J.J.BACHOFEN, IL POTERE FEMMINILE

Matriarcato e patriarcato
nel Mediterraneo antico

J.J.Bachofen, Il potere femminile, Mimesis

 

La casa editrice Mimesis accresce l’importante collana filosofica del suo poliedrico catalogo con la riproposizione al lettore italiano dell’antologia dello studioso svizzero Johann Jakob Bachofen, curata da Eva Cantarella, con il titolo Il potere femminile.

Johann Jakob Bachofen
Johann Jakob Bachofen

Storica, giurista e sociologa, come lo era Bachofen, Eva Cantarella non poteva non incontrare, nei suoi percorsi di studio dell’antichità classica, un personaggio della rilevanza dell’autore del Matriarcato.

Nato a Basilea il 22 dicembre 1815, in un’antica e ricca famiglia, Johann Jakob Bachofen studiò diritto in diverse facoltà europee per poi assumere la cattedra di Diritto Romano all’Università della sua città.

L’importanza dei miti e simboli

Opponendosi ai metodi della scuola critica del diritto che riteneva atte ad essere oggetto della ricerca storica unicamente le sole fonti documentali, sottoposte a rigorosa analisi filologica, Bachofen si prefiggeva «l’obiettivo di una ricerca più vasta – spiega Eva Canterella – volta a ricostruire dell’antichità non solo gli avvenimenti, ma lo ‘spirito’, e cioè i miti, le istituzioni politiche e private, i costumi e i sentimenti dei popoli dei quali si occupava».

Analogamente a quanto sarebbe avvenuto vent’anni dopo a Nietzsche, che vide la sua innovativa Nascita della tragedia, oggetto degli strali dei professori di filologia di Berlino, il metodo storico inaugurato dal professore di Basilea fu del tutto ignorato dagli specialisti di storia antica e di archeologia.

Essendo fuori discussione l’erudizione di Bachofen, quella che non veniva accettata era la premessa fondamentale di tutta la sua opera.

Civiltà «femminili» e civiltà «maschili»

Johann Jakob Bachofen, Il potere femmnile
Demetra

Per l’autore de Il matriarcato il simbolo e il mito sono testimonianze di cui ogni scienza storica completa deve tenere conto. Non sono creazioni arbitrarie, frutto dell’estro e della fantasia poetica, ma «fatti dello spirito», rappresentazioni delle esperienze di un popolo alla luce della sua religiosità.

Accanto alla rivalutazione del mito e del ruolo della dimensione religiosa nella vita dei popoli, il lascito più rilevante di Bachofen è l’individuazione nel Mediterraneo antico di due tipi fondamentali di civiltà: una in cui è dominante il «principio» maschile e un’altra incentrata sul «principio maschile ».

«Nell’una come principio supremo dell’universo – chiarisce Julius Evola – valeva l’elemento celeste e luminoso personificato da divinità maschili, nell’altra tale dignità l’aveva il principio della vita e della fecondità, personificato dalla Grande Dea, dalla Magna Mater e da analoghe divinità a carattere femminile, tellurico, notturno o lunare.

Queste sue idee fondamentali davano un’impronta a tutti gli ambiti delle corrispondenti civiltà. «In particolare, la loro opposizione si traduceva anche in quella fra civiltà degli eroi e civiltà demetrica o ginecocratica, fra culti olimpici e solari e culti ctonico-lunari, fra diritto paterno e matriarcato, fra etica aristocratica della differenza e promiscuità panteistica e orgiastica».

La morte di Bachofen nel 1887 passò del tutto inosservata negli ambienti culturali europei, ma le sue intuizioni avrebbero conquistato nei decenni successivi una ben diversa attenzione.

La fortuna postuma di Bachofen

Johann Jakob Bachofen, Il potere femmnile
Apollo

Si sarebbero interessati a Bachofen sia teorici marxisti come Engels, sia il fondatore della psicanalisi Freud e alcuni suoi continuatori della rilevanza di Wilhelm Reich ed Erich Fromm.

Nella prefazione alla quarta edizione de Le origini della famiglia, Friedrich Engels utilizzò ampiamente le argomentazioni di Bachofen. «Le ragioni di questo entusiasmo – spiega Eva Cantarella nella sua ampia illustrazione a Il Potere femminile – non sono difficili da individuare. La dimostrazione che, in altri momenti storici, erano esistite altre e diverse forme di organizzazione famigliare forniva la prova delle affermazioni di Marx sul carattere transitorio della famiglia borghese, legata alla proprietà privata e con questa destinata a scomparire».

L’accettazione della tesi bachofeniana del matriarcato è il presupposto per la teoria esposta da Freud nel suo Totem e tabù. Il Totem, considerato progenitore o nume tutelare di un clan, per Freud in epoca storica è ereditario in linea paterna, mentre alle origini era ereditario in linea materna.

Wilhelm Reich, nel quale la prospettiva freudiana si fonde con quella marxista, dava per acquisita l’esistenza di un momento matriarcale e della sua precedenza storica rispetto al patriarcato. E sosteneva che l’avvento di quest’ultimo avesse segnato il passaggio da una società sessualmente libera a una società di tipo repressivo.

«L’importanza dello studio delle culture matriarcali per la ricerca sociale risiede – per Fromm – nel fatto che in esse si manifestano strutture psichiche completamente diverse da quelle a cui è abituato l’osservazione della nostra società, e che la visione di altre possibilità come queste rappresenta un importante allargamento della ricerca». E sulla base di ciò individua un «complesso matricentrico» che contrappone al «complesso patricentrico».

Bachofen e il pensiero della Tradizione

Julius Evola
Julius Evola

Del tutto diverso è il punto di vista del pensatore tradizionalista Julius Evola (1898-1974) che apprezzando sia il metodo sia i risultati della sua ricerca storica, fu il primo a valorizzare in Italia il lavoro di Johann Jakob Bachofen.

Nel 1949 con il titolo Le Madri e la virilità olimpica, pubblicò un’antologia di testi bachofeniani composta da 13 brani, tratti per la maggior parte dall’opera principale di Bachofen, Das Mutterrech del 1861 e dalla Saga di Tanaquilla del 1870, ma anche dalle Lettere antiquarie (1880-1886) e da Il simbolismo funerario degli antichi (1859).

Nel raccontare il suo percorso di studioso Evola afferma che l’opera del pensatore svizzero, intrecciata con i lavori del francese Rene Guénon e dell’olandese Herman Wirth, contribuirono a far maturare e definire in lui il concetto di Tradizione, che divenne cardine del suo pensiero.

Rispetto all’autore del Matriarcato, il pensatore italiano respinge però lo schema evoluzionistico, che presuppone un passaggio dalla fase matriarcale più antica ad una successiva fase patriarcale. Secondo Evola il matriarcato sarebbe proprio delle popolazioni preelleniche, o pelasgiche, mentre il patriarcato sarebbe un portato delle stirpi indoeuropee.

E se Bachofen dice che insieme ai due principali termini dell’antitesi – solare e tellurico – sono esistite altre 4 forme intermedie (che Bachofen definisce demetriche, amazzoniche, eroiche, dionisiache), Evola aggiunge che questi sei punti di riferimento potrebbero definire non solo dei tipi di civiltà ma anche dei modi di essere tipici dei singole donne o dei singoli uomini.

Entrambi concordano infine sull’esistenza di leggi cicliche, in forza delle quali, alla fine di un dato sviluppo, certe forme degenerative rappresentano un ritorno agli stadi primitivi.

Das Mutterrecht e La saga di Tanaquilla

Per l’antologia di testi bachofeniani proposti ne Il potere femminile, Eva Cantarela ha scelto tre lunghi brani. Il primo è costituito da due passi di Das Mutterrecht incentrati sulla Grecia e in particolare su Atene, mentre il secondo è Il Popolo Licio (1862), entrambi tradotti in italiano dalla curatrice. Il terzo è l’introduzione alla Saga di Tanaquilla tradotta da Evola per la sua citata antologia.

Nella odierna riproposizione de Il Potere femminile, si avverte purtroppo la mancanza di una prefazione alla nuova edizione e di un aggiornamento bibliografico. L’edizione precedente, introduzione di Eva Cantarella compresa, risale infatti al 1977.

Sarebbe stato opportuno un aggiornamento che desse conto, ad esempio, dell’influenza dell’opera di Bachofen sul filosofo tedesco Lüdwig Klages, oggetto oggi di nuovo interesse, e del quale la casa editrice Mimeis ha in catalogo quattro opere.

Nella bibliografia occorreva soprattutto dare notizia dell’avvenuta pubblicazione integrale de Il matriarcato per la collana I Millenni di Einaudi nel 1988 e nella Pbe nel 2016, nonché della traduzione di almeno altre cinque opere del professore svizzero, oltre alle ristampe di due distinte edizioni delle Madri e la virilità olimpica per l’editrice Ar nel 2009 e per le edizioni Mediterranee nel 2010.

Vincenzo Fratta

 

 

 

 

Johann Jakob Bachofen
Il potere femminile
Mimesis, pp.244

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