ERNST JÜNGER, LA PACE

Una riflessione
per i giovani d’Europa

In libreria il saggio di Ernest Jünger, La pace, Mimesis ed.

 

Torna in libreria per le edizioni Mimesis La pace, il breve saggio dello scrittore e filosofo tedesco Ernst Jünger redatto nel 1945 sul finire del Secondo conflitto mondiale.

In libreria il saggio di Ernest Jünger, La pace, Mimesis ed.La scelta di riproporre lo scritto di Jünger appare decisamente appropriata in un frangente storico in cui l’invasione russa dell’Ucraina ha riportato la guerra nel Vecchio Continente dopo 77 anni.

Per la prima volta vediamo in tv le città distrutte, gli edifici bruciati, le fosse comuni, le deportazioni, le sofferenze della popolazione civile. La nostra mente le collega direttamente a quanto abbiamo letto sull’immane tragedia che ha concluso l’epoca delle «guerre civili europee».

La guerra di materiali

Ernst JüErnst Jünger è stato un combattente della Prima guerra mondiale, pluridecorato e più volte feritonger è stato un eroico combattente nella Prima guerra mondiale, più volte ferito e decorato con l’Ordine pour le Mérite. Il suo romanzo Nelle tempeste d’acciaio e le altre opere aventi per oggetto l’esperienza bellica costituiscono delle testimonianze letterarie di grande rilievo.

La Grande Guerra aveva segnato una cesura con i conflitti del passato in quanto, in forza delle potenti armi di distruzione prodotte dall’industria bellica, era divenuta una guerra di materiali. Sotto il pesante bombardamento dell’artiglieria il singolo combattente era costretto a starsene rintanato nella sua trincea, in balia di forze che esulavano dal suo valore individuale.

Il tipo del guerriero del passato sembrava permanere soltanto nell’arma aerea, dove i piloti si scontravano ancora in cavallereschi duelli individuali. Tuttavia l’uomo che era in grado di mantenersi saldo nel turbine delle tempeste d’acciaio poteva raggiungere, secondo il combattente pluridecorato, un superiore stato dell’essere che, invece di spezzarlo interiormente, ne esaltava le qualità.

Cinture incandescenti saldano il globo

Ernst Jünger a Parigi durante il Secondo conflitto mondialeValide per la Grande Guerra tali considerazioni non si applicano al Secondo conflitto mondiale, dove a combattersi non sono soltanto gli eserciti, ma ad essere coinvolti sono i popoli interi. Qui più di ogni altra cosa conta l’immenso dolore e le sofferenze patite da milioni di uomini.

Per Jünger è stato il nichilismo a far detonare l’opera collettiva di distruzione. Un nichilismo che si era affermato nel mondo fin dal Primo conflitto mondiale ed era poi cresciuto con il trattato di Versailles e i totalitarismi tra le due guerre. Tutti gli attori in gioco ne sono a vario livello responsabili.

«Chi conosce – si legge ne La pace – gli eserciti dei morti per fame, epidemie, inedia, mancanza di cure? E gli altri eserciti di coloro che perirono quando le città furono rase al suolo, che caddero sotto le macerie delle loro case, che annegarono negli scantinati, soffocarono o arsero in una vampa nel fosforo liquido?

Infinita è la schiera di donne, bambini, vecchi che si sono spenti in questo modo. Moltissimi videro i loro giorni recisi, innumerevoli altri non poterono mai sperimentare cosa fosse la vita. I giovani crebbero in inferni, in regni più acconci a dimora di demoni che di uomini, e i bambini posarono il loro primo sguardo sul mondo del terrore». Udirono l’ululare delle sirene prima del suono delle campane e alla loro culla prima della luce si accostò il fuoco».

Anche se queste parole si riferiscono all’immane tragedia che sconvolse l’interno Vecchio Continente, la mente va direttamente a quanto, con le debite proporzioni, sta accadendo oggi in Ucraina.

La prima parte dello scritto, nella quale Jünger descrive con la qualità letteraria che lo distingue l’immane violenza del conflitto, è proprio quella più convincente e di intatta validità.

Il sacrificio non ha dato i frutti auspicati

Il muro di Berlino simbolo dell'Europa dell'Est sotto il tallone dell'Unione sovietica fino al 1989 Nella seconda parte de La pace l’autore passa a descrivere il «frutti» che il sacrificio del conflitto avrebbero potuto produrre in Europa dopo la sua conclusione. Frutti che possiamo affermare non giunsero tuttavia a maturazione. Mezza Europa rimase per quasi cinquant’anni sotto il tallone sovietico e l’altra metà vide ridimensionato il suo ruolo nel mondo.

Settantasette anni dopo l’Unione Europea sta facendo passi avanti ma l’unità politica del Vecchio Continente è ancora lontana, così la sua reale autonomia dai grandi imperi statunitense e russo, ai quali si è intanto aggiunta la Cina.

Anche la funzione più immediata per la quale Jünger aveva concepito La pace non potè essere raggiunta. Lo scritto era una sorta di «manifesto» che doveva accompagnare un rovesciamento del regime nazionalsocialista da parte degli alti gradi dell’esercito, inteso come presupposto per un’uscita «onorevole» della Germania dalla guerra.

In un libro intervista del 1995 Ernst Jünger racconta di essersi recato al fronte per sottoporre le sue riflessioni ad alcuni generali della Wermacht. Pur concordando con le sue tesi gli alti ufficiali gli fecero capire che non potevano abbandonare il fronte dell’Est e lasciare così le popolazioni inermi di fronte all’avanzare dell’Armata Rossa.

Senza contare, aggiunge l’autore nella stessa occasione, che fu presto chiaro che gli Anglo-americani pretendevano in ogni caso la resa incondizionata della Germania.

L’Anarca subentra all’Arbeiter

Ernst Jünger Il trattato del ribelle (Der Waldgang)Così nel 1951, sei anni dopo la prima edizione de La pace, Jünger prosegue il suo percorso dando alle stampe Der Waldgang (Il trattato del ribelle), nella quale la dimensione individuale prende il posto di quella collettiva.

«L’organizzazione – scrive Maurizio Guerri nella postfazione all’edizione Mimesis de La pace – non sembra più investita della possibilità di realizzazione del destino individuale, che anzi pare possa essere messa in discussione da qualsiasi sistema organizzativo. Pertanto, rispetto agli Venti e Trenta il punto centrale per Jünger si sposta dalla realizzazione della libertà individuale nella necessità statale alla conservazione della libertà metafisica del singolo contro gli apparati economici, amministrativi e statali verso cui la libertà del singolo sembra defluire».

Anche Der Waldgang non esaurirà comunque il cammino di Ernst Jünger. L’Anarca continuerà infatti a lasciarci capolavori letterari e preziosi spunti di riflessione per il resto della sua lunga vita, conclusasi a centotre anni nel 1998.

Vincenzo Fratta

 

 

 

Ernst Jünger
La pace
Mimesis, pp.95

 

 

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