PALESTRA ITÁLIA

Insegnando
il calcio in Brasile

Vincenzo Fratta, Palestra Italia, quando gli italiani insegnavano il calcio in Brasile, Ed. Ultra

 

Il Palmeiras, la società di calcio che vanta il maggior numero di titolo conquistati in Brasile, ha il cuore italiano. A raccontare la storia della sua nascita è il libro di Vincenzo Fratta, Palestra Italia. Quando gli italiani insegnavano il calcio in Brasile, edito da Ultra.

Il passaggio da Palestra Italia a Palmeiras attraverso i suoi loghiNei primi anni del Novecento si era formata nello stato brasiliano di San Paolo un numerosa comunità italiana. Nel quindicennio compreso tra il 1887 e 1902 un milione duecentomila emigrati erano stati contrattati nel nord d’Italia per venire a lavorare nelle fazendas dello Stato di San Paolo, e in misura minore di Minas Gerais. Avrebbero dovuto sostituire gli schiavi nella coltivazione del caffè, ma ben presto la maggior parte di essi andrà a abitare e lavorare nella capitale dello Stato, contribuendo in maniera significativa al sviluppo della città.

In quegli stessi anni in Brasile era arrivato anche il calcio, destinato a diventare a partire dagli anni Trenta lo sport nazionale, tratto distintivo, insieme alla musica, del paese tropicale. Per il momento il «Futebol» era ancora soltanto un hobby praticato dai rampolli delle élite economiche che lo giocavano insieme ai figli dei funzionari delle società straniere presenti a Rio de Janeiro e San Paolo. Soltanto molti anni dopo nasceranno le caratteristiche torcidas che tutti gli appassionati di calcio oggi conoscono.

Lo storico stadio del Palestra Italia-Palmeiras demolito nel 2010 per far posto al moderno Alliaz ParqueDopo aver assistito al successo della tournee brasiliana delle nostre più forti rappresentative dell’epoca, il Pro-Vercelli e il Torino, quattro coraggiosi esponenti della comunità italiana di San Paolo intuirono che la capacità di attrazione e il fascino del calcio poteva trasformare la pratica sportiva in uno strumento per superare le divisioni regionali ancora troppo presenti fra i nostri connazionali e soprattutto per dimostrare il valore degli italiani di fronte alla società che li aveva accolti, e spesso sfruttati, ma non ancora sufficientemente apprezzati. Il 26 agosto 1914 nacque così la Palestra Itália, che deve però attendere il 1916 per vedere accolta la sua domanda di iscrizione al Campionato paulista.

La tifoseria del Palmeiras ricorda le origini italiane del team riproducendo nella coreografia il logo della Palestra ItaliaDurante le partite disputate dalla squadra l’intera colonia italiana cominciava a recarsi allo stadio per sostenere la compagine tricolore, tra la sorpresa e il disappunto della stampa locale. Ogni suo successo viene celebrato molto al di là della sfera sportiva, come la vittoria di un popolo sull’esclusione sociale che ancora patisce. E i successi non mancarono. Dopo i tre scudetti conquistati negli anni Venti, nel decennio successivo la Palestra diviene la più forte compagine brasiliana vincendo il Campionato consecutivamente nel 1932, 1933 e 1934 e poi ancora nel 1936 e 1940.

Palestra Italia diventa Palmeiras

Dopo aver contribuito in maniera molto rilevante alla diffusione e alla professionalizzazione del calcio in Brasile, nel 1942 la Palestra rischiò di venire soppressa per le misure repressive contro le comunità dei «sudditi dell’Asse», adottate dal paese tropicale entrato nella seconda guerra mondiale a fianco degli Stati Uniti.

Per salvarsi, la società sportiva dovette cambiare nome e battere, fuori e dentro il rettangolo di gioco, i suoi più temibili avversari in una partita che viene ricordata come l’Arrancada Heroica: il 20 settembre 1942 la capolista Palestra scese in campo come Palmeiras e vinse il primo titolo che inaugurava la nuova pagina della sua gloriosa e oggi centenaria storia. Il Palmeiras è tuttora la compagine brasiliana che vanta il maggior numero di titolo conquistati.

Pino Lancia

 

 

Vincenzo Fratta, Palestra Italia, quando gli italiani insegnavano il calcio in Brasile, Ed. Ultra

 

Vincenzo Fratta
Palestra Italia
Ultra, pp.138

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