CAMBIAMENTO CLIMATICO

Le rinnovabili non bastano
e c’è chi pensa al nucleare

Le energie rinnovabili non bastano. Le potenzialità del nucleare di ultima generazione

 

Il dibattito per il clima, inteso come interventi per mitigare il cambiamento climatico, sta conoscendo degli sviluppi importanti, che vedono però ancora una presa di coscienza parziale, soprattutto nel nostro Paese.

L’opinione del Ministro dei trasporti, Matteo Salvini, espressa al recente raduno romagnolo della Lega, rispetto all’origine antropica dei fenomeni atmosferici estremi recenti che hanno interessato anche la nostra penisola, rischia di essere l’ennesima polemica antiscientifica, condita da dozzinale aneddotica. Un regalo a chi vuole anestetizzare il dibattito per non affrontare il vero tema.

L’eco ansia e l’eco reato

Il cambiamento climatico sta generando il moltiplicarsi delle 'eco ansie'«La nostra terra brucia», dice una sfiduciata ragazza al nostro Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, suscitando la commozione dello stesso, mentre c’è chi vuole istituire addirittura il reato di «negazionismo climatico», ponendosi così in contraddizione con lo stesso metodo scientifico le cui conclusioni si vorrebbero preservare.

Tale psicosi di massa, che non trova argine alcuno nemmeno tra gli addetti ai lavori, non permette di focalizzarsi sul nodo della questione: le modalità della transizione ecologica.

La magia delle energie rinnovabili

Le sole energie rinnovabili non sembrano sufficienti a realizzare la cosiddetta 'sostituzione energetica'Il nostro comparto energetico (al di là dei trasporti e del riscaldamento domestico) è quasi interamente dipendente dai combustibili fossili.

Per operare una sostituzione, la vulgata comune ci racconta che basti puntare completamente sulle rinnovabili, fonti aleatorie che, seppur utili, presentano problemi di continuità energetica e di approvvigio-namento di rete.

Il paradosso è che per garantire la fornitura energetica, i paesi che puntano tutto sulle rinnovabili, come la Germania, hanno riaperto centrali e gas e a carbone (anche per il cosiddetto backup energetico) e visto lievitare al massimo la bolletta elettrica del consumatore.

Nel dibattito pubblico sulla transizione ecologica manca ogni riferimento all’energia nucleare. Ostracizzata, a torto, dalle campagne ambientaliste, sconta una montagna di fake news a suo danno, pilotate spesso da quelle stesse compagnie petrolifere che finanziano gli studi alternativi sul clima.

Il nucleare grande assente

Le opportunità del nucleare di ultima generazioneBisognerebbe prendere atto che l’indipendenza dalle fonti fossili non può che passare da uno sviluppo dell’ energia nucleare, costante, sufficiente, pulita, ecologica, sicura e con criticità ridotte e paragonabili a quelle in altri comparti, compreso l’ambito delle rinnovabili: pensiamo all’estrazione delle terre rare, allo smaltimento dei numerosi pannelli, delle pale eoliche, degli inevitabili accumulatori (sperando comunque in un sempre maggiore riciclo).

Di contro si stanno sviluppando moduli di reattori nucleari ridotti, meno costosi, che possono essere montati anche vicino le città, o aiutare lo sviluppo dell’Africa, altri che riutilizzano le barre di uranio producendo plutonio (per ora ambedue le tecnologie hanno la leadership russa), altre che utilizzeranno il torio, elemento molto diffuso nel nostro pianeta, si stanno sviluppando sistemi di estrazione dell’uranio dalle acque (dove è praticamente inesauribile) e sistemi di teleriscaldamento che utilizzerebbero il calore di scarto dei reattori nucleari.

Una puntuale disanima delle opportunità offerte dal nucleare di ultima generazione è contenuta nel libro di Luca Romano, L’avvocato dell’Atomo.

Le guerre dell’uranio

In realtà è difficile che si faranno guerre per la materia prima, più probabile che chi ha il know how necessario avrà più potere geopolitico, specialmente nei paesi in via di sviluppo.

Tuttavia, il basso costo dell’uranio nel mondo comporta che ai paesi sviluppati che lo possiedono convenga importarlo dai paesi poveri, piuttosto che estrarlo in prima persona.

Questa logica di sfruttamento soprattutto occidentale, che magari non tiene conto degli standard di sicurezza molto stretti cui sono sottoposti i combustibili nucleari, potrebbe essere alla base della rivolta in Niger (considerarlo un golpe o una rivoluzione dipende, come sempre, dalle longitudini). Nel 2020 l’Ue e la Francia importavano massicciamente uranio dal paese centroafricano.

La situazione italiana

L’Italia, come siamo purtroppo abituati da qualche decennio, rischia di rimanere al palo della storia, che girerà necessariamente sullo sviluppo nucleare (a meno di cappe ideologiche inscalfibili, che comunque riguarderanno come al solito l’Europa).

Dopo essere stata pioniere e leader mondiale dell’energia nucleare — con Enrico Fermi, Enrico Mattei e Felice Ippolito — il nostro Paese rischia addirittura sanzioni europee se non rispetterà il termine del 2015 per la costruzione dei depositi di scorie, eredità dell’abbandono scriteriato di tale fonte.

Le competenze sono state comunque coltivate con il progetto Divertor Tokamak Test proposto dall’Enea e approvato dall’Eurofusion. Un sussulto patriottico e fuori dagli schemi ideologici (che è un po’ quello che si aspettano gli italiani da questo governo), potrebbe quindi riportare in auge una seria panificazione nucleare. Perché la transizione ecologica sia reale, efficiente, e non solo un danno per i più poveri.

Armando Mantuano

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