BARI

Per il sindaco l’accesso ispettivo
è un atto di guerra

La Sala Consigliare del Comune di Bari

 

Dopo l’inchiesta della magistratura su mafia e politica il Viminale ha comunicato l’istituzione di una commissione d’accesso per valutare il commissariamento del Comune di Bari, suscitando la scomposta reazione del sindaco Antonio Decaro del Pd. Il primo cittadino del capoluogo della Regione Puglia, ha etichettato l’azione amministrativa dovuta, come strumentale e ad orologeria, in vista delle imminenti elezioni di maggio. Vediamo perché è stata la reazione più sbagliata che potesse esserci.

Prima gaffe del sindaco Decaro

Il sindaco di Bari Antonio DecaroIl Sindaco di Bari, che è anche presidente dell’Anci, si proietta in clima elettorale individuando tra gli indagati, indagine a cui è seguita l’inchiesta amministrativa, due eletti nel centrodestra. Ebbene, da ciò si evince, casomai, che, ad essere stato «tempestivo» è stato il lavoro degli organi inquirenti, lo stesso motivetto che veniva contestato da Berlusconi da decenni e su cui il centrosinistra ha sempre replicato arroccandosi attorno al potere giudiziale.

Seconda, terza e quarta gaffe

Seconda, uno dei due esponenti eletti nel centrodestra indagati è in realtà passato, dopo meno di due anni, alla maggioranza, che è di centrosinistra a Bari da 20 anni. Anche se il voto, su cui si indaga, la vedeva candidata col centrodestra, il consolidamento del potere politico per attuare lo scambio si proiettava con indosso un’altra casacca, segno eloquente, casomai, che la logica della mafia è bipartisan.

Terza, se la commissione voluta dal Viminale è un effetto della legge antimafia si dovrebbe avere il coraggio di contestarla. La legge antimafia prevede il commissariamento per collegamenti anche di un dipendente comunale, una legge, quindi invisa a tutti gli amministratori, di destra e di sinistra, eppure mai toccata da nessuno per il suo alto valore simbolico.

Fabio Rampelli (Fdi), Vicepresidente della Camera dei Deputati, ricorda che questa legge non è stata firmata da Fratelli d’Italia, un partito che, notoriamente, è nato con una forte carica iconica di lotta antimafia avendo come «padre nobile» (o almeno come riferimento, anche personale, della presidente Meloni) il Giudice Paolo Borsellino.

Se, poi, per gli stessi esponenti Pd, la legge antimafia «non si tocca», è assurdo amplificarne gli effetti negativi quando ci si sente coinvolti, e non pensare che proprio questo crei i presupposti per la sua modifica.

Quarta, dove sta la collaborazione tra le istituzioni? Davvero non una buona lezione di democrazia.

Quinta, clamorosa gaffe comunicativa

Quarta, e per me è clamoroso, è nell’affermazione che «la commissione è un atto di guerra alla città di Bari». Ovvero, un linguaggio che un mafioso avrebbe volentieri preso in prestito per combattere lo Stato, il potere centrale, e per corroborare la retorica vittimistica che nutre il consenso alle para-istituzioni criminali al Sud.

Possibile che nessuno abbia notato il fallace registro comunicativo e, anzi, tutti i sindaci Pd si siano uniti, per atto di fede — o forse perché conoscono l’onestà del personaggio —, attorno a Decaro (addirittura convocata per il 23 marzo, dal PD e dalla CIGL regionali, una manifestazione, dalle motivazioni confuse, chiamata «Bari non si tocca»), sostenendone così la reazione scomposta e sgrammaticata.

Se gli eccessi verbali e di postura vengono stigmatizzati da una parte, tanto più lo devono essere verso i propri, almeno per fare percepire una minima distinzione.

Peraltro, l’attuale Sindaco, poteva aspettare un attacco personale, per scatenare una difesa decisamente fuori luogo, oggi. Anche il commissariamento del Comune è, infatti, del tutto eventuale e, forse, potrebbe pure mancare, anche in virtù delle imminenti elezioni.

La paura del voto

In realtà un atto ispettivo, a seguito dell’indagine per voto di scambio che ha coinvolto Bari, è una buona notizia per i nuovi candidati, tra cui non figura nemmeno l’attuale Sindaco (il che rende ancora di più inopportuna la sua reazione).

Il nuovo Sindaco potrà ripartire da una pagina bianca, forte dell’ attenzione e della vigilanza dello Stato per recidere i legami (anche nascosti) tra istituzioni e mafie, in un clima, si spera, di collaborazione con l’altra parte politica, sconfitta.

Certo, se dopo la lotta al voto di scambio delle Istruzioni italiane (prima della Magistratura e poi del Ministero), e, quindi, si spera, in clima più libero e sereno, dopo 20 anni, vincesse il centrodestra…

Armando Mantuano

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