Le scelte, specie quelle politiche, portano sempre conseguenze. È da questa considerazione che dobbiamo partire dopo la sconcertante morte del giovane Andrea Papi, in Val di Sole, ricondotto all’aggressione dell’orsa Jj4.
Si tratta del primo tragico evento, riconducibile in Italia ad un orso, in un arco temporale di 150 anni. Ma dobbiamo chiederci se la stessa Jj4 sia una vittima e non perché sia stata condannata a morte dal governatore della Provincia Autonoma di Trento
Con il progetto Life Ursus, costato circa 35 milioni di euro, sono stati reintrodotti una decina di esemplari che, in circa 20 anni, sono diventati un centinaio, confermando l’idoneità morfologica ed ecologica del Trentino occidentale alla conservazione dell’orso bruno.
Questi grandi mammiferi di norma, come tutta la fauna selvatica, non sono pericolosi per l’uomo, ma ci sono delle regole. Del resto è l’uomo ad entrare in casa di altri e spesso lo fa con prepotenza e supponenza.
Evitare di andare nei boschi nei periodi della riproduzione, portare dei campanelli per segnalare la propria presenza, non lasciare i cani liberi di scorrazzare, potrebbero aiutare, così come dotarsi di spray al peperoncino. O altre informazioni comunque utili, come quelle che vengono fornite in Abruzzo.
Come muoversi nelle zone con orsi
Gli incidenti di questi ultimi anni hanno un comune due cause: l’ignoranza di regole comportamentali dei soggetti coinvolti e la responsabilità di chi non si è preoccupato di fornire le informazioni adeguate e indispensabili per frequentare quei luoghi.
L’accaduto conferma, purtroppo, la cattiva convivenza dell’uomo con la fauna selvatica, in alcune zone più di altre.
Ed ecco la rilevanza delle scelte politiche come indicato in premessa. Non saranno sfuggite le ultime modifiche alla legge 157/1992, «Norme per la protezione della fauna omeoterma e per il prelievo venatorio», che di fatto danno continuità all’esercizio della caccia, per tutto l’anno, senza restrizioni di tempo e luoghi (comprendendo anche i centri urbani).
Meno noti i dati sulle vittime della caccia diffusi dall’Associazione vittime della caccia: 24 morti nella stagione venatoria 2021/22; 233 se partiamo dal 2011 a cui si aggiungono 748 feriti.
Cinicamente, si può dire che, in Trentino, stavano solo aspettando scenari favorevoli al contenimento dei plantigradi.
Intanto la disgrazia ha acceso gli animi, tanto che il presidente della provincia di Trento Maurizio Fugatti provoca gli animalisti dicendo di non preoccuparsi che, dopo aver ucciso Jj4, Mj5 e, forse M62, ci saranno ben 70 orsi da ricollocare.
Ma in definitiva, ha già deciso di continuare con gli abbattimenti…
Ernesta Cambiotti
IL TAR DI TRENTO
Sospeso l’abbattimento di Jj4 del 14 aprile 2023