PERUGIA

I dati e i limiti
del registro regionale dei tumori

La facoltà di Medicina e Chirurgia di Perugia che ha ospitato il convegno su fenomeno oncologico in Umbria

 

Tanti bei propositi, ma alla fine la sanità pubblica nazionale e di più quella umbra rivelano grosse problematiche. È quanto emerso dall’incontro tenutosi il 31 maggio presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Perugia sul tema «Il fenomeno oncologico in Umbria, Stato dell’arte a partire dai dati del Registro Tumori regionale».

Il professor Francesco Stracci, direttore del Registro Tumori UmbriaSe è vero che l’art. 32 della costituzione recita che «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti» è altrettanto vero che per attuarlo servono ingenti risorse.

Nel suo bilancio la Regione utilizza per la spesa sanitaria pubblica più dell’80% delle risorse, con un «buco» di circa 200 milioni di euro. Complice l’epidemia Covid, ma non solo.

In relazione al settore oncologico, la situazione risulta insostenibile, i malati vengono «presi in carico», ma poi non si riesce a seguirli adeguatamente.

Il contributo del volontariato

Le Associazioni, che danno volontariamente supporto, sono allo stremo. La gente è arrabbiata. Emerge la mancanza di personale e di professionalità.

In Umbria i pensionati, in ambito sanitario, non vengono rimpiazzati e si rileva un’anomala distribuzione di personale nei 17 plessi ospedalieri.

La sospensione del registro dei tumori, per circa due anni, è emblematica. La Rete oncologica ha perso la continuità del lavoro e il blocco del registro dei tumori ha influito negativamente.

Ora, nella nuova versione supportata dall’intelligenza artificiale, con limiti in termini economici e di privacy, potrà essere un valido supporto?

In conclusione, la prevenzione è quello che può salvarci, ma gli screening costano e, sembra, che la regione Umbria non possa permetterselo.

Qualcuno ha proposto un reset e una riprogrammazione del sistema sanitario attuando un modello funzionale che renda pieno il diritto alla salute.

Come farlo è tutta un’altra storia!

Ernesta Cambiotti

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