L’ADOLESCENZA AI TEMPI DEI SOCIAL

Devianza giovanile,
un dato in crescita

Il 7 febbraio 2025 si è celebrata la Giornata nazionale contro Bullismo e Cyberbullismo

 

Il 7 febbraio 2025 si è celebrata la Giornata nazionale contro Bullismo e Cyberbullismo, avviata nel 2017 su indicazioni del Miur, nell’ambito del Piano nazionale per la prevenzione del bullismo e del cyberbullismo a scuola.

In aumento i casi di bullismo nella generazione dei 'maranza'In tutta Italia si sono svolte diverse manifestazioni ed una in particolare ha attirato l’attenzione: un flash mob organizzato dagli studenti di un Liceo Scientifico di Bracciano dove insegna Teresa Manes, madre di Andrea Spezzacatena, noto come il «ragazzo dai pantaloni rosa», già vittima di bullismo.

I ragazzi, uniti in un ballo simbolico, hanno manifestato contro ogni forma di bullismo, esibendosi davanti a Montecitorio indossando pantaloni rosa. L’evento è stato accompagnato dalla proiezione di un film sulla vicenda alla Camera dei Deputati.

Il bullismo come tema ricorrente

Come accade spesso, il tema del bullismo torna ciclicamente al centro del dibattito, sollevando interrogativi e riflessioni proprio perché rappresenta una sfida sociale di grande rilevanza.

Negli anni ’70, lo psicologo svedese Dan Olweus fu il primo a introdurre il termine inglese «bullying» per descrivere le prepotenze tra pari. Le sue ricerche pionieristiche sulla violenza scolastica portarono allo sviluppo di un programma antibullismo, successivamente adottato in molte scuole dei paesi nordici.

Da un punto di vista psicologico, bullismo e cyberbullismo rappresentano infatti degli atti di prevaricazione, nei confronti di una persona ritenuta più debole sotto diversi punti di vista, in modo particolare quello fisico e psicologico.

Il fenomeno del bullismo si manifesta prevalentemente all’interno del gruppo dei pari, ovvero tra coetanei, poiché questa fase della crescita è caratterizzata da frequenti interazioni e occasioni di contatto, in modo particolare nella fase dell’adolescenza.

Andare alla radice del problema

L'adolescenza un'età delicataLe cause del fenomeno sono molteplici e possono essere ricondotte a diversi fattori individuali e dinamiche sociali. Tra essi il carattere del bambino, i modelli educativi familiari, gli stereotipi promossi dai media, nonché l’approccio educativo di genitori e scuole, spesso poco attente alle relazioni tra gli studenti. A ciò si aggiungono variabili legate sia all’ambito scolastico che al contesto sociale in cui il giovane cresce.

Gli stili educativi dei genitori rivestono un ruolo cruciale tra le possibili cause e si manifestano sia in ambienti troppo rigidi quanto troppo permissivi.

Se, ad esempio, le punizioni fisiche sono adottate come unica modalità educativa, il bambino potrebbe interiorizzare la violenza come mezzo per imporre l’autorità. Al contrario, se viene concessa troppa libertà, senza stabilire limiti chiari, il giovane potrebbe sviluppare comportamenti arroganti e prepotenti, ignorando il rispetto per gli altri.

Il rischio devianza negli adolescenti

Tale fenomeno viene categorizzato all’interno di una classe di definizione più ampia che prende il nome di devianza.

Oggi è difficile concepire l’adolescenza come una semplice fase di transizione. Sebbene sia caratterizzata da inquietudini, emozioni amplificate e dinamiche tipiche dei «teen drama», essa rappresenta comunque un processo evolutivo naturale.

Oggi l’adolescenza, non per tutti sia chiaro, ha tutto un altro sapore. Adolescenza e devianza, due termini distinti, ma che negli ultimi tempi sembrano essere dicotomici, due volti di una stessa medaglia che descrivono un quadro di incertezza ed instabilità profondamente radicata.

L’analisi di questi due delicati temi, infatti, presuppone un punto di vista che deve necessariamente tener conto di aspetti diversi, intersecati tra loro, che contribuiscono ad una più chiara definizione degli stessi.

L’adolescenza è per antonomasia la fase del cambiamento: evoluzioni e rivoluzioni di carattere fisico, interne ed esterne, psicologico, ma anche sociale. Turbamento ed instabilità risultano essere, nella loro paradossale definizione, l’unico elemento in realtà certo.

La devianza è, come tra l’altro facilmente comprensibile dallo stesso termine, un comportamento che prende un altro corso da quello che socialmente viene riconosciuto come percorso «standard».

Ma perché sentiamo spesso parlare di un connubio tra devianza e adolescenza?

Considerata però, l’elevata instabilità di cui la stessa società si fa «portatrice» (e non nell’accezione positiva del termine), appare estremamente chiaro come questa stessa interazione, tipica di ogni fase di vita, avvenga in maniera poco ordinaria.

Vita complessa, relazioni distanti e basate spesso sul possesso materiale piuttosto che su qualità interne, ricerca spasmodica del consenso, famiglie distanti o al contempo soffocanti, rappresentano il mix perfetto che in molti casi può dar vita a fenomeni di devianza giovanile.

Devianza non è però sinonimo di reato: molto spesso vengono confusi questi due termini, creando un’erronea sovrapposizione degli stessi.

L’esplosione dei «maranza»

La devianza giovanile, il bullismo più nello specifico, non conosce classe socialeIl dato che oggi preoccupa maggiormente, è senza ombra di dubbio l’aumento di violenza tra i giovani, intesa come «metodo relazionale» adottato dai più, singoli o gruppi.

I dati lo confermano: il report dal titolo Le traiettorie della devianza giovanile, realizzato dal centro di ricerca Transcrime dell’Università Cattolica di Milano in collaborazione con il dipartimento per la Giustizia minorile, ha confrontato i dati relativi al biennio 2015-2016 con quelli del 2022-2023, prendendo in esame un campione di 100 ragazzi presi in carico dai Servizi sociali per i minorenni (Ussm) di Milano, ha portato alla luce un’importante questione: pur non essendo aumentato il numero di reati, è aumentata la potenza e la violenza di cui questi atti devianti sono composti.

Questo trend, riflette in maniera significativa il cambiamento della società ed al tempo stesso delle trasgressioni giovanili, fermo restando che non rappresenta un dato totalizzante ed applicato dunque al 100% dei casi, ma in ogni caso da attenzionare.

La devianza giovanile, il bullismo più nello specifico, non conosce classe sociale: non è infatti un fenomeno tipicamente ascritto all’interno di contesti di povertà o disagio culturale.

Riconoscere i segnali

Oltre certamente a situazioni di abbandono, fragilità emotiva, caregivers distanti o assenti, abusi o violenze, i campanelli d’allarme da attenzionare sono molti, e facendo una stima i due segnali ai quali si presta poca attenzione negli ultimi tempi sono:

Ottimismo irrealistico, sensazione di invulnerabilità e ricerca di una vita «facile».

Queste due categorie, possono in effetti portare ad una sovrastima delle azioni, pensando ad un’onnipotenza esasperata, la quale non consente di immaginare le possibili conseguenze delle proprie azioni, così come al costante bisogno di emulare personaggi che ostentano sui canali social vite irreali, guadagni semplici e trasgressioni di vario genere.

Promuovere certezze nei giovani

Per contrastare il fenomeno del bullismo e della devianza giovanile, può rivelarsi necessario un intervento che coinvolga adulti e giovani in un percorso di maggiore consapevolezza e responsabilizzazione. Il ruolo degli adulti è fondamentale, non solo attraverso programmi di educazione alla genitorialità, ma anche nella creazione di contesti educativi che favoriscano modelli di riferimento positivi e relazioni basate sull’ascolto e sull’empatia.

Allo stesso tempo, è essenziale offrire ai ragazzi strumenti adeguati per sviluppare una visione più realistica del presente e del futuro, contrastando l’illusione di onnipotenza, così come il fascino di modelli distorti diffusi sui social.

Instillare certezze, promuovere esempi positivi e aiutare i giovani a comprendere sé stessi e gli altri sviluppando una necessaria dose di empatia, ma anche strumenti di comprensione della realtà concreta, sono passi fondamentali per avviare un’inversione di marcia.

Solo attraverso un’educazione basata sulla consapevolezza e sul senso critico sarà possibile arginare le derive del bullismo e costruire una società più equa e responsabile.

Alessia Giannatempo *psicologa

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