LOTTA LIBERA

Forza Frank Chamizo!
Ti vogliano in gara a Parigi

 Il 31enne italo-cubano Frank Chamizo Marquez campione mondiale di lotta libera

 

Abbiamo un campione di Lotta libera che è salito sui più alti podi mondiali portando con sé il tricolore, si chiama Frank Chamizo Marquez. Origini cubane, emigrato, cittadino italiano dal 2015, adesso Caporale maggiore dell’esercito italiano. Ha 31 anni e, se riuscirà a strappare il pass Olimpico, quest’estate parteciperà ai Giochi di Parigi.

Il palmares di Frank Chamizo vanta 2 medaglie d’oro e una d’argento ai mondiali, ma solo un bronzo alle olimpiadi.Il suo palmares è impressionante, eppure manca proprio una conferma olimpica per consacrarlo tra i più grandi. Per dire, ha conquistato 2 medaglie d’oro e una d’argento ai mondiali, ma solo un bronzo alle olimpiadi.

Il suo talento è indiscutibile, essendo anche uno dei pochi che ha battuto un autentica leggenda come Jordan Burroughs, recordman di titoli vinti in America tra olimpiadi e mondiali.

Questa potrebbe essere l’ultima possibilità per il lottatore di contendere il titolo olimpico, e ci è andato vicino proprio a Baku all’inizio di aprile, quando però, in finale, ha incontrato il campione di casa.

L’epico incontro di Baku

Frank Chamizo ha vinto l'argento ai Mondiali di Lotta nel 2019 in KazakistanConsiderato dai telecronisti della United World Wrestling (la federazione che ha organizzato la competizione) come l’incontro dell’anno poco prima della fine, ha avuto negli ultimi secondi ripetuti colpi di scena fino al ribaltamento del giudizio finale ad opera del coordinatore dei giudici che, unanimemente, avevano assegnato a vittoria all’italiano.

L’avversario azero, molto forte, aveva portato a casa otto punti, e il divario con Frank Chamizo a 10 secondi dalla fine era di ben 3 punti, dopo che non gli erano stati riconosciuti altri 2 punti in precedenza e gli arbitri avevano fermato spesso l’incontro lasciando margine di recupero soprattutto allo stanchissimo azero.

A tre secondi dalla fine Chamizo conquista due punti, arrivando al pareggio con l’azero sull’8 a 8, ma deve conquistare un punto in più, per vincere avendo l’azero la priorità.

In questo brevissimo lasso di tempo, Frank Chamizo riesce a prendere il piede dell’avversario e fargli piegare il ginocchio. I commentatori vedono chiaramente che il ginocchio arriva a terra, coì pure i giudici della materassina.

A tempo scaduto un challenge del presidente ribalta tutto, tutti sono increduli, l’allenatore italiano lascia il campo, i commentatori evidenziano la reazione del lottatore italiano che, oltretutto è richiamato in maniera brusca dall’avversario Bayaramov che spinge Frank Chamizo verso il centro, per la sua proclamazione, cercando di velocizzare il momento e cercare così di spegnere l’imbarazzo generale.

Vedendo l’incontro si fa fatica a non riconoscere l’ingiusto verdetto; tuttavia, è quanto rivela il lottatore italiano al rientro da Baku l’elemento più preoccupante.

La corruzione sempre dietro l’angolo

Prima su Instagram e poi in un’intervista a La Repubblica, nel commentare il triste epilogo dell’incontro, rivela la corruzione dell’organizzazione azera: gli avrebbero offerto 300mila dollari per perdere, ma avrebbe rifiutato, rivendicando fieramente che rappresenta l’Italia e l’Esercito, dicendo che «non è facile rompere la mia integrità».

Il suo allenatore ha annunciato il corso contro la decisione il cui esito è arrivato proprio ultimamente:

La federazione ha comunicato il riconoscimento di tutti gli errori segnalati, sospensione degli arbitri coinvolti, ma nessun ribaltamento del verdetto, cristallizzato in base al regolamento con la proclamazione.

Per compensare l’evidente irregolarità, il lottatore italiano, alle prossime ultime qualificazioni a Istambul (partenza 9 maggio), partirà da testa di serie senza la più lunga trafila di incontri preliminari. Il lottatore azero, però, ha già avuto il pass per le Olimpiadi di Parigi.

Se il verdetto della federazione getta una luce ancora più sinistra sulla vicenda, confermando di fatto la probabilità della tentata corruzione al nostro sportivo, vista l’ampiezza delle squalifiche, questo aspetto sinistro dello sport esige un’opportuna panoramica sui collegamenti di questo con la politica.

La geopolitica dello sport

A cominciare dal bando della bandiera russa e bielorussa, magari evidenziando che Israele non ha ricevuto analogo trattamento, la questione non è certamente sottotraccia.

Se le olimpiadi sono sempre state la vetrina delle nazioni e dei governi, che utilizzano questo palcoscenico come proiezione della loro forza e quindi come luogo dove esercitare la loro influenza e il loro soft power, l’ambito delle discipline marziali rappresenta un segmento ancora più caratteristico di questo.

Si possono citare le epiche battaglie tra il campione cubano Teofilo Stevenson, tre volte campione olimpico e mondiale di pugilato, con 11 anni da imbattuto prima di incontrare il nostro Francesco Damiani, il cui rifiuto del pugilato professionistico — compreso un combattimento contro Muhammed Alì, — mostra una coerenza con i valori cubani tale da renderlo eroe nazionale e icona con la frase «cosa sono 5 milioni di dollari rispetto all’amore di 8 milioni di cubani».

Nella lotta, poi, si possono avere anche contrasti più accesi, in quanto le scuole migliori sono quella iraniana e russa insieme alle repubbliche ex sovietiche che, naturalmente, mantengono acceso l’antagonismo con la ex madre patria.

Se il Sambo «russo» continuerà il suo iter dopo il primo riconoscimento del comitato olimpico del 2018, cosa di cui dubito vista la situazione internazionale, potrebbe essere un altro ambito di scontro ritualizzato tra super potenze.

Negli ultimi mondiali in Armenia, si sono visti scontri epici, performance stoiche di atleti russi e ucraini, che hanno certamente esaltato l’evento oltre i confini sportivi.

Ancora, è noto che spesso si scontrano alle olimpiadi atleti israeliani e iraniani che non possono scambiarsi alcun segno di sportività prima dell’incontro come è prassi in tutte le discipline marziali, oppure che addirittura evitano lo scontro perdendo apposta nel match precedente (come viene rivelato da un documentario di Al Jazeera).

Sull’argomento il film Tatami

La locandina del film 'Tatami. Una donna in lotta per la libertà' (2023) di Guy Nattiv e Zar Amir Ebrahimi uscito in Italia nel marzo 2024La questione è trattata anche in un recente film, Tatami, in proiezione, in Italia, dall’8 marzo.

Se, quindi, la politica gioca certamente un ruolo negli esiti sportivi, e in quelli di combattimento non rari sono stati i casi di verdetti casalinghi, uno su tutti la medaglia del koreano Park a Seul 88, di cui è stato vittima anche il nostro pugile Nardiello oltre al talentuoso americano Roy Jones jr, l’Azerbaijan ha più di un motivo per avere rappresentanza alle olimpiadi.

Infatti, la sanguinosa guerra (a senso unico) contro l’Armenia, che è costata la perita della regione del Nagorno Karabak a quest’ultima, l’esodo degli armeni e la perdita del patrimonio culturale e identitario dei luoghi, nell’indifferenza generale (l’Armenia ha lamentato anche la debolezza della Russia a riguardo), non ha giovato all’immagine del paese.

C’è di che preoccuparsi, però, considerando quale è stato il maggiore alleato degli azeri nella loro guerra predatoria, la Turchia, alleata Nato, che ospiterà la prossima qualificazione mondiale in cui gareggerà il nostro Frank Chamizo.

L’emotività incamerata in questi giorni, poi, come la stessa decisione di partire come testa di serie nelle prossime qualificazioni potrebbe giocare un ruolo nel minare la serenità e l’equilibrio del campione, non quindi di che affidarci alle sue parole, dopo il verdetto della federazione di lotta: «Grazie, Uww, per averci detto quello che già sapevamo: Mi è costato quattro anni di lavoro e loro 5 mesi di sospensione.

Questi arbitri, come fanno a guardarsi allo specchio? Fratello, Dio ci sta guardando tutti. Continuerò a lavorare sodo e a cercare la forza per sopportare questa ingiustizia».

Armando Mantuano

Lascia un commento