PERUGIA

L’indagine bomba
sulla Sanità umbra

 

In Umbria è arrivata l’ora di cambiare. L’inchiesta della Procura di Perugia ha scoperchiato un pentolone dove, da troppi anni, sobbolliva un liquame fetido e venefico: la sanità umbra è fradicia. Sotto ad una crosta sottile ma durissima, e costantemente imbellettata, si celava un cancro mortale.

Ora se ne hanno le prove. Gli investigatori della Guardia di Finanza hanno scoperto un malaffare generalizzato che vedrebbe come gestore il Partito Democratico locale. Sono stati passati al setaccio otto concorsi per trentatré diverse posizioni, da quelle di ausiliario a dirigente medico. Gravi gli indizi di reità e particolari raccapriccianti sono stati resi noti.

L’indagine bomba ha sconquassato la compagine amministrativa della sanità del cuore verde d’Italia, coinvolti a vario titolo il presidente della regione dell’Umbria, Catiuscia Marini, Emilio Duca, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Perugia, Gianpiero Bocci, segretario del Partito Democratico umbro, Luca Barberini assessore alla sanità della regione Umbria, Maurizio Valorosi e Diamante Pacchiarini rispettivamente direttore amministrativo e direttore sanitario dell’azienda ospedaliera di Perugia ed altre figure di minor rilevanza pubblica.

Utilizzati tutti i mezzi a disposizione per raccogliere le informazioni utili a scoprire il malaffare. Dalle intercettazioni ambientali, apponendo varie cimici in luoghi frequentati dal gruppo, e persino l’utilizzo di un trojan spedito nel telefonino di Emilio Duca. E grazie a questo trojan sono state captate conversazioni utilissime all’indagine che Duca aveva effettuato al di fuori del suo ufficio.

Emilio Duca, avvisato da altri membri del gruppo, della possibile presenza di cimici nel suo studio, aveva fatto bonificare gli ambienti da una ditta specializzata e, spudoratamente aveva fatto pagare la fattura all’amministrazione dell’Ospedale. L’importo di 1342 euro, pagato con i soldi dei contribuenti, gli è costato l’accusa di peculato. Addirittura Duca avrebbe richiesto ed ottenuto favori sessuali da parte di una candidata in cambio delle prove d’esame e dell’ammorbidimento della commissione esaminatrice.

È sconcertante la lunga lista delle persone coinvolte a vario titolo. Lascia senza parole la sequela, ma è sintomatica. Rappresenta la prova regina dell’esistenza di un vero e proprio «sistema Umbria» di corruttele e favoritismi in barba alla tanto agognata meritocrazia.

Oltre ai nomi già emersi, risultano indagati anche Walter Orlandi, attuale dirigente responsabile regionale della Sanità, Roberto Ambrogi, responsabile ufficio contabilità e bilancio, Domenico Barzotti, componente e segretario della commissione esaminatrice del concorso da infermiere, Lorenzina Bolli, presidente di una commissione di uno dei concorsi, Riccardo Brugnetta e Amato Carloni, componenti commissione riservata al personale della Regione, Gabriella Carnio, responsabile delle professioni sanitarie, Maria Cristina Conte, responsabile ufficio personale, Pasquale Coreno, generale dei carabinieri in congedo, Potito D’Errico, docente universitario e primario di odontoiatria, Giuseppina Fontana, componente commissione riservata al personale della Regione, Rosa Maria Franconi, dirigente Ufficio acquisti e appalti, Antonio Tamagnini responsabile attività amministrative e sperimentazioni cliniche, Maurizio Dottorini presidente commissione di uno dei concorsi, Patrizia Mecocci docente e direttore scuola di specializzazione in geriatria, Paolo Leonardi dipendente azienda ospedaliera, Marco Cotone segretario regionale Uil-Fpl, Eleonora Capini candidata in un concorso truccato, Vito Aldo Peduto direttore di Anestesia e rianimazione, Simonetta Tesoro dirigente medico Anestesia e rianimazione, Mario Pierotti padre di una delle candidate in un concorso truccato, Francesco Oreste Domenico Riocci brigadiere della Guardia di Finanza, Milena Tomassini dipendente regionale, Serena Zenzeri componente ufficio procedimenti disciplinari, Giampiero Antonelli, Moreno Conti, Fabio Gori, Alessandro Sdoga, Domenico Oristanio.

Urge ripristinare la legalità. Restituire dignità alla sanità dell’Umbria. Partire da una riforma profonda delle metodiche di selezione e di premialità della dirigenza e di tutti i dipendenti. Una rivoluzione meritocratica non può più attenere. La rivoluzione meritocratica dei criteri di valutazione dell’operato svolto dal personale. Non può bastare che un dipendente sia presente diligentemente sul luogo di lavoro per renderlo efficiente.

Le campagne contro l’assenteismo non hanno sicuramente risolto granché alla luce di questa indagine. Attualmente, ogni dipendente viene valutato per il suo operato da un superiore, ma le valutazioni sono aria fritta, prendono in esame obiettivi teorici buoni solo a generare un sistema che appiattisce verso il basso la qualità e frustra chi vorrebbe lavorare e fare bene.

Le varie spending review hanno solo tagliato, e stanno tagliando, risorse nei confronti del cosiddetto comparto, ossia di chi veramente è in corsia e lavora ma non hanno intaccato i folli emolumenti delle dirigenze che, con contratti privatistici, si autoincensano chiudendosi in torri d’avorio dalle quali perdono il contatto con la realtà e pretendono di governare i reparti senza toccare un paziente. Direttori di struttura pagati molto profumatamente per incarichi e competenze non confutabili, ottengono premi speculando su risparmi che impoveriscono chi veramente lavora in sanità e mette cuore ed anima stando al fianco del paziente.

Insomma è giunta l’ora di una svolta. Ricordiamocene nelle prossime elezioni.

Sergio Reali

Nella foto di copertina due degli arrestati nell’indagine sulla sanità umbra: il segretario del Pd dell’Umbria Gianpiero Boccie l’assessore alla Sanità Luca Barberini, nel riguadro insieme alla presidente della Regione Catiuscia Marini, indagata.

Il 16 aprile Catiuscia Marini ha gettato la spugna e si è dimessa dalla presidenza della Regione Umbria.

Lascia un commento