AMBIENTE & SICUREZZA

Virginia Raggi,
il Boja de Roma

 

Il pino è fascista? Allora lo dobbiamo abbattere. Questo, in breve, lo sconcertante ragionamento della sindaca di Roma Virginia Raggi. Sul social Facebook la Raggi si è lanciata in una goffa quanto antiscientifica crociata per l’abbattimento di tutti, ma proprio tutti, i pini che caratterizzano le belle vie e le stupende piazze romane.

«Gli alberi di Roma cadono perché spesso risalenti all’epoca del Fascismo»: questo è quello che ha scritto e pubblicato sui social la Raggi. Questa dichiarazione d’amore, per le motoseghe antifasciste, è stata resa pubblica dopo la strage di piante causata dal forte vento dei giorni scorsi. Il vento, che ha soffiato fino a 100 chilometri all’ora, ha causato la caduta di molti alberi causando anche un morto a Guidonia, oltre a vari feriti e non ha risparmiato diverse auto.

Dalla sindaca, pubblicamente, sono stati dichiarati malati ed a rischio due alberi su tre. Forse un conteggio eccessivamente approssimativo ed allarmistico. Forse la nostra Virginia, per sfuggire alle domande scomode di molti cronisti e scampare agli attacchi dei suoi avversari politici, ha vestito la tuta da boscaiolo, ma non le dona. Non ci fa una bella figura. Meglio comunque le stava il brutto vestito, creato per lei dallo stilista Camillo Bona, per la prima del Rigoletto al teatro dell’Opera di Roma. Mah!

La colpa è sempre degli amministratori precedenti. I grillini, Raggi in testa, sono maestri in questo. In questo sono sicuramente i migliori. Sempre lì ad additare quello che gli altri non hanno fatto, ma mai un’autocritica, per la carità! In questo caso le manutenzioni e le potature non disposte dai sindaci precedenti. Invece di criticare, sarebbe ora di cominciare a fare qualcosa di concreto Virginia cara. Un esempio? Rimpinguare il numero dei giardinieri romani che da 2000 di qualche anno fa sono rimasti in meno di 200. Questo si potrebbe fare e sarebbe un bel segnale. Altro che reddito di cittadinanza. Pagare persone per lasciarle a casa, con una mancia elettorale, non serve al paese e non restituisce dignità. Dare lavoro, invece, risolverebbe molti problemi.

«Serve un piano straordinario per l’abbattimento di tutti gli alberi malati e arrivati a fine vita a Roma – continua Virginia Raggi –. Si tratta di piante per le quali non c’è alcun rimedio e per le quali non basta la manutenzione. Questi alberi li potremo sostituire piantandone altri, giovani e sani, al loro posto. Molti degli esemplari caduti hanno circa 90 anni: sono stati piantati durante il regime fascista ed ora sono giunti al termine della loro esistenza. Si tratta di piante per le quali non bastano le cure ordinarie».

Molti agronomi e dottori Forestali sono inorriditi dalle tesi della Sindaca di Roma. Sarebbero pochissimi gli alberi non recuperabili. Per tutti gli altri una buona manutenzione li metterebbe al riparo da cadute e distacchi repentini. Anche la Raggi ammette che se si dovesse attuare questo scellerato piano di abbattimenti indiscriminati «inevitabilmente, cambierà anche il paesaggio di Roma. I pini secolari fanno parte del panorama di Roma». E questo non può succedere, sarebbe uno scempio, un affronto alla città ed ai suoi abitanti ma non solo! Lo sarebbe per tutti quelli che vengono a Roma per goderne del suo fascino.

Insomma un’amputazione illogica e senza basi scientifiche. Fatta per ragioni di comodo e per accontentare un popolo disorientato e che non capisce più dove sta la ragione. Un’amputazione insomma ideologica. La Raggi sembra sempre più assomigliare a Giovanni Battista Bugatti, soprannominato «Mastro Titta il Boja de Roma», che fino al 1857, partendo dalla Città Eterna, girava il centro Italia con la sua ghigliottina dove decapitò 516 persone. Un brutto accostamento per giovane avvocato.

Lino Rialti

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