NAPOLI

Storia e fascino
di piazza del Plebiscito

Napoli. Storia e fascino di piazza del Plebiscito

 

Piazza Plebiscito di Napoli, area architettonicamente molto scenografica, prende forma a partire dalla metà del 1500 con la creazione di uno spazio che fu chiamato largo di Palazzo in virtù del fatto che nel 1600 iniziò, ad opera dei vicerè spagnoli, la costruzione del nuovo Palazzo Reale affidata all’architetto Domenico Fontana.

Napoli, piazza del PlebiscitoIl palazzo divenne la residenza dei viceré fino al 1734, anno in cui Carlo di Borbone divenne re di Napoli dando inizio all’ultima dinastia del Regno del sud Italia.

A partire da questa data il Palazzo Reale di Napoli, ritenuto eccessivamente esposto alle minacce provenienti dal mare, fu in breve sostituito, come sede della Corte, da altri importanti palazzi, tra cui la Reggia di Caserta.

La creazione di via Toledo

Napoli. Piazza del Plebiscito vista dall'altoAlla nuova Reggia ed all’annesso Largo di Palazzo si arrivava attraverso via Toledo, arteria realizzata nel 1536 per volontà del viceré Pedro Alvarez de Toledo lunga 1,2 chilometri.

In sede di costruzione si caratterizzava per avere sul suo lato destro un intera collina costeggiata di conventi e giardini che a breve sarebbe diventata un’area fortemente urbanizzata ovvero i «quartieri spagnoli» luogo per alloggiare le truppe di stanza nella capitale o eventualmente di passaggio per altre destinazioni.

Tornando al Largo di Palazzo si può affermare che tale area si completò urbanisticamente con la costruzione, ultimata a metà del Seicento, del Palazzo Reale.

Lo spazio prospiciente il nuovo Palazzo Reale era caratterizzato per la presenza di numerosi edifici religiosi, tra cui anche la (vecchia) chiesa di San Francesco di Paola.

L’area centrale non pavimentata, fin da subito, fu utilizzata per l’organizzazione di giostre di cavalieri, corride di tori, spettacoli pubblici.

La basilica di San Francesco di Paola

Napoli. La basilica di San Francesco di Paola in piazza del PlebiscitoCon l’arrivo di Gioacchino Murat a Napoli, ad inizio ‘800, si procedette all’abbattimento di tutti gli edifici presenti a ridosso di Largo di Palazzo ed alla costruzione di una piazza più vasta circondata da un ampio porticato.

I lavori iniziarono nel 1809, tuttavia non furono terminati a causa della cacciata di Gioacchino Murat da Napoli e della restaurazione della dinastia borbonica.

Ferdinando I delle Due Sicilie quindi, come voto nei confronti di san Francesco da Paola a cui era stata chiesta la grazia di tornare sul trono del Regno, decise la costruzione di una chiesa al centro del costruendo porticato.

Venne indetto un concorso, vinto dall’architetto ticinese Pietro Bianchi, e la prima pietra venne posta il 17 giugno 1816; la facciata fu terminata nel 1824, le decorazioni interne nel 1836.

La costruzione della chiesa, edificata ad imitazione delle forme del Pantheon di Roma e di gusto neoclassico, fu conclusa nel 1846.

Napoli. La cupola della basilica di San Francesco di PaolaLa basilica di San Francesco di Paola, ha forma rotonda, con un diametro di trentaquattro metri ed interno interamente pavimentato con marmi policromi.

Lungo tutto il perimetro della chiesa si innalzano trentaquattro colonne in marmo di Mondragone terminanti con un capitello decorato con il giglio borbonico.

Le colonne ed pilastri, ad esse inframezzate, reggono delle tribune, utilizzate dai reali per assistere alle funzioni religiose.

Maestosa è la cupola, alta cinquantatré metri ed esternamente ricoperta da pietra calcarea di Gaeta.

L’architetto Bianchi riuscì a realizzare una chiesa fortemente ispirata al Pantheon di Roma, variando solo le proporzioni e inserendovi due piccole cupole laterali ai lati della calotta principale.

La Basilica di San Francesco di Paola, considerata tra i più importanti esempi di architettura neoclassica italiana, sia per la sua posizione e sia per la struttura architettonica riuscì così a dare armonia ad uno spazio fino ad allora fortemente caratterizzato dai degradanti caseggiati collocati sulla retrostante collina di Pizzofalcone.

Stefano Chirico

 

 

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