PILLOLE DI CALCIO/3

Alessandro Florenzi, ovvero
non stuzzicare il can che dorme

 

«Sei alto un c…zo ed un barattolo e parli pure? Taci». Alessandro Florenzi, il capitano della Roma, è stato saggio, ha resistito alla provocazione, non ha replicato duramente, nessun gesto inconsulto, non si è fatto espellere.

Ha incassato lo sfottò gratuito, con tanto di mimica, da parte di Cristiano Ronaldo, ed ha tirato dritto per la sua strada. Quella strada che, pochi minuti dopo, l’ha portato a segnare un gol fantastico. Un gol costruito e finalizzato con cuore, caparbietà e classe. Un cucchiaio di rara bellezza.

Florenzi, confermando la sua saggezza, avrebbe potuto correre sotto il muso dello strafottente portoghese per rinfacciargli quella battuta così «altezzosa», ma ha preferito correre sotto la Sud, a festeggiare con i suoi tifosi, che, delusi dall’andamento della partita, ormai non ci speravano più. Perché era una partita complicata, perché la Roma, per lunghi tratti era sembrata in soggezione, indifesa, impaurita, davanti ad una Juve che, seppur venuta «in pace», era stata capace comunque di creare quattro occasioni da gol, tutte sventate dal sempre più bravo Mirante.

Faceva una sorta di tenerezza la Roma contro la Juve, mostrava tutti i suoi attuali limiti, sia tecnici, che tattici, ma soprattutto i suoi limiti caratteriali. Non che in precedenza la squadra avesse particolarmente brillato, ma al cospetto di una squadra più impegnativa, domenica sera la Roma era ridiventata Rometta. Un gruppo timido, spaventato, quasi impotente di fronte ai campioni d’Italia. Una gara in cui, pur balbettando ogni tanto parvenze di gioco, aspettava stabilmente che gli avversari facessero il loro comodo. Ma nel loro comodo non era stata prevista la maleducazione, la strafottenza. Ma chissà se Ronaldo con la sua provocazione a Florenzi, con una scenetta da torneo dei bar, assolutamente non degna di un fuoriclasse della sua fama, non abbia in qualche modo tirato fuori attributi a chi attributi, fino a quel momento, non aveva mostrato.

Mai stuzzicare il can che dorme, mai stuzzicare un ragazzo che rappresenta l’orgoglio di Vitinia, una borgata che Alessandro ancora frequenta, e quando quel ragazzo con la fascia di capitano della Roma sul braccio si è involato verso la porta avversaria, ha sentito che tutta la borgata era con lui, e lui non ha tradito, neanche questa volta. I piedi non saranno quelli di un fuoriclasse, ma il cucchiaio è d’autore.

D’altronde aver vissuto tanti anni insieme a Totti sarà pure servito a qualcosa…

Marco Biccheri

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