PIERLUIGI FELLI

Robert Brasillach,
il poeta ucciso due volte

Parigi, 19 gennaio 1945: Robert Brasillach al banco degli imputati nell’unica udienza del suo processo farsa. Condannato a morte sarà fucilato il 6 febbraio.

 

di Adriano Minardi Ruspi

 

Le due morti di Robert Brasillach di Pierluigi Felli non è un romanzo storico in senso stretto: pur ispirato dal contesto reale del processo e della condanna a morte dello scrittore, giornalista, poeta e critico cinematografico francese, si concentra su una trama attuale e sulle interpretazioni personali dell’autore, andando oltre la semplice ricostruzione storica.

Lo scrittore, giornalista e poeta Robert Brasillach (31 marzo 1909 - 6 febbraio 1945)È però sicuramente un romanzo politico perché costruito su una tesi oggettivamente politica, netta e precisa, e cioè che lo scrittore francese sia stato ucciso due volte: la prima, come ovvio, nel momento in cui venne fucilato nel febbraio del 1945, dopo un processo che non esitiamo a definire come una tragica farsa, in cui la sentenza di condanna a morte era già scritta ancor prima di cominciare.

Alla prima morte naturale segue la seconda, centrale nel libro, che consiste nella scomparsa dalla coscienza collettiva, dalla memoria storica e letteraria non solo francese, ma dell’intero contesto europeo, di uno scrittore e poeta riconosciuto tra le figure rilevanti del primo Novecento europeo, insieme ad autori del calibro di Louis-Ferdinand Celine, Jean-Paul Sartre ed Ezra Pound.

Romanzo politico che, seguendo la tecnica narrativa del genere, racconta la vicenda di due avvocati di Dunkerque che tentano, su richiesta di un parente di Brasillach, di avviare un processo per riabilitare lo scrittore ed eliminare la damnatio memoriae che ne aveva cancellato quasi completamente le opere dal panorama editoriale europeo.

La narrazione si articola attorno alla dinamica tra i due legali, la cui differenza di carattere porta talvolta a momenti dal tono leggermente ironico. Il racconto si sviluppa su due distinte direttrici affidate ciascuna ai due avvocati.

La prima consiste nella ricostruzione della figura di Brasillach in una prospettiva principalmente letteraria, adottando un approccio quasi biografico. La seconda, invece, è focalizzata sugli aspetti tecnici e giuridici del processo.

Ciascun avvocato gestisce autonomamente uno dei due ambiti, che poi dovrebbero convergere nella redazione del ricorso iniziale; all’interno della struttura narrativa, entrambi gli aspetti sono presentati in modo sintetico ma efficace.

Il rigore morale di Brasillach

La narrazione evidenzia la figura dello scrittore sotto il profilo del rigore morale e dell’etica comportamentale. Robert Brasillach, come numerosi altri autori europei — non solo francesi — mostrò interesse verso il fascismo e il nazionalsocialismo.

La sua attività di collaborazione, seppur critica, con l’ambiente legato al regime di Vichy rappresenta una dinamica che ha coinvolto molte delle più vivaci intelligenze francesi dell’epoca, tra cui Pierre Drieu la Rochelle, senza escludere figure come Céline, Lucien Rebatet e altri autori influenzati o ispirati dal contesto fascista.

Quel contesto, ben noto a molti già prima della guerra grazie alle grandi manifestazioni di massa soprattutto nazionalsocialiste, rappresentava la vetrina di un sistema rivoluzionario caratterizzato dall’ascesa al potere di nuove generazioni e da una forte spinta innovativa nei confronti della tradizione europea. Il fenomeno dell’attrazione esercitata dai totalitarismi europei non fu, peraltro, esclusivo del fascismo: una parte del mondo intellettuale europeo sviluppò interesse anche verso la Russia Sovietica, considerata un ulteriore modello alternativo alla società borghese e capitalista.

Rimase sempre saldo, tuttavia, il senso di appartenenza dello scrittore al contesto nazionale francese, con l’obiettivo primario di promuovere e favorire condizioni che garantissero quantomeno una convivenza pacifica, seppur obbligata, tra la popolazione francese e le forze occupanti tedesche, ad esempio agevolando il rimpatrio dei militari francesi prigionieri dopo la campagna del 1939/1940.

Nonostante ciò, persistettero sempre in lui motivazioni profonde di adesione all’Asse e la convinzione che solo la vittoria di quest’alleanza potesse porre le basi per la costruzione di una nuova Europa.

Un pensiero forte e autonomo

Un ruolo di natura intellettuale esercitato in maniera estremamente forte ma anche autonoma, arrivando addirittura a interrompere la collaborazione con il Je suit partout, uno dei fogli più importanti del mondo collaborazionista, prendendo le distanze dagli eccessi estremisti di quel mondo e dall’evolversi sempre più radicale del conflitto, soprattutto interno.

Una posizione intellettuale, la sua, sempre sostanzialmente autonoma ma esposta pubblicamente che, quindi, non poteva che portare all’incriminazione ed al processo nel momento in cui cambiarono, con la sconfitta tedesca, le condizioni storiche.

Resta da sottolineare in quella fase il carattere dello scrittore fortemente improntato al rigore etico morale e di fedeltà alle ragioni ispiratrici della sua azione.

Robert Brasillach, al momento della liberazione di Parigi da parte delle forze anglo-americane, scelse di non lasciare la città pur avendone la possibilità. Si consegnò spontaneamente alle autorità solo successivamente alla detenzione dell’anziana madre.

Questo evento lo rese una figura centrale nel dibattito intellettuale sulla collaborazione, assumendo un ruolo simbolico tra gli esponenti della collaborazione stessa e diventando oggetto della volontà di vendetta dei nuovi vincitori.

Detenzione attiva in attesa del processo farsa

Robert Brasillach, I Poemi di FesnesLa sua fu una prigionia profondamente proficua e attiva dal punto di vista della produzione intellettuale. In quel periodo Brasillach ci ha lasciato alcune tra le sue opere più significative come il saggio su Andrea Chénier, nella cui figura di vinto condannato e ucciso l’animo dell’autore non poteva che riconoscersi, ma anche i Poemi di Fresnes — una raccolta di poesie che prende il nome dal luogo dove venne incarcerato — vero e proprio diario spirituale e poetico della prigionia scritto come una sorta di pacato dialogo con una morte che sentiva imminente.

Una condotta processuale esemplare dal punto di vista del rigore etico con assunzione piena di una responsabilità esclusivamente intellettuale per avere comunque «flirtato» col nemico tedesco nella convinzione che quello fosse l’unico possibile destino per la Francia nell’Europa del ventesimo secolo.

Una posizione di carattere intellettuale che non portò mai all’emarginazione, alla caccia o, peggio ancora, alla delazione nei confronti di coloro che si riconoscevano vicini alla resistenza impersonata dal generale de Gaulle e che gli valse sempre, peraltro, il rispetto di larga parte dei suoi nemici nel mondo intellettuale, pur nella diversità delle posizioni e degli atteggiamenti.

Il libro evidenzia il rigore intellettuale e personale mantenuto durante il processo, della durata di soli sei giorni, sottolineando le caratteristiche procedurali e la natura del tribunale incaricato di emettere il verdetto.

La sentenza già scritta

Pierre Drieu La Rochelle, Robert Brasillach e Abel Bonnard, nel 1941 a Parigi durante durante l'occupazione tedescaDal pubblico ministero ai giudici popolari chiamati a esprimere la sentenza finale, tutti i partecipanti erano collegati agli ambienti della resistenza e fin troppo emotivamente coinvolti, anche alla luce della notorietà di Brasillach.

Esemplare il comportamento mantenuto dallo scrittore anche di fronte al plotone di esecuzione, così come la querelle sulla domanda di grazia sottoscritta dall’autore e successivamente respinta da De Gaulle, nonostante fosse sostenuta dalla firma di numerosi altri autori.

Fecero eccezione solo coloro che, pur avendo conosciuto e spesso stimato lo scrittore, si distinguevano per una posizione ideologica radicalmente antagonista; alcuni di essi, tra l’altro, avevano avuto a loro volta rapporti quantomeno discutibili con l’occupante tedesco. Tra i più attivi nel richiedere l’esecuzione figurarono, tra gli altri, lo stesso Sartre e Simone de Beauvoir.

Il romanzo è costruito seguendo un doppio percorso: da un lato la ricostruzione biografico-letteraria della figura di Brasillach, dall’altro l’aspetto processuale. La parte finale si concentra sul tentativo dei due avvocati di riprendere la pubblicazione delle opere di Brasillach, con l’obiettivo di superare la demonizzazione dell’autore, ancora oggi poco conosciuto e apprezzato.

Non spoileriamo ovviamente il finale, significativo da questo punto di vista perché ribadisce non soltanto il pensiero dell’autore ma anche la convinzione comune di chi si accosta alle opere di Brasillach.

Un simbolo da eliminare

È difficile comprendere e giustificare che un intellettuale, un uomo di pensiero, che aveva espresso le proprie convinzioni in modo indipendente e autonomo, senza essere coinvolto in atti criminali come il favoreggiamento nell’eliminazione degli avversari politici, sia stato condannato esclusivamente per motivi ideologici, ovvero per essersi trovato dalla parte soccombente della storia.

Osserviamo peraltro che, a differenza del caso in esame, altri scrittori vicini al regime di Vichy e alla collaborazione, come Céline e Lucien Rebatet, furono successivamente amnistiati dopo aver scontato periodi relativamente brevi di detenzione.

La richiesta di grazia fu respinta dal generale de Gaulle probabilmente perché Brasillach, per la sua giovane età, l’autonomia delle sue idee e la sua attitudine ironica nei confronti delle questioni cruciali del suo tempo, rischiava di diventare un simbolo particolarmente scomodo per la Francia del dopoguerra.

Doveva morire perché rappresentava troppo e di questa doppia morte, soprattutto di quella intellettuale e della perdurante damnatio memorie è responsabile, comunque, tutta la cultura europea del dopoguerra. Una colpa collettiva a cui oggi si potrebbe e si dovrebbe cercare di porre rimedio.

Il romanzo di Pierluigi Felli assume un valore importante anche per questa ragione, perché ricorda la necessità che le opere letterarie e il grande pensiero critico maturato nella Francia e nell’Europa del 900 non vada mai perduto, indipendentemente dalle scelte individuali.

Adriano Minardi Ruspi

 

 

 

 

 

Pierluigi Felli
Le due morti di Robert Brasillach
Luglio 2025, pp.138

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