PRIMA DI SAN VALENTINO

I diversi «amori»
dei filosofi greci

Dagli amori dei Filosofi Greci a San Valentino

 

San Valentino: protettore degli amanti, degli epilettici e degli innamorati. Ovviamente epilessia ed amore hanno qualcosa in comune. I momenti concitati, le cosiddette farfalle allo stomaco, il pensiero obnubilato. Sin dall’antichità si è provato a capire il fenomeno dell’innamoramento. In Grecia circa duemila anni fa in molti filosofi si sono soffermati a disquisire sull’argomento. I ricordi degli studi classici arrivano in aiuto…

Arno Breker, Uomo e DonnaIn fondo aveva ragione Platone. L’amore per l’altro non esiste. Quando si è innamorati si tende a idealizzare l’oggetto del nostro amore. Non amiamo l’altro, amiamo la nostra idea dell’altro. Insomma amiamo noi stessi. Il concetto di amore biunivoco, l’amore come lo vorremmo, come pensiamo dovrebbe essere oggi, nell’antichità non era contemplato. Uno amava un altro punto. L’altro era amato ma non amava punto.

Anche lo stesso Dante con il celebre passo «amor c’ha nullo amato amar perdona» si pone sullo stesso piano. Un sentimento, quello dell’amore, narcisistico insomma, egoistico.

Parlando di amore lo dovremmo scindere platonicamente in «eros», l’amore passionale ed irrazionale, ed «agapè», l’amore puro.

Lisia, conosciuto da Platone, perché uno dei più grandi oratori greci, ci introduce all’amore a carattere «sofistico», dove si cercano cioè di dimostrare cose paradossali ed assurde. Insomma cerca di dimostrare come sia meglio concedersi a chi non si ama perché, sempre secondo Lisia, l’amore è una «follia» e concedersi a chi si o ci ama è una stoltezza: si avrebbe un amore troppo avvolgente che se mai si rompesse farebbe soffrire terribilmente l’innamorato-amante.

Tutti dovremmo concordare che dopo l’ardore iniziale si torna in se e ci si rimprovera di esserci comportati così da cretini e non si finisce mai di soffrire alla fine anche per la vergogna. Lisianamente, dovremmo ammettere che ci comporteremmo in maniera completamente diversa con chi non si ami. Saremmo infondo felici e spensierati non presi dall’ardore.

Annibale Carracci, Giove e GiunoneSocrate, figlio di Sofronosco, originario di Alopece, città dell’Attica, imposta dicotomicamente due discorsi: nel primo conferma la tesi lisiana, mentre nel secondo sostiene che il suo «demone», la sua coscienza, lo sta ammonendo, facendogli capire che sta clamorosamente sbagliando. Anche per Socrate l’amore è una follia, però, a differenza di Lisia, per lui è positiva: vi sono infatti follie dannose e negative, ma anche positive e benigne.

Per Platone Eros è privo di bellezza e, siccome le cose buone sono belle, manca anche di bontà. Ma tutto quello che non è bello o buono non è necessariamente è brutto e cattivo. Infatti vi sarebbe un livello intermedio, proprio come tra il sapere e l’essere ignoranti c’è una via di mezzo.

L’opinione in buona fede è questa terza via che ci porterebbe verso la conoscenza. Quindi Eros riveste una posizione intermedia: non è un dio, ma neanche un mortale: è un qualcosa che nasce e muore di continuo. Non si può mai possedere totalmente l’amore. L’ amore è una metafora della vita e quindi della filosofia perché l’uomo non possiede il sapere, ma si sforza per ottenerlo; può riuscire ad avvicinarvisi, ma non si tratta comunque di una conquista definitiva: il pieno sapere è irraggiungibile, proprio come l’amore. Buon San Valentino a tutti.

Lino Rialti

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