MATERA

Maltratta i bimbi all’asilo,
maestra sospesa

 

Fenomeno tristemente diffuso in tutta Italia, ennesimo caso di maltrattamenti sui bambini in asilo, dove i piccoli che andrebbero protetti, in realtà troppo frequentemente vengono offesi, minacciati e costretti a stare con la faccia verso il muro a colpi di percosse e schiaffi. Una maestra di 64 anni operativa e di ruolo in una scuola d’infanzia di Matera è accusata di maltrattamenti aggravati a danno di minorenni; la stessa è stata sospesa per 6 mesi dall’insegnamento.

Le forze dell’ordine hanno documentato, acquisendo le registrazioni delle telecamere di sicurezza nascoste all’interno della scuola, le violenze fisiche e verbali della donna nei confronti dei bambini indifesi che venivano offesi, minacciati, impauriti e costretti a stare con la faccia verso il muro e colpiti più volte, anche con «schiaffi a due mani».

I maltrattamenti sui bambini all’asilo sono una forma subdola della violenza psicologica, difficile da «dimostrare» perché «apparentemente non lascia segni», considerata come invisibile. Quotidianamente attraverso la cronaca, i tg, internet ed i social veniamo bersagliati con centinaia di episodi giornalieri di bambini picchiati, anche con eccessiva violenza, dalle persone a cui vengono affidati dai genitori: le maestre dell’asilo.

Va sempre guardata certamente l’altra faccia della luna e dunque per un’insegnante violenta ce ne sono altrettante corrette, amorevoli e professionali che adorano i piccoli; resta però il fatto che le ‘mele marce» in questione sono in grado di rovinare l’infanzia come lo sviluppo dei bambini, abusando della fiducia riposta in loro.

Come riconoscere allora i maltrattamenti all’asilo? Ci sono dei segnali sui quali occorre prestare molta attenzione. Alcuni più evidenti: lividi, percosse, schiaffi, qualche ferita e/o escoriazioni, segnali visibili di violenza fisica.

Altri sono da capire e saper cogliere ossia si tratta di quei segnali che i bambini si portano dentro delle ferite interne che vanno scoperte e non vanno confuse con i capricci o con un comportamento ostile passeggero. In questo modo si può arrivare a riconoscere i maltrattamenti all’asilo. Sarà poi il carattere del bambino ad esprimere a modo suo il disagio subito a scuola.

Alcuni bambini rifiutano in modo evidente l’asilo, altri si irrigidiscono e cambiano umore, altri attraverso il disegno manifestano il loro malessere, usando questo come unico modo per «buttare fuori» il loro stato d’animo. Se ci sono tali episodi di violenza questi segnali non vanno trascurati perché permetteranno di riconoscere tali fenomeni di maltrattamenti all’asilo.

Ci sono tanti altri comportamenti oltre agli schiaffi, le percosse ed i lividi che fanno ancor più male ai bambini si tratta di una vera e propria violenza psicologica, in grado di lasciare un segno profondo-indelebile, basti pensare ai casi in cui una maestra rinchiude un bambino in una stanza buia al buio per punizione, che lo insulta sistematicamente anziché aumentare lo sviluppo della sua autostima, che lo isola e lo obbliga con le buone o le cattive a mangiare tutto ciò che c’è nel piatto, anche quando non sta bene.

I segnali del disagio da maltrattamento. I segni visibili di tali maltrattamenti sono da ricercare osservando il comportamento del bambino. In conclusione i segnali psicologici del disagio, riscontrato dai bambini vittime di maltrattamenti sono:

  • Cambiamenti improvvisi d’umore e comportamento;
  • Eccessivo modo di reagire;
  • Difficoltà a relazionarsi con altri bambini;
  • Instabilità emotiva;
  • Auto-lesionismo;
  • Ricominciare a fare la pipì a letto;
  • Ritardo dello sviluppo psicomotorio;
  • Tendenza all’isolamento e passività a casa;
  • Mancanza di appetito, anche quando gli si danno i cibi preferiti;
  • Si mette a piangere senza un motivo:
  • Prova sensi di colpa ed ha reazioni «spropositate-isteriche» per un non nulla;
  • Soffre di disturbi del sonno ed ha gli incubi.

Cosa fare allora? Un confronto primario con le maestre e con gli altri genitori, una visita da uno specialista e, arrivato il caso, una segnalazione o denuncia alle forze dell’ordine.

Antonella Betti

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