VALLOMBROSA

La foresta della storia
e della natura

 

Un tempo c’era la Dc, la Democrazia Cristiana, il grande partito popolare di ispirazione cattolica che nel dopoguerra seppe contenere destra e sinistra al suo interno ed all’esterno. Uno dei luoghi chiave delle scelte politiche di questo partito era l’antico borghetto ed Abbazia di Vallombrosa, frazione, con la vicina Saltino, del comune fiorentino di Reggello.

Fu in questa località che il leader democristiano Amintore Fanfani nel 1957, aprì alla possibilità di un’alleanza con i socialisti, che dopo l’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956 erano sempre più lontani dall’ideologia comunista. Del resto Vallombrosa ha una storia millenaria legata alla sua foresta ed alla sua importante abbazia. E da sempre è stato luogo di meditazione ed elaborazione del pensiero dopo che i benedettini, guidati da San Giovanni Gualberto, non a caso protettore dei forestali, fondarono il primo nucleo del convento intorno all’anno mille.

L’Abbazia di Vallombrosa

La località, che si trova a mille metri sul livello del mare ed è immersa tra faggi ed abeti, fu a lungo con la vicina Saltino luogo di turismo di montagna. Turismo che è fortemente diminuito dopo lo sviluppo del settore in Trentino Alto Adige da inizio ‘900 ma che non ha impedito a Vallombrosa di mantenere un suo circuito, legato sia a motivi religiosi sia alla convegnistica ed allo scautismo.

Soprattutto perché l’Abbazia rimane luogo imponente e d’accoglienza di grande interesse ed assolutamente da visitare o da vivere rimanendoci a dormire. Il nucleo centrale con la chiesa risale al 1200 con successivi sviluppi che hanno reso la struttura molto grande e ben incastonata nei boschi.

All’interno del convento di grande pregio una pala del Ghirlandaio e l’antico refettorio, ancora in uso. Nel convento i monaci praticano la liturgia delle ore, con le sue quattro preghiere dall’alba alla sera, e mangiano sempre in silenzio ascoltando letture commentate della Bibbia.

Solo un giorno a settimana è permesso parlare, altrimenti si cena in grande semplicità e bevendo l’ottimo vino che le cantine Antinori mandano al monastero da secoli, essendo gli imprenditori vinicoli affittuari delle cantine dell’altro monastero dell’ordine a Badia di Passignano.

La sapienza dei monaci benedettini

Il ritmo è sempre quello impostato da San Benedetto, ora et labora, con vari prodotti del convento ed è osservata spesso la regola del silenzio, merce ormai rara in un mondo di continui rumori molesti e di incapacità delle persone di raccogliersi.

Sapienza dei monaci e ambiente circostante hanno fatto sì che oltre all’aspetto religioso si sia sviluppato nell’area uno dei principali poli di ricerca agro-forestali d’Italia. Lo si capisce già arrivando nel cosiddetto pratone, un’immensa area verde che accoglie chi arriva a Vallombrosa ed è circondata da una corona di spettacolari abeti secolari.

Accanto si trova il centro visite da cui si può visitare il museo Dendrologico con una importante banca del seme delle varietà presenti nella zona. Mentre da lì ci si può incamminare verso gli 8 ettari di arboreti sperimentali con 1800 varietà di alberi. O si può fare il giro delle cappelle legate alla vita delle prime comunità benedettine, in una passeggiata spettacolare in mezzo ai boschi di circa 5 chilometri.

C’è poi l’orto botanico con altre ricchissime varietà di piante locali. Senza dimenticare un giro all’erboristeria dell’Abbazia.

Infine sopra il convento, nell’antico eremo detto il Paradisino da cui si gode una vista spettacolare, c’è un centro di ricerca universitario di scienze forestali ma si trovano anche le tracce del fascino esercitato da questi luoghi magici.

Dal grand tour a d’Annunzio

Era questo in passato il luogo che accoglieva i viaggiatori e sono molti gli scrittori che si fermarono in zona, facendo diventare Vallombrosa tappa importante nell’800 del grand tour. Perché la bellezza dei boschi e l’atmosfera di contemplazione lo fecero spesso paragonare al luogo di passaggio verso l’Eden.

Parla di Vallombrosa l’Ariosto nell’Orlando Furioso e ne parla il poeta Milton nel suo Paradiso perduto, come moltissimi altri scrittori inglesi ed americani. Fino a d’Annunzio che evitò di alloggiare dai monaci ma andò negli alberghi della vicina Saltino dove ebbe alcuni flirt con nobildonne e viaggiatrici inglesi e lì citò la località in un frammento delle Laudi: ma la Vallomborsa remota è tutta di violette divina.

Il poeta fu sicuramente profetico perché miscelando sacro e profano colse lo spirito dei luoghi che avrebbero poi accolto nel silenzio dei boschi e dei corridoi del convento anche il cuore della politica nazionale del dopoguerra. Ancora oggi vale la pena raggiungere questi monti e respirare l’aria della storia in uno dei punti in cui si incontra con la natura.

Domenico Chirico

 

I LUOGHI DI BELL’ITALIA

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