

Il forte stress come responsabile più plausibile

Si sono riferite più plausibili associazioni con fattori di forte stress dovute alla qualità della vita dei pazienti.

Nonostante, si possa sempre condurre ulteriore sperimentazione alla ricerca di qualcosa che sfugga alla strumentazione precedente, è utile richiamare il parere di uno specialista cha ha seguito tutto l’evolversi della questione sul piano scientifico: Sergio Della Sala, specialista in neurologia, direttore dell’unità di Neuroscienze cognitive umane dell’Università di Edimburgo e presidente del Cicap.

Interessante questa intervista su Query la rivista online Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze (Cicap), molto dettagliata, in cui, si specifica l’impossibilità fisica della teoria che associa ad «armi segrete con micro onde» i sintomi riscontrati, che, evidentemente, meriterebbero un differente approccio per essere curati.

Molto interessante, poi, il rapporto tra politica e scienza, che merita di essere sviluppato.

La sfiducia verso le evidenze scientifiche

Il criticato approccio politico alla scienza comporta delle distorsioni dal punto di vista dei risultati, ma, soprattutto, alimenta una cognizione falsata da parte del grande pubblico, con notevoli ripercussioni sulla fiducia verso il mondo accademico, visto come un agente dell’agone politico.

Tale meccanismo è stato ampiamente scandagliato durante la pandemia di Covid, come, portando le grandi agenzie a dedicare ampio spazio alla confutazione delle teorie «complottiste», le cosiddette fake news.

Il complottismo, infatti, è un fenomeno autoalimentato dalla sfiducia verso tutto ciò che viene offerto dalle maggiori agenzie giornalistiche pubbliche che non vengono percepite come distinte rispetto al potere politico, il quale, peraltro, si consuma a vari livelli di cui, quello percepibile, sarebbe quello democratico, ad uso e consumo del popolo.

Se molti giornali tendono a presentare una dicotomia tra notizie da loro veicolate (verificate) e il sapere offerto da internet, forse anche per gli introiti che questa fonte di informazione drena a scapito dei primi, rimane ancora più problematica la diffusione di «inchieste» che partono da presupposti scientifici tanto fallaci, come quella sulla cosiddetta Sindrome dell’Avana.

Il controllo della mente è possibile?

Nell’inchiesta, poi, viene anche spiegato un possibile movente riguardo gli attacchi che hanno interessato soprattutto il personale diplomatico Usa in Cuba, sarebbe stata infatti una mossa dei Russi per inceppare il progresso delle relazioni tra l’Amministrazione Obama e Fidel Castro.

Peccato che lo storico incontro tra i due segua di poco quello tra Papa Francesco e Kirill (tutt’ora Primate ortodosso, considerato dalle cancellerie occidentali eminenza grigia della dottrina imperialista russa) sull’isola, i quali, soprattutto il primo, hanno di certo facilitato questa distensione.

Al di là di questo, facendo però notare come qualsiasi movente politico, in mancanza di dati, possa essere ribaltato, non si può obiettare che uno dei campi dove si stanno sperimentando di più le influenze politiche, è quello del controllo della mente e delle scelte delle masse.

Questo ambito, poi, è certamente appannaggio della scienza della comunicazione, delle agenzie di informazione, che, anche sfruttando i social, cercano di veicolare più suggestioni che fatti e argomentazioni, influenzando l’opinione pubblica (è emessa, a tal proposito, anche la nuova figura professionale dell’influencer).

Una brutta figura per gli Usa

E mere suggestioni sembrano le tesi dell’inchiesta da cui siamo partiti, la cui stessa conclusione, nel criticare i risultati dell’indagine delle agenzie governative di intelligence che avevano escluso il coinvolgimento di un paese terzo, suona più o meno come un «gli Usa non vogliono ammettere che hanno subito un atroce sconfitta dalla Russia».

Non parliamo poi degli effetti di questo ripiegamento complottistico sulle stesse vittime che, ovviamente, dopo quanto dichiarato da 60 minutes si sentono non tutelate dal proprio governo contro una (presunta) aggressione da parte del nemico russo che, viste le possibilità fantascientifiche delle sue tecnologie militari, diventa quasi un nemico metafisico.

In ciò, sembra, stia il condizionamento: nel forzare buon senso ed evidenze scientifiche per veicolare, solo in base al principio di autorità e del blasone della propria etichetta informativa, accuse che sembrano ricalcare quelle di presunti chip impiantati nel cervello degli attentatori del Crocus, manovrati quindi a distanza.

Inutile dire che, in entrambi i casi, si pesca a piene mani nell’immaginario costruito dall’industria cinematografica, altro attore forse non indifferente al controllo della mente e alla manipolazione delle masse.

Armando Mantuano

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