ORSI IN TRENTINO

L’abbattimento di Jj4
sospeso dal Tar

L'Orsa Ji4 responsabile della morte del runner trentino Andrea Papi in una foto di repertorio con i cuccioli

 

È ufficiale, il Tribunale amministrativo regionale di Trento ha sospeso l’abbattimento dell’Orsa Jj4, accogliendo il ricorso della Lega Anti Vivisezione (Lav Italia) e mettendo fine (almeno per il momento) alle feroci polemiche dei giorni scorsi; scaturite in seguito all’uccisione del giovane runner trentino Andrea Papi.

Andrea Papi, il runner trentino ucciso dall'Orsa Ji4Come al solito l’opinione pubblica si è divisa a favore dell’abbattimento dell’orso e contro. Un classico delle vicende legate al mondo degli animali, dove vede, sempre più, il genere umano diviso tra chi vorrebbe maggiore spazio per gli animali e chi ne reclama in conto ad essi.

In realtà, come al solito, la verità sta nel mezzo e si chiama valutazione, controllo, e gestione. In tanti oggi tuonano contro gli animali cosiddetti aggressivi – Orsi, Lupi, Volpi e tanti altri – considerati potenzialmente pericolosi per l’uomo.

Habitat sempre più ristretti

La realtà è che il genere umano sta invadendo il loro habitat, e se prima i boschi delle Alpi erano scarsamente popolati e lasciati a Madre Natura oggi le case arrivano fin dentro le zone più recesse e l’invasione di festanti e rumorosi turisti è considerata una vera e propria consuetudine.

Il nostro paese, nonostante gli intenti e le leggi, ha sempre un trascurato i rapporti tra l’umano e gli animali, limitandosi ad amministrare quella che è una vera e propria punta di un iceberg che viene a galla solo quando ci «scappa il morto».

Parliamoci chiaro, non siamo certo campioni di inclusivismo con gli animali. Le cifre parlano chiaro. In Italia ci sono circa 120mila cani randagi, di cui ben 90mila nel Meridione.

La pesca ai ricci di mare, viene praticata, nonostante il divieto, le Volpi vengono cacciate, i cinghiali assediano le città, per non parlare dei continui mugugni contro i Lupi, che fino a qualche decennio fa erano in via d’estinzione.

Il controllo del territorio che manca

Questa è la realtà. Occorre risolvere il problema a livello politico, non con un becero animalismo ma con la consapevolezza della convivenza comune tra essere umano e mondo animale, creando strutture di controllo demandate al monitoraggio costante attraverso l’uso di nuove tecnologie, vedi droni, ma anche con l’ausilio di associazioni demandate al controllo locale del territorio.

La tragedia dei boschi trentini è avvenuta, soprattutto, perché è mancata una verifica continua delle specie incriminata, ma soprattutto perché non si è preso in considerazione il problema della presenza umana a ridosso dell’habitat naturale dei plantigradi.

Qualcosa va cambiato o il rischio di uno scontro diretto tra genere umano e animali sarà sempre più probabile. Di certo si può prendere esempio da altri paesi, dove la presenza della Fauna nelle foreste è presente e costante.

Vedi il Canada, gli Stati Uniti la Germania e tante altre nazioni che hanno, comunque, affrontato la questione in maniera intelligente e senza alterarne gli equilibri. Occorre una sana e consapevole riflessione affinché tragedie come la morte del ragazzo trentino non si ripetano più, senza rischiare di far finire nel libro dei ricordi la maestosità degli animali della foresta.

Massimiliano Burri

 

 

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