LORENZO PUBBLICI, LA RUS’ DI KIEV

Un crocevia
fra Europa e Asia

La Rus' di Kiev. Il monumento ai leggendari fondatori della città di Kiev eretto sul lungofiume del Dnepr

 

Che cos’era la Rus’ di Kiev e chi può oggi legittimamente dichiararsi suo erede? Si tratta di un interrogativo il cui interesse a causa del conflitto tra Russia e Ucraina non è più confinato soltanto tra gli studiosi di slavistica. Un utile approccio all’argomento è costituito dal saggio di Lorenzo Pubblici, La Rus’ di Kiev, edito da Carocci.

Il territorio della Rus’ di Kiev sotto Jaroslav il Saggio, quando il principato raggiunse l’apice dell’espansione territoriale.Con l’invasione in larga scala iniziata nel febbraio 2022, Vladimir Putin intendeva cancellare l’Ucraina come nazione indipendente negando la sua esistenza come stato e popolazione autonoma e pretendendo di inglobarla nel territorio della Federazione Russa.

Si comprende quindi l’importanza che assume il dibattito sulla Rus’ di Kiev come antenato storico dell’ideologia del russkiy mir cara all’autarca moscovita.

L’intento di Lorenzo Pubblici non è tuttavia quello di approfondire le interpretazioni politiche odierne ma di ripercorrere la storia della Rus’ dalla sua nascita nella seconda metà del IX secolo, all’apice della sua potenza raggiunto nell’XI secolo con i principati di Vladimir il Grande, Jaroslav il Saggio e Vladimir Monomaco, fino al declino seguito all’invasione mongola, cominciata in via continuativa nel 1237, e alla successiva ascesa di Mosca.

L’autore è convinto che la Rus’ abbia una storia propria e che come tale andrebbe studiata. Essa comprendeva i territori delle attuali Ucraina, Bielorussa e Federazione Russa, ma anche la Galizia e la Volinia, regioni divise tra Ucraina e Polonia.

È innegabile la centralità di Kiev nella nascita e nello sviluppo di un centro di potere egemone che portò alla creazione di un’entità statuale più o meno coerente e unificante ma — secondo l’autore — è evidente che l’eredità della Rus’ sia un riferimento storico per i diversi popoli che vivono negli Stati nazionali sorti in quello spazio geografico.

«La storia della Rus’ — spiega Lorenzo Pubblici — è quella di un’entità statuale nata in una vasta regione popolata da tribù slave orientali a cui si è aggiunto il concorso di etnie e culture molto diverse, che insieme hanno dato vita a un organismo politico, economico e sociale eterogeneo, in grado di giocare un ruolo di primo piano nel contesto internazionale del tempo».

La centralità di Kiev

La sua origine è anch’essa oggetto di dibattito, in quanto la scarsità e il carattere tardo delle fonti, favoriscono le diversità di interpretazione. La narrazione prevalente attribuisce la fondazione della Rus’ di Kiev ai Variaghi, vichinghi provenienti dall’attuale Svezia, che si spinse a sud lungo il corso del fiume Dnepr stabilendosi infine a Kiev.

La città si trovava «in una posizione strategica, crocevia tra la Scandinavia, l’impero bizantino e i popoli nomadi delle steppe dell’Asia, con il Dnepr che costituiva l’arteria fondamentale attraverso cui scorreva la linfa vitale per le comunità che vi si insediarono e ne facilitò il commercio e le comunicazioni attraverso un vasto territorio».

L’élite variata, guidata da personaggi in parte leggendari si impose sulle popolazioni locali, dando vita alla dinastia dei Rurikidi e gettando le basi per la nascita di un centro di potere organizzato.

Lorenzo Pubblici, che insegna Storia e culture dell’Asia centrale premoderna all’Università di Napoli «L’Orientale», ha una posizione più sfumata che mantenendo l’influenza variaga pone l’accento sull’interazione tra le popolazioni del Nord Europa con le genti slave preesistenti.

Sotto i colpi dell’Orda d’Oro

Allo stesso modo non ama la dizione «giogo tartaro» generalmente usato per indicare i due secoli di dominio dell’Orda d’Oro sui territori di quella che era stata la Rus’ kievana.

In ogni caso l’invasione mongola determinò la divisione e il progressivo allontanamento delle varie parti del regno della Rus’, le quali imboccarono gradualmente strade distinte sul piano istituzionale e sul lungo periodo anche su quello culturale e identitario.

Mentre le regioni a sud-ovest subiranno il controllo e le influenze europee e cattoliche attraverso lituani e polacchi (Principato di Galizia-Volinia), la parte nord andrà a costituire l’incubatrice geopolitica di quello che nei secoli sarà l’Impero russo, subendo oltre all’ascendenza bizantina la possente impronta mongola.

La dominazione mongola (1240-1480) portatrice dai un tipo di civiltà che sotto svariate dimensioni dell’agire umano si può dire antitetica a quella europea-cristiana-occidentale, plasmò lo stato russo nella sua fase germinale moscovita. Sul peso di tale influenza il dibattito resta aperto.

Per coloro che dopo La Rus’ di Kiev intendano approfondire le successive vicende parallele di Ucraina e Russia — partendo dal ruolo dei cosacchi di Zaporizzja fino ad arrivare ai nostri giorni — è senz’altro di aiuto il saggio di Giorgio Cella Storia e geopolitica della crisi ucraina, pubblicato anch’esso dall’editore Carocci.

Vincenzo Fratta

 

 

Lorenzo Pubblici, La Rus’ di Kiev, Carocci editore

 

 

Lorenzo Pubblici
La Rus’ di Kiev
Carocci, pp.202

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