REDDITO DI CITTADINANZA

Le regole e i costi
di una discussa misura

 

L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro: così recita l’articolo 1 della nostra Carta costituzionale promulgata il 22 dicembre 1947. Non parla di mance, regalie e donazioni. E invece, alla fine, la montagna, forse per le doglie prolungate, ha partorito il topolino… Doveva essere tanto per tutti invece non sarà così. Comunque il reddito di cittadinanza è realtà. Anche se lo si dovrebbe chiamare, per essere corretti, alla vecchia maniera, quindi: reddito d’inclusione, anche se rivisto e corretto.

Infatti un vero reddito di cittadinanza andrebbe sempre e comunque a tutti, senza restrizioni, senza barriere, senza limiti. Invece per essere idonei a ricevere questo sussidio ci sono regole e paletti molto stretti, e per fortuna…

Comunque dalle proiezioni elaborate dai M5S il cosiddetto reddito di cittadinanza andrà per il 47% a nuclei familiari del centro-nord, per il 53% del Sud. Quindi con una certa uniformità coprirà lo stivale. Per il 27% spetteranno a single (si stimano 467.440 persone). Il 18% spetterà a famiglie di due persone (circa 305.440). Il 22% spetterà a nuclei di tre (374.420 persone). Famiglie di quattro persone per il 20% (altre 348.909 unità) e solo il 14% saranno le cosiddette famiglie numerose ossia quelle composte da cinque o più persone (ulteriori 238.723 cittadini).

Il M5S ha computato anche la composizione dei nuclei familiari, infatti tra gli aventi diritto oltre il 50% saranno famiglie con minori, il 17% hanno uno o più anziani ed il 15% invalidi civili.

La simulazione dei grillini prevede che l’importo di 780 euro (composto da 500 euro di sussidio e 280 di contributo per l’affitto) sia destinato ai nuclei con un solo componente. 880 euro spettano invece a nuclei con un adulto e un minorenne. E 980 euro a nuclei con due adulti o con un adulto e due minorenni. Una coppia con due figli prenderebbe 1.180 euro, mentre con tre figli minorenni avrebbe 1.280 euro. L’importo massimo spetta a famiglie con quattro adulti o con tre adulti e due minorenni: 1.330 euro. Esiste poi la pensione di cittadinanza, spettante agli over 67. Senza casa di proprietà può arrivare fino a 780 euro: 630 euro di assegno e 150 euro di contributo per l’affitto. Nel caso di due pensionati si calcola un totale di 1032 euro, di cui 150 per l’affitto.

Sin qui tutto bello, buono, idilliaco… Poi, però arriva la realtà. A parte il buco da 7,1 miliardi all’anno che ci farà sprofondare a livello del Venezuela. Con tutti questi denari si potrebbe fare molto per creare lavoro invece di generare mandrie di nullafacenti buoni a nulla (ma sicuramente buoni serbatoi elettorali). L’elemosina è facile a farsi, non cambia la condizione del povero, anzi la incancrenisce e fa sentir bene chi elargisce la mancia. Se poi i soldi non sono nemmeno i suoi allora è proprio una furbata.

Genera poca simpatia Maria Elena Boschi, normalmente, ma si può concordare con lei almeno il contenuto del suo twit: «una vita in vacanza». Ma chi paga le spese? Purtroppo noi, i nostri figli e forse anche molte altre generazioni. Siamo ancora in tempo, forse, qualcuno potrebbe svegliarsi da questo torpore allucinogeno. Fermare questo scempio per salvare il futuro del nostro paese.

Lino Rialti

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