YAROSLAV HRYTSAK - SIMONA MERLO

Due contributi
sulla storia dell’Ucraina

Ucraina. Kyiv il monastero del Lavra sulla collina che sovrasta il Dnipro

 

L’Ucraina, la Russia, la storia dei rapporti fra i due paesi, la geopolitica mondiale, i centenari sforzi di Kjiv per scrollarsi di dosso l’ingombrante vicino, sono diventati argomento per decine di volumi che stanno arrivando in libreria.

Accanto ad instant book di dubbio valore, ci sono diversi titoli importanti che ci aiutano a comprendere quanto sta succedendo alle porte dell’Europa.

Ai titoli già recensiti su queste pagine si aggiungono ora due libri editi da Il Mulino. Si tratta della Storia dell’Ucraina di Yaroslav Hrytsak e de La costruzione dell’Ucraina contemporanea di Simona Merlo.

Yaroslav Hrytsak, Ucraina una storia europea

Monumento ai fratelli fondatori di Kyiv, situato nella Capitale sul lungo DniproYaroslav Hrytsak è uno dei migliori storici ucraini viventi ed il più conosciuto all’estero, soprattutto negli Stati Uniti e in Canada dove collabora con importanti istituzioni come lo Harvard Ukrainian Research Institute e il Canadian Institute of Ukrainian Studies.

La pubblicazione della sua Storia dell’Ucraina, dal Medioevo ad oggi, curata da Simone Attilio Bellezza, ci appare doppiamente meritoria, innanzitutto per la qualità del lavoro di Yaroslav Hrytsak e in secondo luogo per essere il primo lavoro di uno storico ucraino tradotto nella nostra lingua.

Scritto in un linguaggio semplice il libro consente al lettore di comprendere la complessità e gli intrecci che sono alla base della formazione della nazione Ucraina.

Rispetto all’edizione originale, uscita nel settembre 2021, l’autore ha appositamente riscritto per il pubblico italiano l’ultimo capitolo dedicato al periodo post-sovietico. Nella consapevolezza che gli eventi degli ultimi decenni, dati per conosciuti al lettore ucraino, fossero evidentemente ignoti al lettore italiano.

1914, nascita di una nazione

Tomba di Ivan Franko nel cimitero monumentale Lychakivske di Leopoli. Nell'Ottocento Ivan Franko e Taras Shevchenko posero le basi intellettuali dell'indipendenza ucraina Il periodo cruciale della storia dell’Ucraina moderna è naturalmente quello tra le due guerre mondiali. «Se le nazioni avessero un passaporto — spiega Yaroslav Hrytsak — nel caso ucraino la data di nascita dovrebbe essere il 1914.

(…) Le guerre e le rivoluzioni sono dei grandi acceleratori del tempo. I processi che in condizioni normali avrebbe richiesto decenni, in tempi di guerre e rivoluzioni si svolgono in qualche anno o mese.

Lo stesso discorso vale per il processo di costruzione dello stato ucraino: dal 1914 procedette molto più velocemente che fino a prima della guerra. In particolare, la trasformazione del ‘contadino in nazione’. Una nuova e grande patria ideologica sostituì quella vecchia, piccola e privata».

La Rivoluzione nazionale ucraina

Simon Petliura, presidente tra della Repubblica Nazionale Ucraina (1919-1920)Nel 1919 ci fu la riunione delle due repubbliche ucraine nate dalla dissoluzione degli imperi asburgico e zarista con la costituzione sotto la guida di Simon Petliura della Repubblica Nazionale Ucraina. Ma stretto nella guerra di tutti contro tutti — Bolscevici dell’Armata Rossa, Bianchi di Anton Denikin, Anarchici di Nestor Machno, Polacchi di Jósef Piłsudski — lo stato ucraino non riuscì a consolidarsi.

Del tutto velleitaria fu la costituzione della seconda Repubblica Ucraina proclamata nel giugno 1941 a Leopoli da Jaroslav Stecko per conto dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (Oun) di Stephan Bandera. I tedeschi non intendevano consentire la nascita di uno stato ucraino indipendente e Stecko, Bandera e diversi quadri dell’Oun finirono in campo di concentramento, molti altri furono fucilati.

L’Holodomor e il tallone sovietico

Kyiv, Monumento all'ingresso Museo dell'Holodomor. Una bambina strige al petto le spighe di granoCon la vittoria dei bolscevichi nella guerra civile e il consolidamento del potere sovietico erano cominciati i massacri ai danni della popolazione ucraina, compresa la Galizia, occupata per un breve periodo, e la Crimea che era stata la base dei Bianchi di Denikin. Complessivamente il numero delle vittime della guerra civile supera il milione.

Nel1932-1933 ci fu l’Holodomor, lo sterminio per fame ordinato da Stalin, che mise fine alla resistenza dei contadini alla collettivizzazione bolscevica. Le vittime in Ucraina sono quantificate in 4-5 milioni, ai quali vanno aggiunti altri due milioni di morti tra le altre regioni cerealitiche dell’ex impero zarista e i pastori nomadi del Kazakistan.

Nel 1938 fu la volta delle «purghe» che colpirono pesantemente l’intellighenzia ucraina, compresi gli stessi quadri del partito comunista. Su 260 scrittori ucraini per le repressioni staliniane ne morirono 230, mentre di tutti gli ex dirigenti del partito comunista ucraino ne rimasero vivi solo due.

Nella fornace della II Guerra Mondiale

Stephan Bandera capo dell'Organizzazione di Nazionalisti Ucraini (Oun). Nel 1941 cercò invano di forzare la mano ai tedeschi per uno stato ucraino indipendente. Finì in campo di concentramento. Fu fatto uccidere da Stalin nel 1950 mentre era in esilio a MonacoNel 1939 ci furono i nuovi massacri in Galizia dopo l’occupazione sovietica seguita al patto Molotov-Ribbentrop.

Infine ci fu la terribile ondata di uccisioni, violenze e deportazioni durante il secondo conflitto mondiale e la resistenza antisovietica proseguita dall’Esercito Insurrezionale Ucraino (Upa) fino al 1950, di cui si resero responsabili tutte le parti in campo: sovietici, tedeschi, polacchi e nazionalisti ucraini.

Il bilancio complessivo delle perdite demografiche dell’Ucraina dal 31 gennaio 1941 al 1 gennaio 1945 è impressionante. Tra i caduti, i fucilati, le vittime dei campi di concentramento, i deportati, gli evacuati compresi quelli che erano scappati insieme ai tedeschi o che erano emigrati, si stimano a circa 13 milioni 800 mila unità di cui 9 milioni e 700 civili.

L’Ucraina del dopoguerra

Kyiv, Murales ai piedi dell'Andriyivsky uzviz (foto dell'autore, agosto 2015)Nel dopoguerra l’Ucraina rimase sostanzialmente una colonia di Mosca. E la repressione bolscevica continuò a colpire la popolazione. Dalla relazione presentata il 26 maggio 1953 al comitato centrale del Pcus dal capo della polizia di Stalin Lavrentij Berija si apprende che nelle sole regioni occidentali dell’Ucraina tra il 1944 e il 1952 «furono sottoposte a diversi tipi di repressione 500mila persone, delle quali 134mila arrestate, 153mila uccise e 203mila deportate a vita fuori dal territorio ucraino».

Intanto era stata smantellata la chiesa cattolica di rito orientale, i vescovi arrestati e ai sacerdoti «offerta» la scelta tra il carcere o il «passaggio» nella chiesa ortodossa.

Le cose cominciarono a cambiare negli anni Sessanta e Settanta dove ci fu un crescente risveglio nazionale che interessò tutte le repubbliche di «confine»: Armenia sovietica, paesi Baltici e naturalmente l’Ucraina.

Il potere centrale rispose con gli arresti di centinaia di intellettuali e di personalità del mondo culturale ucraino che si ripeterono ciclicamente negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta.

L’incidente nucleare di Cernobil — in ucraino Čornobyl — del 26 aprile 1986 concentrò in se tutti i limiti del potere sovietico: tecnici, realizzativi e di gestione dell’emergenza.

L’opposizione si andava organizzando a Leopoli e Kyiv e nel Donbas dove nell’estate del 1989 cominciarono gli scioperi operai nel corso dei quali i minatori cacciarono le organizzazioni comuniste dalle miniere.

Decisiva fu comunque la lotta interna per il potere in corso a Mosca. Non appena si rese conto del fallimento del colpo di stato contro Gorbacev, tentato tra il 19 e il 21 agosto del 1991, il parlamento di Kyiv ruppe gli indugi e il 24 agosto approvò la piena indipendenza dell’Ucraina e la sua uscita dall’Urss.

Il referendum confermativo dell’indipendenza del primo dicembre 1991 che vide i sì prevalere in tutte le regioni del paese, diede il colpo finale all’impero sovietico.

Lo Stato sovrano e la formazione della Nazione

Leopoli, uno scorcio del centro storico. Il capoluogo della Galizia ha resistito più di altre città dell'Ucraina alle deturpazioni urbanistiche del periodo sovietico (Foto dell'autore, 2015)I primi decenni di indipendenza ucraina furono impegnativi e caratterizzati da un’alternanza di passi in avanti e di retromarce. «Dallo status di parziale colonia imperiale — scrive Yaroslav Hrytsak — l’Ucraina doveva trasformarsi in uno stato sovrano, da un sistema politico autoritario doveva passare ad uno democratico, da un’economia pianificata a una di mercato, dall’essere parte del nucleo del ‘popolo sovietico’ alla nazione Ucraina».

La «maturazione» della classe politica fu accompagnata da un «veloce» crescita della società civile che sarà determinante nei due confronti di piazza di Euromaidan del 2004 e del 2014 per tagliare definitivamente ogni cordone ombelicale con la Russia.

Vladimir Putin che nel 1999 aveva sostituito Elcin alla presidenza della Russia si era intanto reso conto che, contrariamente alle aspettative di Mosca, l’Ucraina si andava consolidando come una nazione dotata di vita propria.

Dopo le giornate di Euromajdan che costrinsero alla fuga il presidente filorusso Janukovyc, Putin ordinò l’occupazione della Crimea, portata a termine dai militari usciti dalla base di Sebastopoli e tentò di impadronisti delle regioni di Doneck e Luhansk attraverso il sostegno militare ai locali elementi separatisti.

Seguì la controffensiva Ucraina per il ristabilimento dell’unità territoriale e l’inizio di un conflitto restato circoscritto per dieci anni fino al 24 febbraio 2022 con il tentativo russo di impadronirsi dell’intera ucraina attraverso un’invasione su larga scala.

La costruzione dell’Ucraina contemporanea

Ucraina. Leopoli, Cimitero Lychakivske. Agosto 2015: la parte nuova del cimitero accoglie i caduti nella difesa delle regioni minacciate di di Doneck e Luhansk (foto dell'autore)Se nelle 423 pagine del libro di Yaroslav Hrytsak si ricostruisce la storia dell’Ucraina dal medioevo fino ad oggi, inserendola nel più ampio contesto europeo, le 570 pagine del volume di Simona Merlo approfondiscono il periodo della storia ucraina che parte dall’Ucraina sovietica fino all’uscita di scena del primo presidente della Repubblica Ucraina Leonid Kučma nel 1994. Gli anni successivi sono trattati in maniera meno dettagliata nel capitolo finale del libro intitolato «Una costruzione ancora incompiuta».

Docente di Storia contemporanea all’Università di Roma, Simona Merlo è una studiosa dello spazio post-sovietico. La costruzione dell’Ucraina contemporanea è frutto di un’attenta analisi delle fonti sovietiche e ucraine, corredate da un’adeguata bibliografia principalmente in lingua inglese.

Per il lettore che abbia già una conoscenza generale della storia dell’Ucraina, nel lavoro di Simona Merlo troverà molto materiale per accrescere la sua comprensione di un popolo che dopo aver subito il tallone sovietico per cento anni, ha trovato in se stesso la forza di resistere all’invasore e dimostrare al mondo intero che «l’Ucraina non è ancora morta».

Vincenzo Fratta

 

 

Yaroslav Hrytsak 
Storia dell’Ucraina
Il Mulino, pp.423

 

 

 

 

Simona Merlo
La costruzione dell’Ucraina contemporanea
Il Mulino, pp.573

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