IL DC9 ITAVIA ABBATTUTO NEL 1980

La verità su Ustica
fa ancora paura

Dopo 43anni la strage di Ustica resta ancora un mistero. Il relitto del Dc9 Itavia

 

La strage di Ustica resterà un mistero. Sono passati 43 anni eppure non si è ancora riusciti a fare luce su uno dei tanti misteri d’Italia. Bugie, omissioni, coperture e morti sospette. Una vera e propria cortina fumogena, stesa, sapientemente, da terzi, non certo poi così sconosciuti.

Strage di Ustica resta ancora un mistero

C’era la guerra sul Tirreno meridionale quel fatidico 27 giugno del 1980. L’aereo del dittatore Mu’ammar Gheddafi, in volo verso la Polonia, due caccia di scorta e poi il Dc9 Itavia, che era partito con più di un’ora di ritardo dall’aereoporto di Bologna con destinazione Palermo. Unica colpa dell’aereo civile italiano quella di trovarsi nel posto sbagliato, nel momento sbagliato.

L’attacco portato all’aereo libico da due caccia «fantasma», l’abbattimento del Mig 23 di scorta al leader libico e poi l’esplosione in volo del Dc9 Itavia, causata da un missile a «ricerca termica» attratto dalla massa del Jet italiano, ma soprattutto dal calore emesso dai due motori a reazione, posti nella coda.

La serie dei depistaggi

Una ricostruzione degli aerei in volo nel Mediterraneo in quel tragico 27 giugno 1980«Guarda è un… Questa fu l’ultima l’esclamazione di uno dei due piloti del Dc9 Itavia trovata nella scatola nera. Il primo tentativo di depistaggio fu l’ipotesi della bomba, ma ben presto le indagini smentirono questa teoria. Poi si arrivò al missile, di certo la supposizione più calzante, visto la ricostruzione dei fatti e la successiva analisi del relitto, recuperato nelle profondità del Tirreno.

Purtroppo dopo 43 anni d’incessante attività investigativa, tutta l’inchiesta potrebbe essere archiviata. Il magistrato Erminio Amelio, infatti, non ha mai ottenuto le rogatorie internazionali richieste. Gli Stati interrogati (Usa, Belgio, Germania, Francia ma anche il governo provvisorio di Tripoli) hanno sempre replicato con informazione sommarie, o addirittura, non hanno proprio risposto.

Il muro di gomma

Ambiguità, opacità ma soprattutto un vero e proprio «muro di gomma» come scrisse il giornalista Andrea Purgatori, sulle pagine del Corriere della Sera.

«La Repubblica è vicina ai familiari delle vittime ed è partecipe del oro insuperabile dolore» ha dichiarato il Presidente della repubblica Sergio Mattarella, in occasione della ricorrenza, aggiungendo: «La memoria continua a sollecitare solidarietà e impegno comune».

Già. Probabilmente alla stessa stregua di tante altre stragi, anche questa sarà destinata a qualche sottoscala polveroso dell’archivio del Tribunale Penale di Roma. Tuttavia rimarrà per sempre nella memoria del popolo italiano. Come la Strage di Bologna, compiuta un mese e mezzo dopo, della quale si conosce la verità giudiziaria ma non certo quella storica. Troppe le morti sacrificate sull’altare delle «ragion di stato».

Tutto ciò non farà altro che impedire il rimarginarsi delle ferite inflitte al popolo in un periodo buio della nostra storia repubblicana. Una sorta di «colonna infame» di manzoniana memoria, eretta per salvaguardare gli equilibri internazionali ma che tanti lutti ha provocato alla gente comune.

Massimiliano Burri

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