L’Italia complice del piano genocidario messo in atto da Israele contro il popolo palestinese? È quanto sostengono i Giuristi e Avvocati per la Palestina che ha annunciato una «denuncia» ai sensi dell’art. 15 dello Statuto di Roma.
L’obiettivo è portare all’attenzione della Corte Penale internazionale (Cpi) e della Corte Internazionale di Giustizia, le condotte del Governo italiano (Meloni, Crosetto, Tajani), nonché della sua partecipata Leonardo spa (Ad Roberto Cingolani) relative all’autorizzazione a forniture militari e cooperazione con Israele, ignorando le normative nazionali e internazionali e pertanto contribuendo, direttamente o indirettamente, al piano genocidario oggetto di indagine e giudizio.
Le finalità della denuncia
L’atto contro l’Italia, che ha registrato quasi 40mila adesioni, è molto dettagliato. Descrive una situazione di sterminio sistematico e pianificato della popolazione palestinese a Gaza, attraverso bombardamenti indiscriminati, blocco degli aiuti, distruzione indiscriminata delle infrastrutture civili, fame come strumento di guerra, privazione dei servizi sanitari essenziali, violando a più riprese la Convenzione Onu sul genocidio.
L’intento genocidario sarebbe evidente persino dalle dichiarazioni pubbliche di esponenti apicali del governo israeliano responsabile della campagna militare su larga scala a Gaza.
La denuncia documenta diverse forme di supporto italiano a Israele, come la fornitura di armi leggere da Beretta, usate dai coloni in Cisgiordania. le esportazioni di armamenti per un valore di 4,3 milioni di euro dopo il 7 ottobre 2023, confermate dal governo italiano., il supporto tecnico dalla società Leonardo per i velivoli M-346, utilizzati nei bombardamenti, l’utilizzo di basi militari italiane (Sigonella, Ancona, Bari, Brindisi, Ciampino, Napoli) per voli militari e di intelligence a favore di Israele e la partecipazione al ponte aereo che ha permesso oltre 6.000 voli in un anno, di cui 1.900 direttamente legati alla fornitura di attrezzature militari.
La denuncia conclude che queste azioni configurano una complicità consapevole e attiva nel genocidio e nei crimini contro l’umanità, e non vale l’immunità a rendere indenni, rispetto a tali accuse.
La posizione italiana
Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha già criticato duramente l’iniziativa, anche se il passaggio sulla maggiore complicità di altri governi non è esattamente una difesa delle proprie condotte.
Ci sono infatti stati degli atti clamorosi che non hanno ricevuto alcuna reazione politica, come un recente voto della Knesset ha sancito l’annessione della Giudea e Samaria (la Cisgiordania biblica), senza che seguisse alcuna sanzione da parte dell’Italia, mentre da Brescia non si sarebbe mai interrotta la vendita di armi leggere, presumibilmente destinate ai coloni in Cisgiordania, come conferma l’Osservatorio permanente sulle armi leggere (Opal).
Il mancato riconoscimento dello Stato Palestinese in sede ONU, unico tra gli Stati fondatori della Comunità Europea, anche se è in Parlamento sarebbe stato annunciato un riconoscimento condizionato, può poi aver contribuito a consolidare lo stato di minorità della popolazione palestinese.
Oltre a ciò, lo stesso Ministro in un comunicato del suo ministero del 29 luglio riportava che «L’Italia conferma la richiesta di riaprire immediatamente i valichi di Gaza per l’ingresso di aiuti umanitari».
Ciò presuppone una consapevolezza della gravità delle condizioni della popolazione e, quindi, implicitamente l’illegittimità di un blocco navale che esercita una punizione collettiva sui civili.
Le connessioni politiche ed economiche
Dall’interrogazione di Alleanza Verdi e Sinistra e dalle dichiarazioni di Leonardo spa, si conferma che le licenze rilasciate dall’Unità per le autorizzazioni dei materiali d’armamento (Uama) prima del 7 ottobre 2023 non sono mai state sospese o revocate dall’esecutivo, mentre non vale la legge che regola le esportazioni di armi per DRS Leonardo e Beretta Usa che sono aziende di diritto statunitense.
Nello specifico la prima ha la sua sede operativa principale ad Arlington (Virginia) a un km e mezzo dal Pentagono. È controllata dalla Leonardo che ha una partecipazione dello Stato italiano. Dato che gli Usa sono stati parte attiva delle guerre di Israele fornendo un volume di finanziamenti, armi e supporto mai visto, la questione di fa anche più difficile.
Lo Stato italiano, non è infatti soggetto solo alla legge 185/90 sull’export, ma si devono valutare le convenzioni internazionali di cui fa parte.
Inoltre, se il Governo rivendica di aver interrotto le nuove licenze al 7 ottobre 2023, vuol dire che riteneva ci fossero le condizioni che Israele compisse un assedio alla popolazione di Gaza e bombardamenti indiscriminati, proprio i criteri che permettevano sanzioni e imponevano la recessione degli accordi precedenti.
Anche secondo i principi contrattualistici, infatti, tali accordi potevano essere dichiarati nulli.
Inoltre ci sarebbe da valutare il volume di commercio, ossia anche l’utilizzo della tecnologia israeliana da parte dell’Italia che ha concluso commesse importanti con aziende strategiche.
Ad esempio, si potrebbe approfondire le connessioni con l’azienda Paragon che spiava il direttore di Fanpage, testata per cui lavora un giornalista che ha coperto la missione della Flotilla, e di cui sono emersi ulteriori retroscena proprio recentemente.
A livello Ue, poi, ci sarebbe tutta la tecnologia da ricognizione usata da Frontex, che ha impedito il suo utilizzo in favore della Flotilla.
Vista l’aperta violazione degli standard che lo stesso governo si è voluto dare, ad esempio, contro la Russia, è giusto che ci sia un approfondimento a riguardo.
Anche se non dovesse concretizzarsi in un addebito giuridico, ipotesi che sembra francamente remota, si delineerà una responsabilità morale e politica che non potrà che fare bene in futuro ai decisori, e soprattutto si farà luce su un groviglio di interessi e ricatti anche economici, che impedisce di agire concretamente e sul piano internazionale.
Nonostante la fine delle ostilità non cancelli le responsabilità, per le dinamiche coinvolte e il prezzo pagato da tutti i civili, conviene comunque sperare che l’accordo Trump, possibile anche grazie alle pressioni umanitarie, si concretizzi.
Infatti se a rilevare è l’intenzione genocida, la conclusione di un accordo potrebbe attenuarne l’evidenza.
Non a caso, a opporsi al piano sono i Ministri Ben Gvir e Smotrich.
Armando Mantuano
