EMERGENZA MIGRANTI
Sindaci in rivolta:
basta con gli sbarchi

Gli sbarchi di migranti nei porti italiani continuano, ma la misura è ormai colma. Accanto alle popolazioni dei comuni dove i nuovi arrivi dovrebbero essere smistati, sono ora scesi in campo i sindaci.

A Castell’Umberto, comune del messinese, dove il sindaco Lionetto Civa è arrivato a lanciare un appello tra i cittadini per impedire non solo l’accesso dei migranti, ma anche l’arrivo in zona di un gruppo elettrogeno che avrebbe consentito l’abitabilità della struttura prescelta, da tempo in disuso. A San Salvo, in provincia di Chieti, i sindaci dell’area e i cittadini si sono concentrati di fronte a una struttura individuata dalla prefettura per l’accoglienza, assumendo lo stesso atteggiamento dei colleghi siciliani, che hanno indossato la fascia tricolore mentre «picchettavano» le strutture alberghiere. Non fa eccezione Pistoia, dove la protesta del sindaco Alessandro Tommasi e dei cittadini si è concentrata davanti alla Prefettura.

E’ allarme anche a Civitavecchia, dove il ministero dell’Interno avrebbe intenzione di costituire un hotspot provvisorio in un molo di uno dei principali porti turistici italiani. Una scelta che ha già sollevato la contrarietà del sindaco grillino Cozzolino, ma anche di quella dei leader politici del centrodestra. Tra i lavoratori del porto c’è chi ipotizza di ricorrere ai blocchi stradali sull’Aurelia, come ai tempi della grande protesta cittadina, 10 anni fa, contro i fumi della centrale Enel di Torrevaldaliga Nord.

Altri centri temporanei di prima accoglienza, dove svolgere le procedure di identificazione, potrebbero essere aperti in Calabria e a Salerno. Quelli già attivi sono Lampedusa, Pozzallo, Trapani e Taranto. Anche i sindaci che si trovano in prima linea, come quello di Corigliano Calabro, faticano sempre di più a celare il proprio malcontento di fronte a una situazione oramai ingestibile.

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