SERVIZIO PUBBLICO RADIOTELEVISIVO

Troppe le fake news sulla Rai!
Lo stop dell’Ad Roberto Sergio

Il centro di produzione Rai di Saxa Rubra a Roma

 

Abituate a fare il bello e cattivo tempo all’interno della Rai le sinistre soffrono il nuovo corso seguito alla vittoria elettorale del Centrodestra. Così mentre giornalisti di punta si rifugiano su La7, i media di riferimento sparano sulle nuove trasmissioni di intrattenimento e — soprattutto — mettono in giro «fake news» sull’andamento e le prospettive del servizio pubblico radiotelevisivo.

L'Amministratore delegato Rai Roberto SergioPer dire basta al proliferare di notizie non rispondenti a verità l’Amministratore delegato della Rai le ha riassunte in un documento illustrato nel Cda del 16 novembre. Questi i punti toccati da Roberto Sergio:

Risorse. La certezza delle risorse consentirà, anche con il Piano Immobiliare che si sta varando, di portare a conclusione il Piano Industriale in coerenza con il Contratto di Servizio.

Ascolti. È falso che i canali generalisti della Rai hanno perso il primato. Dal 1 gennaio al 12 novembre Rai1, Rai2, Rai3 hanno il 30,4% di share contro il 26,3% delle reti generaliste del principale competitor nell’intera giornata.

In prima serata il divario aumenta con Rai al 31, 9% e il principale competitor al 26.4%.

Dal 10 settembre al 12 novembre i canali generalisti della Rai nell’intera giornata ottengono il 29,1% contro il 26,6% del principale competitor.

Dal 1 ottobre al 12 novembre nell’intera giornata il divario in favore di Rai è pari a 3 punti di share: 29,5 % rispetto al 26,5%. Cresce fino a 5 punti in prima serata 30,6% contro il 25, 8%.

Finanza. È falso che l’indebitamento finanziario netto crescerà fino a 650 milioni di euro come previsto dal budget della precedente gestione.

È vero invece che grazie ad una attenta azione di razionalizzazione dei costi a fine anno tale cifra risulterà inferiore ai 600 milioni di euro.

Pubblicità. È falso che le entrate pubblicitarie siano in calo.  Nonostante la Rai sia sottoposta ad una normativa molto stringente sull’affollamento, la concessionaria Rai Pubblicità chiuderà l’anno in corso con una importante crescita rispetto alla previsione di budget 2023.

È poi necessario ricordare che la Rai, in quanto servizio pubblico, non trasmette pubblicità su Rai Yoyo, RaiStoria, Rai5 e Rai Scuola.

Rai Sport. È falso che RaiSport sia destinata a chiudere.  Lo sport è e sarà sempre più protagonista dell’offerta nei prossimi mesi con le Olimpiadi, le Paralimpiadi, gli Europei di Calcio, il ciclismo.

Oltre 2000 ore di produzione all’anno. È di questi giorni, inoltre, il grande successo di ascolti per gli «Atp Finals» di tennis a Torino trasmessi in chiaro.

Epurazioni. È falso che ci siano state «epurazioni». Nessun conduttore è stato cacciato. Come dichiarato dagli stessi interessati si è trattato di una loro libera scelta professionale.

Giornalismo d’inchiesta. È falso che il giornalismo di inchiesta sparirà dalla Rai. Per il Servizio Pubblico resta fondamentale. Gli storici programmi sono stati confermati ed altri partiranno a breve.

Licenziamenti: È falso che Rai voglia procedere a licenziamenti. Presto, invece, partirà un confronto sul rinnovo del contratto quadri, impiegati e operai e, inoltre, sono previste iniziative di formazione per creare nuovi profili professionali in linea con una moderna Digital Media Company.

Rapporti Sergio-Rossi. Sono false tutte le ricostruzioni giornalistiche che descrivono «rapporti molto tesi». In più occasioni entrambi hanno ribadito che sono legati da profonda stima e sincera amicizia.

Il taglio del canone e le minori risorse

Uno degli studi televisivi della RaiAccanto ai punti trattati dall’Ad, c’è da rilevare che la sforbiciata del canone da 90 a 70 euro, che viene incontro ai desiderata leghisti, qualche apprensione a Viale Mazzini la provoca, come riportato dal Sole 24 ore del 9 novembre.

È vero che per far fronte all’ammanco è riconosciuto alla società un contributo di 430 milioni per il 2024, come specificato nel testo della legge di Bilancio. Ma è altrettanto vero che al taglio strutturale di 20 euro all’anno per famiglia, fa da contraltare un ammanco che rischia di pesare in maniera decisiva.

A ogni modo, ha puntualizzato Palazzo Chigi subito dopo il varo del testo, «la dotazione complessiva subisce «una lieve modifica in linea con i tagli previsti per i ministeri (da 440 a 420 milioni)».

Da luglio 2016 che il canone di abbonamento alla televisione per uso privato viene rateizzato nella bolletta elettrica. Paga il canone ciascun cliente intestatario di un’utenza di energia elettrica nell’abitazione di residenza.

Le risorse da canone, in base al consuntivo 2022 e nell’assestamento 2023, ammontano complessivamente a circa 1,85 miliardi. Sono destinate pressoché integralmente alla Rai, ad eccezione di una quota di 110 milioni annui, il cosiddetto extragettito, assegnata al Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione.

I limiti pubblicitari della Rai

Accanto a queste, la Rai può contare sui ricavi da pubblicità. Punto delicato. La Rai è tenuta per legge a osservare limiti di affollamento. L’allentamento di questi limiti – per far guadagnare maggiori introiti dalla raccolta alla Tv pubblica – va a scontrarsi con gli interessi di Mediaset.

Tornando al canone, «se dei 70 euro a noi ne arrivano solo 58, perché gli altri 12 vanno ad altri soggetti, questo significa per noi non avere risorse sufficienti a fare gli investimenti necessari a ridurre i costi.

Insomma significherebbe non avere le risorse per fare un piano industriale di sviluppo invece che di ristrutturazione.

Questo sarebbe un danno per la società e per i suoi dipendenti», ha dichiarato l’Ad Roberto Sergio, davanti alla Commissione di Vigilanza Rai. «Fa bene l’Ad a denunciare che la Rai non ha le risorse sufficienti. Ora però serve essere conseguenti: è indispensabile fare ogni atto possibile a tutela del patrimonio aziendale», aggiunge l’Usigrai.

Quel che alla tv pubblica serve sono comunque «risorse certe e stabili nel tempo e non influenzate dalle dinamiche politiche sono per il servizio pubblico garanzia di indipendenza e tutela del pluralismo», sottolinea il presidente dell’Agcom Giacomo Lasorella.

Il taglio del canone fa comunque paura. Anche l’Anica ha rilanciato l’allarme sul possibile taglio degli investimenti che potrebbe andare a ripercuotersi sul mondo dell’audiovisivo.

Ma internamente alla Rai c’è un altro punto che non è sfuggito. Il bilancio semestrale da poco pubblicato recita: «La posizione finanziaria media (escluse le passività per leasing operativi e le attività/passività per derivati) è negativa per 306 milioni di Euro, in peggioramento rispetto al primo semestre 2022 (-228 milioni di Euro) principalmente a causa del maggior indebitamento di inizio anno, recuperato e migliorato nel mese di giugno».

Maria Facendola

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