CRISI LIBICA

L’Egitto pronto
ad entrare in guerra

Nella crisi libica è pronto ad entrare anche l'Egitto

 

La crisi libica che dura ormai da quasi 10 anni, con la contesa tra Fayez al Sarraj e Khalifa Haftar che si è progressivamente trasformata in una guerra per procura condotta da diversi Stati, rischia di vedere ora l’Egitto entrare in armi nel Paese.

Crisi libica. Un'ipocrita stretta di mano tra Fayez al Sarraj e Khalifa HaftarFin dal febbraio 2011 il Cairo ha guardato con interesse a ciò che stava accadendo ad ovest, anche se gli eventi che hanno portato prima alla destituzione di Mubarack quindi alla dittatura ed alla successiva caduta dei Fratelli musulmani con Morsi e l’ascesa finale di Fattah al Sisi hanno consigliato al paese di tenere un profilo basso.

Ora però che la Turchia di Recep Tayyip Erdogan sta partecipando attivamente alla contesa e gli uomini di Ankara si dirigono verso Sirte, al Sisi ha minacciato un intervento diretto se le truppe del «sultano» dovessero continuare ad andare avanti. Parole che però hanno provocato la reazione di al Sarraj sostenuto da Ankara.

Le truppe fedeli al Governo di accordo nazionale, dopo una lunga scia di vittorie, da diversi giorni sono impegnate per riprendere il controllo di Sirte, centro costiero strategico di accesso ad est, ma la città natale di Muammar Gheddafi, per l’Egitto, «è una linea rossa», ha avvertito il presidente al Sisi. Quindi «se tale linea venisse superata, sarebbe necessario un intervento diretto. Anche perché a questo punto un intervento egiziano sarebbe legittimo a livello internazionale».

Da anni Erdogan sta portando avanti un «nuovo ottomanesimo» cercando di accrescere la zona di influenza turca nell’area Mena per guadagnarsi la leadership nel mondo musulmano, quanto meno quello sunnita, ed ora vuole sfruttare il vuoto di potere libico per estendere la propria influenza fino all’Egitto, una prospettiva che ovviamente non può piacer ad al Sisi.

Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry precisando che «un intervento militare in Libia sarebbe solo l’ultima opzione per preservare la nostra sicurezza», mentre il governo di Tripoli in una nota ha definito l’intervento del leader egiziano come un «atto ostile ed una dichiarazione di guerra».

In tutta questa confusione però sembra allontanarsi sempre di più la soluzione della crisi libica dal momento che la minaccia di intervento dell’Egitto suona come l’avvisaglia di un muro contro muro con Ankara, che poche ore prima aveva chiesto ad Haftar di ritirarsi da Sirte e con Erdogan che sempre più assetato di potere non sembra voler lasciare nulla di intentato.

Fabrizio Di Ernesto

 

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