GABRIELE GUERRA

Ernst Jünger,
una biografia letteraria e politica

Gabriele Guerra, Ernst Jünger. Una biografia letteraria e politica, edito da Carocci. Nella foto lo scrittore nel suo studio durante gli anni Cinquanta

 

Ernst Jünger, Carl Schmit, Martin Heidegger sono stati tre grandi protagonisti della letteratura, del diritto e della filosofia tedesca del Novecento. L’essere stati parte della temperie culturale, politica e spirituale che ebbe il suo punto di caduta nella conquista del potere da parte del partito nazionalsocialista ha fatto sì che dopo la tragedia della Seconda guerra mondiale prevalesse il disinteresse e la sottovalutazione per le loro opere, sovente accompagnata da una malcelata ostilità.

Ernst Jünger, nato il 29 marzo 1895 a Heidelberg e morto a Riedlingen il 17 febbraio 1998Con il passare degli anni l’ostracismo è andato scemando in Germania come nel resto d’Europa. In Italia le opere già pubblicate sono state ristampate, e progressivamente è stata tradotta la gran parte della vasta produzione letteraria dei tre longevi autori.

Sull’opera di Ernst Jünger, così come di Schmitt e Heidegger, sono arrivati approfondimenti critici più sistematici e attenti, trasformando l’autore in «classico» della letteratura tedesca ed europea del XX secolo.

Mancava nel nostro paese una biografia letteraria e politica che ripercorresse per intero le varie fasi della centenaria vita dello scrittore. Una lacuna coperta ora dal saggio di Gabriele Guerra, Ernst Jünger, edito da Carocci.

Il docente di letteratura tedesca all’Università «La Sapienza» di Roma, Gabriele Guerra analizza il percorso del combattente decorato e diarista della Grande Guerra (1895-1920), del militante nazionalrivoluzionario durante la Repubblica di Weimar (1921-1929), del letterato-politico (1929-1933), del testimone dalle Scogliere di marmo (1933-1945), dell’anarca del Trattato del ribelle (1946-1964), fino all’ultimo Jünger «filosofo olimpico» (1964-1998).

Un lavoro che mette a frutto l’interesse ventennale per l’autore nato il 29 marzo 1895 a Heidelberg e morto a Riedlingen il 17 febbraio 1998, partendo dalle opere jungeriane — compreso il non secondario raffronto con le successive riedizioni delle stesse fino alla pubblicazione delle Opere complete per l’editore Klett-Cotta del 1978 — e dall’esame dei contributi critici più recenti. La ricca bibliografia e le note al testo forniscono al lettore interessato al fenomeno culturale e politico della Rivoluzione Conservatrice degli utili spunti di riflessione e approfondimento.

Nelle tempeste d’acciaio

Ernst Jünger in divisa nel primo dopoguerraRiassumendo sinteticamente il percorso della prima parte della vita di Ernst Jünger possiamo dire che la spinta antiborghese comune alla gioventù tedesca insofferente al clima della società guglielmina portò un’intera generazione (inquadrata nella Jugendbewegung e nei Wandervogel) ad arruolarsi volontaria nel primo conflitto mondiale. Se uno scrittore come Walter Flex, nel suo Il viandante fra i due mondi descrive l’approccio romantico dei giovani volontari, Jünger nei suoi diari bellici indaga l’atteggiamento interiore dell’uomo che si trova immerso Nelle Tempeste d’acciaio, come recita il titolo dello scritto che gli diede subito grande fama.

Un uomo che resta interiormente saldo nelle circostanze eccezionali nelle quali si trova immerso, che è in grado di descrivere gli eventi con uno sguardo «oggettivo», che conserva un aristocratico distacco e al tempo stesso sviluppa un forte legame con i suoi commilitoni, che in determinate circostanze vive momenti di «straordinaria» esperienza interiore.

Nel primo dopoguerra Jünger è parte del composito fenomeno della Rivoluzione Conservatrice. Tra i suoi punti di riferimento culturale ci sono sicuramente Nietzsche e Spengler, c’è affinità con il poeta Stefan George e il suo circolo politico letterario, c’è collaborazione con il fratello Friedrich Georg e amicizia con il nazional-bolscevico Ernst Niekisch.

La Rivoluzione Conservatrice

Ernst Jünger a Parigi durante la Seconda guerra mondiale mentre conversa con Carl SchmittL’ambizione è di trasformare i reduci dal fronte in «soldati politici» che sappiamo coniugare volontà di decisione e messa-in-forma della comunità nazionale con l’obiettivo di dare corpo ad un nuovo tipo tedesco.

Lo scritto che rappresenta il culmine della prestazione intellettuale e ideologica dello Jünger nazionalrivoluzionario è il saggio L’operaio. Dominio e forma del 1932.

La varietà nei soggetti in gioco e il ruolo crescente del movimento nazionalsocialista, nonché il peso della sua componente letteraria portano presto l’autore ad abbandonare l’attivismo politico e a privilegiare la ricerca interiore, seguito da un ristretto circolo di sodali.

Gabriele Guerra nel saggio riporta i brani di due contemporanei che ben descrivono la posizione dello scrittore. Il primo è di Ernst von Salomon, militante dei Corpi Franchi, che nel suo testo I Proscritti scrive: «I libri di Ernst Jünger mi sconcertarono grandemente, e se dapprima fui irritato, poiché da lui attendevo ostinatamente idee politiche, secondo le quali potessi agire, oppure che conferissero un senso politico alla mia azione, ben presto, tuttavia, dovetti riconoscere che pretendevo qualcosa al di fuori della missione di Jünger, specie dove egli, nell’ambizione di penetrare entro strati sempre più profondi della vita primordiale, faceva crollare tutta la miniera filosofica del nazionalismo».

La seconda è contenuta nei Diari di Joseph Goebbels. La probabile gelosia per fama letteraria dell’autore non inficiano il giudizio del futuro ministro della propaganda del Terzo Reich: «Peccato per Jünger, di cui ho letto Nelle tempeste d’acciaio. Che sono veramente grandi ed eroiche, perché dietro di esse si cela una sanguigna esperienza vissuta. Ora invece si sta isolando dalla vita, e ciò che scrive diventa inchiostro».

Il realismo «magico»

Ernst Junger nel suo studio (1950 circa)

Dopo che la catastrofe della Seconda guerra mondiale si è consumata, l’attitudine scrittoria e intellettuale di Jünger si completa con un realismo «magico» che prende definitivamente il posto del realismo «eroico». Con il passaggio radicale «da una comunità militante, confortata e fondata sull’esperienza del fronte e sulla sua riarticolazione conflittuale negli anni weimeriani, a una sorta di ascetismo esoterico».

Sono anni difficili per tutti i tedeschi, con il paese distrutto e occupato, e per le personalità di rilievo si aggiunge la necessità di difendersi dal tentativo di criminalizzazione portato avanti dalle potenze vincitrici del conflitto mondiale.

Jünger, così come Heidegger e Schmitt, soffre le limitazioni imposte dagli alleati che gli impediscono di pubblicare, con un divieto che durerà fino al 1954. Tutti e tre prendono la residenza in piccoli centri. Scelgono di vivere lontani dalla ribalta delle aree metropolitane e restano in contatto fra di loro. Ma, sottolinea Guerra, non rinunciano a esercitare la loro influenza in chiave elitario-esoterica.

In un suo diario del 1948, uscito postumo con il titolo Glossarium, Carl Schmitt scrive: «Siamo vinti, atterrati, quadripartiti, calpestati, ma non siamo annientati da alcun punto di vista essenziale, nemmeno da quello morale e giuridico. Ci hanno occupati, non conquistati. […] Chi in Oriente o in Occidente, potrebbe conquistarci?».

Le opere complete in 22 volumi

Ernst Jünger in posa per lo scultore Arno Breker intento a modellare il suo suo busto (1982 o1983)Negli anni Cinquanta Jünger su suggerimento del giurista legge Mircea Eliade. I due si incontrano e lo storico delle religioni rumeno gli fa conoscere l’opera del tradizionalista francese René Guénon. Insieme si impegneranno in un progetto editoriale, la rivista Antaios, che per ragioni economiche avrà vita breve.

L’autore del Trattato del ribelle continuerà per tutta la sua vita a scrivere e a pubblicare, proseguendo il suo ininterrotto percorso interiore. Le opere complete di Jünger riempiranno 22 volumi: i primi sei di resoconti diaristici, da Nelle tempeste d’acciaio ai diari della Seconda guerra mondiale, ai resoconti di viaggio. I successivi otto di saggi vari, fra i quali L’Operaio, Il cuore avventuroso, Il trattato del ribelle e Al muro del tempo.

Quattro volumi contengono le prove letterarie dello scrittore, tra i quali Heliópolis, Eumeswil e La fionda. Mentre altri quattro, usciti postumi, raccolgono i diari della vecchiaia e altri testi sparsi degli ultimi anni.

Gli omaggi a Jünger di Kohl e Mitterand

Nel 1984 in occasione del settantesimo anniversario dello scoppio della Prima guerra mondiale l’ottantanovenne Jünger, viene invitato a tenere un discorso a Verdum nell’ambito delle iniziative di riconciliazione fra Francia e Germania. Quello stesso anno nella sua tenuta di Wilflingen riceve la visita del cancelliere tedesco Helmut Kohl, mentre l’anno successivo viene a rendergli omaggio il presidente francese François Mitterand.

Jünger muore il 17 febbraio 1998, un mese prima del suo centotreesimo compleanno, avendo fatto in tempo nel 1986 ad assistere per la seconda volta al passaggio della Cometa di Halley e soprattutto nel 1989 alla caduta del Muro di Berlino e l’anno successivo alla riunificazione della Germania.

Vincenzo Fratta

 

 

Gabriele Guerra, Ernst Jünger, Carocci Editore

 

 

Gabriele Guerra
Ernst Jünger
Carocci, pp.290

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