I RISULTATI DELLE AMMINISTRATIVE

Una regione
sempre più verde

 

L’Umbria è sempre più il cuore verde d’Italia. Se infatti lo era, fino a qualche anno fa, solo per i bellissimi paesaggi verdeggianti, oggi, alla luce dei risultati delle amministrative di domenica, si tinge di un verde diverso: si completa, infatti, il percorso di rafforzamento della Lega di Salvini anche in questa regione dell’Italia centrale.

Una magra consolazione, la pallida tenuta del centrosinistra in alcune città come Corciano (eletto al primo turno Cristian Betti Pd) e Passignano sul Trasimeno (Sandro Pasquali è sindaco con una lista civica collegata alla sinistra). Il centrodestra, invece, si staglia in forte avanzata dopo il 4 marzo ma soprattutto ora, dopo il 10 giugno, assomiglia sempre più a un ‘monocolore’ leghista.

La novità più interessante, però, è rappresentata da quello che forse pochi si aspettavano: la spada di Alberto da Giussano ha sbaragliato il Movimento Cinque Stelle. Potrebbe essere il battage mediatico sugli sbarchi di migranti, la voce alzata con i partners europei da parte di Salvini, magari il parlare alla pancia di un popolo stanco, impoverito, spaventato e frustrato. O più semplicemente questo momento potrebbe segnare l’inizio del declino del consenso dei grillini verso un partito (pardon movimento), che al governo perde lo smalto e l’attrattiva naturali per un movimento di lotta e di protesta.

Questa in sintesi la situazione politica espressa dagli umbri dopo la tornata elettorale di domenica. Comunque clamoroso il risultato di Terni, città operaia, da sempre governata dalla sinistra e dove la sinistra è riuscita a farsi commissariare dopo lo scandaloso dissesto finanziario. Infatti l’avvocato leghista Leonardo Latini dovrà vedersela al ballottaggio col M5S di Thomas de Luca lasciando la sinistra completamente fuori dai giochi. Comunque l’ennesimo buon risultato della Lega con il 30% delle preferenze surclassa il Movimento Cinque stelle che si ferma al 24,5% e relega il Pd al 13%.

Il «caso Terni» è un problema per il Movimento, infatti è qui che è più radicato e dove invece riceve un risultato ben al di sotto delle aspettative.

Da quest’anno insomma, le due città principali dell’Umbria, il capoluogo di regione Perugia e Terni passano di mano. Vengono sfilate alla sinistra rappresentando un vero casus belli.

Ma, «mai vendere la pelle dell’orso prima di averlo catturato», come si usa dire nel greve linguaggio dei cacciatori, che in Umbria sono da sempre oggetto di attenzioni e di promesse elettorali rappresentando un bacino di voti ragguardevole.

Infatti il centrosinistra è pronto alla sfida a Spoleto con Camilla Laureti contro il centrodestra di De Augustinis, forse anche grazie al forfait dato dai Cinquestelle che non si sono nemmeno presentati, e a Umbertide con Paola Avorio contro il leghista Luca Carizia.

Nell’Alto Tevere, definito da sempre la «Piccola Russia», per i risultati bulgari alle elezioni nel corso di 70 anni di storia, il ballottaggio di Umbertide sarebbe stato, fino a cinque anni fa, impensabile. Comunque, anche se difficile, l’espugnazione di quella roccaforte, ora sembra almeno possibile.

Questo sembra confermato dalla situazione politica generale ma soprattutto sarebbe reso possibile dai dissidi interni e dalle lotte fratricide dei democratici che, a forza di veti incrociati, esclusioni e trombature, risultato di guerre intestine, hanno perso tutto quello che avevano in fatto di credibilità e di presentabilità.

Come si diceva il colore verde domina su tutti. Infatti, internamente al centro-destra la Lega ha fagocitato gli alleati di coalizione (Forza italia e Fratelli d’Italia). Tanto per intenderci qualche numero: Umbertide Lega 18,5 %, 1,8% Fdi e 1,4 % Fi, a Corciano Lega 16,8 % 5,8% Fdi e 4,7% Fi, a Spoleto Lega al 18,3%, Fi 5% e Fdi 3,2%. Un caso ancora più marcato per Terni: Lega 30 %, Fi 9% Fdi 6%.

Insomma una situazione profondamente diversa da quella alla quale eravamo abituati da anni, ora che l’ideologia è stata lasciata in secondo piano nel bene e nel male.

Un ruolo importante, di sicuro, lo hanno avuto le liste civiche con il loro ancoraggio ai territori ed ai loro problemi. Sicuramente ogni singola figura di candidato è stata decisiva, così come il progetto politico che è stato presentato in territori svantaggiati, dove la crisi ancora morde e sono tante le richieste di intervento per risanare un’economia ancora tutta da sbloccare e dove la sicurezza percepita è minore di quella reale.

L’affluenza in un inesorabile calo, quasi sette punti rispetto alle precedenti amministrative, conferma la sfiducia, la disaffezione, quasi la rassegnazione del popolo umbro. Intercettare quel 40% di voti non espressi è la sfida del futuro.

Chi vorrà vincere, o stravincere, dovrà tentare di riportare fiducia in quell’elettorato che sceglie il non voto. Restituire la speranza e quindi riportare la gente alle urne sarebbe importante anche per il clima urbano, per la pace sociale. Un popolo unito negli intenti, seppur con le inevitabili differenze, è più propositivo, produttivo, laborioso. La nostra economia aspetta questa boccata di fiducia.

Lino Rialti

 

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